07/02/2017, 12.39
GIAPPONE - VATICANO
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Beatificato Justus Takayama Ukon, “il samurai di Cristo”

Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi: “Egli ci lascia il tesoro di una fede immensa”. La gioia dei cattolici per il nuovo beato, martire del XVII secolo. Il Vangelo non è “estraneo alla cultura giapponese”.

Osaka (AsiaNews) - Questa mattina è stato beatificato il martire giapponese Justus Takayama Ukon (1552-1615), conosciuto anche come “il samurai di Cristo”.

Signore feudale e samurai nel Giappone delle persecuzioni alla “religione dell’Occidente”, scelse la via dell’umiliazione e dell’esilio piuttosto che abiurare la fede cristiana. Perdute le sue proprietà, la sua carica, il suo status sociale, l'onore e la rispettabilità, divenne un vagabondo e fu costretto all'esilio. Con la sua famiglia e altri 300 cristiani giapponesi fuggì a Manila dove morì il 4 febbraio 1615.

La Messa di beatificazione è stata presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

Nella sua omelia, dopo una riflessione sul martirio e sulla civiltà cristiana dell’amore, il cardinale ha ricordato quanto la Chiesa in Giappone sia stata “benedetta con la splendida testimonianza di numerosi martiri” e quanto il beato Justus sia egli stesso “uno straordinario testimone della fede cristiana in tempi difficili, di contrasti e persecuzione”.

Il celebrante ha poi proseguito ripercorrendo con l’assemblea la vita del beato e la sua opera di “infaticabile promotore della evangelizzazione del Giappone” e descrivendo i tratti distintivi della sua figura: “Educato all’onore e alla lealtà, un autentico guerriero di Cristo, non con le armi di cui era esperto, ma con la parola e l’esempio”.

Ricordando come il suo comportamento fosse profondamente evangelico, il cardinale ha sottolineato come Justus Takayama Ukon non considerasse il Vangelo qualcosa di estraneo alla cultura giapponese. Egli infatti, come i missionari gesuiti, rifuggiva la polemica apologetica. Viveva la sua fede e la viveva da giapponese, valorizzando le tradizioni edificanti della sua cultura.

“La beatificazione di Justus – ha concluso il cardinale Angelo Amato – è un seme evangelico che la Provvidenza sparge in Giappone e nel mondo. L’esempio del nostro beato spinge tutti noi a una vita di fede e fedeltà al Vangelo di Gesù Cristo”.

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