Bao Tong: per fermare la corruzione, il partito deve agire nei limiti della Costituzione
Pechino (AsiaNews/Rfa) - Nei miei articoli riguardanti la lotta alla corruzione e lo Stato di diritto, ho affermato che il Partito comunista cinese [al potere] dovrebbe essere tenuto a freno da tre elementi peculiari: dalla sovranità del popolo, dall'opinione pubblica e dalla sorveglianza, dall'indipendenza della magistratura.
Alcune persone hanno affermato: "Bao Tong sta sognando". Ma credo che sia un sogno che merita di essere perseguito.
Altri mi hanno detto che si tratta di un sogno pressoché irrealizzabile. Ma non necessariamente, perché si tratta di aspirazioni comuni, e il popolo deve poter vivere la propria vita in questo mondo senza essere sballottato in tutte le direzioni da innumerevoli obblighi. Non vi sono differenze. In una repubblica, quale funzionario pubblico ha il diritto di impedire a un cittadino di votare o supervisionare l'operato del proprio governo?
Quale membro di un tale ordinamento politico ha il diritto di tappare la bocca agli altri? E chi osa sfidare le leggi in quel caso?
Certo, all'interno di un sistema repubblicano vi sono delle mele marce, ma una volta individuate, i tre elementi devono entrare in gioco, perché subito inizia a sollevarsi un gran polverone.
Con questi elementi in campo, la gente non deve temere che una corruzione sistematica possa far marcire l'intero albero. Di scappatoie ne esistono sempre, ma non possono essere regolate fino a quando qualcuno non ponga su di esse l'attenzione generale.
Tuttavia, se vi sono forze brutali che si sentono autorizzate ad annientare l'efficacia di questi pesi e contrappesi, e se queste forze sono più potenti di tutte le altre, allora siamo davvero in grande pericolo.
Limiti della Costituzione
Fortunatamente per noi cinesi, mentre il Partito comunista è considerato la più alta autorità, il partito non si considera al di sopra della legge e della Costituzione; del resto è la stessa Costituzione a chiarire che esso "deve agire all'interno dei limiti posti dalla legge e dal diritto"!
Pertanto, in linea del tutto teorica, i tre elementi di controllo e contrappeso non dovrebbero rappresentare un problema in Cina. La nostra Costituzione afferma che la Cina è una repubblica nella quale tutti i poteri appartengono al popolo, con un governo eletto, in cui il popolo gode di libertà di parola e di pensiero, di stampa, e nelle cui aule giudiziarie si esprime l'indipendenza della magistratura.
Quindi, assumendo che il Partito comunista faccia il suo percorso senza prevaricare i propri confini, rimanendo nei limiti della Costituzione e della legge, non dovremmo vedere un flusso costante di tigri e mosche nascere e fiorire sul terreno fertile delle nostre istituzioni.
Ecco perché, in realtà, non è necessariamente impossibile frenare il Partito comunista. Almeno, è possibile fissare alcuni paletti. Dopotutto, non dovrebbe essere più difficile che ottenere almeno dal partito il rispetto della Costituzione stessa.
Gli stessi comunisti cinesi hanno voluto inserire una clausola di questo tipo all'interno della loro Costituzione. La Costituzione dell'Internazionale comunista non aveva una norma di questo tipo. Nei primi tempi, i Partiti comunisti erano tutti sul modello di quello di Mao [Zedong]; essi erano tutti prodotti del Leninismo e non avevano rispetto per alcuna legge. Secondo tradizione, i partiti che si univano al Comintern mancavano anch'essi di una clausola di questo tipo.
È stato proprio il Partito comunista cinese ad aver avuto la lungimiranza [di aggiungerne una]. È successo nel 1982, a quasi 40 anni di distanza dallo scioglimento del Comintern, e cinque anni dopo la morte di Mao. La Rivoluzione culturale era fallita sul piano politico, per questo il partito ha preso coscienza della necessità di aggiungere questa clausola: il frutto di un'amara esperienza.
Clausola di legittimità
[Gli ex premier] Hu Yaobang e Zhao Ziyang, assieme a Xi Zhongxun [padre dell'attuale presidente Xi Jinping] hanno voluto prendersi un discreto margine di vantaggio in vista del 12mo Congresso del Partito comunista, lasciandosi alle spalle una preziosa eredità.
In verità, questa clausola dovrebbe essere conosciuta come "clausola di legittimità". Perché il partito non può certo contare per sempre sui propri predecessori, né su una pistola puntata alla tempia, per garantire la propria legittimità.
Sfortunatamente, questa clausola di legittimità oggi esiste solo sulla carta. Il suo spirito è morto, in gran parte grazie al massacro perpetrato da Deng Xiaoping il 4 giugno 1989 [in piazza Tiananmen, ndr].
A fronte di tutto ciò, la clausola di legittimità resta in vigore all'interno della Costituzione: non può essere cancellata. Nessuno oserebbe farlo. L'eredità speciale del 12mo Congresso del partito ha già tracciato un sentiero diritto e valido, per quanti verranno dopo.
Noi che seguiamo le loro orme, dovremmo essere in grado di riconoscere questa eredità, e portarla avanti.
28/10/2017 09:12