Bangkok, il reato di 'lesa maestà' per fermare i manifestanti pro-democrazia
È la prima volta in tre anni che fa uso della draconiana legge. Pene fino a 15 anni per chi insulta il re. I giovani democratici vogliono le dimissioni del premier “golpista” Prayuth, il varo di una Costituzione democratica e limitare i poteri del monarca. Prevista oggi un'altra grande manifestazione.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Il governo ricorre al reato di “lesa maestà” per fermare le proteste dei giovani democratici. Thai Lawyers for Human Rights ha rivelato stamane che 12 leader anti-governativi sono indagati con l’accusa di aver diffamato il re Maha Vajiralongkorn. Il sovrano è una figura sacra in Thailandia, e le offese nei suoi confronti sono punite con il carcere fino a 15 anni.
Le autorità non facevano uso della draconiana legge da tre anni: essa prevede anche processi a porte chiuse per le persone incriminate. Tra gli indagati vi sono figure di spicco del movimento pro-democrazia: Anon Nampa, Panupong Jaadnok, Panusaya Sithijirawattanakul e Parit Chiwarak; finora essi erano stati perseguiti con l’accusa di “sedizione”.
Da luglio migliaia di giovani manifestano quasi ogni giorno chiedendo le dimissioni del premier “golpista” Prayuth Chan-ocha, il varo di una Costituzione democratica e la revisione del ruolo del monarca, ritenuto eccessivo in una monarchia costituzionale come quella thailandese.
Il fronte democratico ha in programma oggi una grande manifestazione davanti all’agenzia che gestisce i beni della corona. I dimostranti accusano il re di averli trasformati in proprietà personali, quando in realtà devono essere amministrati “per conto” del popolo. La polizia ha avvertito che arresterà chiunque si avvicini a meno di 150 metri dall’edificio che ospita l’ente. La scorsa settimana scontri tra manifestanti e Forze dell’ordine hanno causato 55 feriti, di cui sei da arma da fuoco.
Per evitare un possibile confronto con gruppi lealisti, i giovani democratici potrebbero spostare la dimostrazione davanti agli uffici centrali della Siam Commercial Bank, di cui il re Vajiralongkorn è l’azionista di maggioranza.