Attivista vietnamita: Dai compagni di cella, la forza per sopportare i tormenti della prigione
Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Do Thi Minh Hanh, giovane attivista vietnamita per i diritti dei lavoratori, è stata rilasciata di prigione il 27 giugno scorso, dopo aver trascorso quattro anni su sette inflitti dal giudice al momento della sentenza. La donna è stata condannata per aver manifestato e distribuito volantini a sostegno degli operai del settore del calzaturiero, in sciopero per chiedere migliori condizioni di lavoro e maggiori compensi. Durante la prigionia è stata più volte oggetto di percosse sulle mani da parte delle guardie carcerarie e delle altre prigioniere. All'indomani del suo rilascio, Hanh ha raccontato in un'intervista a Radio Free Asia (Rfa) che le sue compagne di prigionia, anch'esse detenute politiche, sono state per lei fonte di ispirazione e di aiuto per rimanere forte durante il calvario.
In tutte le prigioni nelle quali sono stata rinchiusa, esiste un forte spirito patriottico che arde fra i miei compagni attivisti. Quello che ha suscitato maggiore impressione l'ho sperimentato nella prigione di Tra Vinh, dove tre di noi si incoraggiavano l'un l'altro con spirito e perseveranza, e credo che questo sia un aspetto meraviglioso. Al tempo stesso, ero terrorizzata in tutte le prigioni, sia a livello fisico che mentale. Mi picchiavano. Usavano altri carcerati per picchiarmi e mancarmi di rispetto. Mi hanno chiusa in un furgone, per mostrare agli altri che mi trattavano come un animale.
Mi sono sentita fortunata quando mi hanno trasferita nella prigione di Xuan Loc. Sebbene sia stata oggetto di percosse brutali, mi sono sentita comunque felice perché ho potuto incontrare altre prigioniere donne che si sono dimostrate molto coraggiose... Sono molto orgogliosa di loro... Quando ero nella prigione di Xuan Loc, tutti i prigionieri politici erano [in un primo momento] separati fra loro.
Essi non consentivano agli altri prigionieri politici di incontrarmi. Tuttavia, dopo una rivolta interna, hanno acconsentito a che i detenuti per reati di coscienza potessero stare assieme in un'unica stanza. Dopo circa due mesi, ci hanno trasferito in un'altra sezione del carcere, divisi dagli altri detenuti. Lì abbiamo potuto lavorare assieme, cercando di ignorare [quanto di orribile] ci circondava.
Una direzione positiva
In prigione, io e molti altri ci siamo ammalati... Ma la malattia era solo un piccolo problema. [La mia salute] non è importante come il mio spirito. Proprio per questo ho potuto superare tutte le avversità che si sono frapposte sul cammino. Non solo io, ma molti altri prigionieri che si erano ammalati, hanno dimostrato grande coraggio. Mi hanno dato la forza di affrontare i tormenti in prigione... [Le guardie carcerarie] mi hanno torturato per aver protestato [per i miei diritti di prigioniera], anche se mi sono comportata in maniera rispettosa nei loro confronti.
Prima che succedesse, ho chiesto di parlare con i responsabili del carcere per illustrare le mie idee in modo diretto e di mostrare la mia buona volontà. Tuttavia, essi non hanno voluto incontrarmi. E hanno forato gli altri prigionieri a restare fermi al sole e a subire torture, per ritorsione alle mie richieste, facendo sì che essi se la prendessero con me e si rivoltassero contro di me.
Sono davvero felice di essere libera, perché posso scorgere i primi cambiamenti e vedo che la nostra società ha iniziato a muoversi verso una direzione più positiva dopo quattro anni, quattro mesi e tre giorni trascorsi in prigione. In aggiunta, vi sono sempre più persone che aderisco alla battaglia per il nostro Paese, in special modo fra i giovani. Tutto questo mi rende molto felice. Il loro impegno è fonte di incoraggiamento per me ed elemento di forza, per insistere nel cammino che ho intrapreso... Spero che la nostra battaglia per il popolo del Vietnam cresca e si diffonda in tutta la nazione, di modo che essa possa brillare più luminosa. Questo è il mio sogno, questo è il mio desiderio.