Aung San Suu Kyi con i leader religiosi: Unità e comprensione per la pace in Myanmar
Si è concluso ieri nella capitale il secondo forum consultivo di Religions for Peace. La “Signora” auspica il “mutuo rispetto tra le diverse razze e religioni”. P. Joseph Maung Win: “La religione non è il problema, ma la soluzione”. I frutti della visita di papa Francesco.
Naypyidaw (AsiaNews) – Unità e comprensione reciproca: è l’appello lanciato da Aung San Suu Kyi ed i leader religiosi del Myanmar in occasione di un forum consultivo sulla riconciliazione nazionale (foto). Organizzato da Religions for Peace (RfP-M), l’evento si è svolto a Naypyidaw tra il 7 e l’8 maggio. I partecipanti hanno trattato cinque argomenti principali: accesso all'istruzione; responsabilizzazione di donne e giovani; costruzione dell’unità tra i vari gruppi etnici del Paese; accettazione dell'importanza di fedi diverse; problematiche in corso nello Stato di Rakhine.
In Myanmar – dove circa il 90% della popolazione è buddista – persistono conflitti tra comunità etnico-religiose differenti. Vi sono violenze nello Stato di Rakhine, tra buddisti e musulmani Rohingya; in Shan, tra eserciti ribelli; la lotta armata tra l’Arakan Army (Aa) ed il Tatmadaw [l’esercito birmano], sempre in Rakhine. A tutto ciò si aggiunge la difficile condizione di alcune minoranze cristiane.
Nel suo intervento d’apertura al forum, la consigliere di Stato Aung San Suu Kyi auspica il “mutuo rispetto tra le diverse razze e religioni”. Esso “migliorerà mezzi di sussistenza pacifici e stabili” e “preverrà i conflitti religiosi”. La Signora afferma inoltre che è necessario “aiutare le persone colpite dalle ostilità a riabilitarsi, partecipare e cooperare alla costruzione della nazione”.
Alle parole del Premio Nobel fanno eco i leader religiosi. Al Haj U Aye Lwin, principale responsabile del Centro islamico del Myanmar, dichiara: “In questo momento in cui l'incitamento all'odio è così diffuso, la nostra società ha bisogno di pace. I leader religiosi di fedi diverse hanno la responsabilità di correggere le persone”. Il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon ed esponente di spicco di RfP-M, assicura che “l’organizzazione continuerà a lavorare per ottenere la pace”. Per questo, il prossimo novembre è previsto un altro forum.
P. Joseph Maung Win, segretario generale di RfP-M e direttore di Karuna Mission Social Solidarity (Kmss) [la Caritas] per l’arcidiocesi di Yangon, dichiara ad AsiaNews: “Negli ultimi anni abbiamo osservato netti miglioramenti da parte delle autorità nel contrastare ideologie che incitano all'odio. La religione non è il problema, ma una soluzione. In passato, il governo ha sfruttato il sentimento religioso ma ora assistiamo ad un nuovo fenomeno: i leader delle varie confessioni sono divenuti attori influenti e di rilievo nel processo di riconciliazione”.
Secondo p. Win, vi è un diretto collegamento tra i passi in avanti compiuti dal Paese e la storica visita apostolica di papa Francesco in Myanmar. “Dopo il viaggio del Santo Padre, le nostre attività si sono intensificate. Il governo ora ci concede molte più occasioni per contribuire alla pace. Prima non potevamo operare in aree di conflitto, mentre ora RfP-M ed altri gruppi interreligiosi sono presenti in alcune delle regioni più problematiche: nello Stato di Kachin, in particolare nell'area di Myitkyina; nello Shan, nei pressi di Lashio; e infine in due località del Rakhine: Kyaukphyu e Sittwe”.
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