27/03/2023, 12.56
LIBANO
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Beirut, la controversia sull’ora legale specchio di un Paese ‘in ritardo’ e diviso

di Fady Noun

Il premier Mikati, senza ufficializzare la decisione, ha disposto lo slittamento di un mese dello spostamento delle lancette. La vicenda è emersa grazie a un video diffuso in rete durante un colloquio col presidente della Camera. Confusione nelle istituzioni, aerei bloccati e comunità cristiana sul piede di guerra. L’ira del patriarca maronita. 

Beirut (AsiaNews) - “La conseguenza di questa decisione è di screditare ancor di più uno Stato già di per sé titubante”, il cui potere esecutivo è frenato dall’assenza di un capo dello Stato e un Parlamento diviso in due grandi campi opposti fra loro, che non sono riusciti a raggiungere un’intesa per eleggerlo. 

Il commento di un noto economista, Sami Nader, spesso interpellato dalle principali tv del Paese, ben riassume la polemica nata attorno alla decisione presa dal primo ministro Nagib Mikati di ritardare di un mese il passaggio del Libano all’ora legale. Un cambio che doveva avvenire ieri, come in tutte le nazioni che adottano il provvedimento. Di fronte al clamore confessionale e politico sollevato dalla decisione il Consiglio dei ministri, riunito d’urgenza, ha deciso di sospendere il provvedimento e di adottare - come da norma - l’ora legale. Anche perché vi è una disposizione internazionale alla quale il Libano deve attenersi e non può modificare senza dare prima il preavviso di almeno un anno. 

Mikati aveva preso la decisione lo scorso 23 marzo, senza fornire particolari spiegazioni, e due giorni prima il passaggio previsto fra la notte di sabato e domenica. Tuttavia, un video registrato nella sede della presidenza della Camera e pubblicato sui social mostra il presidente Nabih Berry chiedere a Mikati di non passare all’ora legale (o estiva), per permettere a quanti osservano il Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera che dura dall’alba al tramonto, di rompere il digiuno con un’ora di anticipo. 

Un esperto di politica libanese, dietro anonimato, spiega che “la fuga del video e la sua pubblicazione non sarebbero stati possibili senza l’autorizzazione espressa di Berry. Questo gesto - aggiunge la fonte - tradisce in pieno la volontà di mostrare le debolezze di Mikati e quanto sia oggi inadeguato a guidare il corretto funzionamento delle istituzioni, in una fase in cui qualcuno pensa che stia per essere scaricato anche da Hezbollah”.  

Resta il fatto che la decisione improvvisata di Mikati ha scatenato la collera dei leader politici e religiosi cristiani. Il patriarca maronita, il card. Beshara Raï, parla di decisione presa “senza alcuna consultazione” e ha annunciato che il patriarcato non si sarebbe conformato a essa. E nemmeno una telefonata del premier Mikati è servita per far cambiare idea. 

Anche i due principali partiti rappresentativi dei cristiani, le Forze libanesi e il Movimento patriottico libero (Cpl) si sono espressi chiaramente contro la decisione del primo ministro. In particolare, il presidente Cpl si è scatenato contro la decisione del premier accusandolo di volersi “arrogare” alcune prerogative che sono esclusivamente di carattere presidenziale. 

Il patriarcato ha preso questa decisione “per non accentuare ulteriormente l’isolamento del Libano” sul piano internazionale, ha spiega il portavoce Walid Ghayad all’Afp. Questa spiegazione è destinata ad ammorbidire una polemica che ha già causato forti tensioni di natura confessionale. 

Tuttavia, le motivazioni addotte da Ghayad sono condivise da una fetta consistente di libanesi anche solo per semplice buonsenso, tanto che molte aziende e imprese dei media hanno deciso di non rispettare il provvedimento di Mikati, essendo parte di un mondo oggi ultra-connesso. Infatti la decisione ha causato interruzioni dei voli internazionali o nelle istituzioni legate all’estero, perché in molti Paesi ieri si è passati all’ora legale. Bloccata dalla decisione governativa, la compagnia aerea nazionale, la Middle East Airlines, ha annunciato che intende “spostare in avanti di un’ora i voli previsti” da Beirut. 

Ottemperando alle linee guida del patriarcato maronita, il segretariato delle scuole cattoliche ha deciso che gli istituti seguiranno l’ora legale a partire da oggi. “Ma cosa farà mia moglie, che deve portare i nostri figli a scuola prima di andare a lavorare?” si chiede un funzionario, che denuncia un Libano “a due velocità” a causa della decisione presa da Mikati. 

La vicenda ha infine sollevato una valanga di commenti sarcastici sui social media, dove un utente della rete si chiedeva se questa decisione potesse scatenare “una nuova guerra civile”. La mossa ha colto di sorpresa l’intera società, che si chiede se “vivremo con un’ora di ritardo rispetto al resto del mondo?”. Questa frase, ascoltata in un bar, illustra bene il senso di confusione di tutti i libanesi.

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