Attivisti birmani: pieni diritti civili, non solo libertà, per gli ex prigionieri politici
Yangon (AsiaNews) - La maggior preoccupazione deriva dal fatto che il rilascio di detenuti per reati di opinione è diventata "un'arma politica" e, anche dopo il rilascio, la cosiddetta "libertà" di cui godono gli ex prigionieri "è sottoposta a pesanti restrizioni". È quanto afferma ad AsiaNews Ben Gates, responsabile della Sezione diritti umani del movimento Assistance Association for Political Prisoners (AAPP - Burma), fra i più importanti gruppi della dissidenza birmana a operare in favore dei detenuti politici. Fondatore e anima di AAPP è Tate Naing, attuale segretario, già leader della rivolta studentesca nel 1988 e condannato a tre anni di carcere nel '90 per attività politiche. Da ex detenuto politico, egli ha fondato l'associazione che ha base lungo il confine fra Thailandia e Myanmar e, in tutti questi anni, ha fornito un puntuale resoconto sulla situazione dei detenuti politici nelle carceri birmane.
Ieri il governo di Naypyidaw - guidato dal presidente riformista Thein Sein il quale ha promesso di rilasciare "tutti" i detenuti politici entro la fine dell'anno - ha ordinato la scarcerazione di 41 persone, in carcere per reati di opinione e attivismo di vario genere. Ad oggi ne restano in carcere ancora 44, che secondo le previsioni dovrebbero lasciare la cella entro le prossime settimane. La decisione giunta ieri di liberare un altro blocco di detenuti coincide peraltro con la cerimonia di apertura dei Giochi del Sud-est asiatico, in corso di svolgimento a Naypyidaw, capitale del Myanmar. E, secondo i critici, non è casuale che i due eventi siano coincisi.
Fra i detenuti liberati ieri vi è Moe Thway, che assieme ad altre sei persone ha guidato una vasta protesta contro la miniera sino-birmana di Letpadaung, al centro di una forte controversia. Un altro attivista di primo piano liberato è Win Cho, in prima fila contro l'esproprio forzato dei terreni e incriminato tre mesi fa in base al controverso articolo 18 della Legge sulle assemblee pacifiche. Tuttavia, a sole 24 ore di distanza la polizia ha fermato e imprigionato due delle 41 persone liberate ieri: si tratta di Htin Kyaw e Aye Thein, finiti in cella per presunte violazioni all'art. 18.
Interpellato da AsiaNews, il responsabile della sezione diritti umani di AAPP sottolinea che "con molta probabilità" il presidente Thein Sein terrà fede agli impegni ed entro "le prossime settimane" verranno rilasciati tutti i prigionieri politici. Tuttavia, fuori dal carcere gli ex detenuti devono sottostare a "pesanti restrizioni". Se è pur vero che "il clima politico sta migliorando", va però aggiunto che attivisti e manifestanti sono oggetto di particolari attenzioni, che spesso sfociano in atti persecutori. Ad oggi almeno 253 attivisti sono a processo per il loro lavoro, aggiunge il responsabile di AAPP, mentre norme e regolamenti "restringono pesantemente il campo di attività".
Il rilascio quasi sempre "non è incondizionato", conclude Ben Gates, ma è regolato dall'art. 18 e dall'art. 401 del Codice penale, che "restringono i movimenti, minacciano nuovi arresti in caso di attivismo, con la prospettiva di condanne di lungo periodo". La cancellazione di queste norme è "il passo successivo fondamentale per una vera e concreta transizione democratica" del Myanmar.