24/05/2017, 08.55
BAHRAIN
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Bahrain, raid della polizia in un villaggio sciita: cinque morti, numerosi arresti

Gli scontri sono avvenuti a Diraz, nei pressi della capitale Manama, luogo di origine del leader sciita Sheikh Isa Qassim. Gli agenti hanno aperto il fuoco contro i dimostranti, che hanno risposto con lanci di sassi e Molotov. Analisti ed esperti sottolineano la concomitanza fra il raid contro gli oppositori sciiti e l’incontro fra re Hamad e Trump a Riyadh. 

 

Manama (AsiaNews/Agenzie) - È di cinque manifestanti morti e decine di feriti il bilancio aggiornato degli scontri avvenuti ieri in Bahrain, in un villaggio a maggioranza sciita, fra abitanti della zona e membri della sicurezza. Le violenze sono avvenute nel villaggio di Diraz, nei pressi della capitale Manama, luogo di origine del leader sciita e guida spirituale del principale partito di opposizione Sheikh Isa Qassim. 

Fonti locali riferiscono che la polizia ha aperto il fuoco contro i dimostranti, innescando una escalation della tensione. Secondo le autorità l’operazione delle forze di sicurezza ha permesso di disinnescare un focolaio di protesta in atto da mesi nella zona. 

Le nuove violenze rischiano di inasprire ancor più le divisioni fra la dinastia sunnita alla guida del Paese e la maggioranza della popolazione musulmana sciita. In una nota il ministero degli Interni riferisce dell’arresto di numerosi “fuggitivi” e conferma i cinque decessi “fra i fuorilegge”. 

Il raid giunge a due soli giorni di distanza dall’incontro fra il re del Bahrain Hamad ben Issa al-Khalifa e il presidente statunitense Donald Trump in visita ufficiale a Riyadh (Arabia Saudita) e dalla condanna a un anno di carcere (pena sospesa) a Sheikh Qassim per corruzione. Lo scorso anno le autorità lo avevano privato della cittadinanza, perché egli avrebbe usato la propria posizione e il suo ruolo per “servire gli interessi” di potenze “straniere".

Da qui la decisione dei suoi sostenitori di promuovere a più riprese manifestazioni e marce di protesta nei pressi della sua abitazione, represse con la forza dalle autorità. Alle pallottole e gas lacrimogeni degli agenti, i dimostranti hanno risposto lanciando pietre e bombe Molotov. Secondo il gruppo attivista Bahrain Institute for Rights and Democracy (Bird), con base a Londra, una delle vittime è l’ambientalista Mohammed Khadim Zain al-Din. 

Analisti ed esperti di politica locale sottolineano la vicinanza fra il raid promosso dalle autorità contro i manifestanti e l’incontro fra Trump e re Hamad. Una tempistica “che non può essere frutto del caso”, considerando le dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca secondo cui le relazioni fra Manama e Washington non saranno all’insegna della “tensione” come ai tempi di Obama. A più riprese il predecessore aveva criticato la leadership araba sunnita per le numerose violazioni in tema di diritti umani. 

Il Bahrain è una monarchia del Golfo retta da una dinastia sunnita in un Paese in cui la maggioranza della popolazione (almeno il 60-70%) è sciita e da tempo chiede cambiamenti costituzionali e diritti sociali ed economici. Nel 2011 sulla scia delle primavere arabe, vi sono state sommosse che il re - alleato di Washington e sostenuto da Riyadh - ha sconfitto con truppe inviate dall’Arabia Saudita.

Lo scorso anno le autorità hanno arrestato e condannato attivisti e leader religiosi sciiti e sospeso le attività di Al-Wefaq, principale gruppo sciita di opposizione. L’accusa è di “terrorismo, estremismo e violenza” oltre che legami con una potenza straniera (leggi Iran).

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