Anche tre vescovi nell’assemblea che ha fatto di Xi Jinping il presidente a vita
Pur non conoscendo le loro intenzioni di voto, l'apparizione dei tre vescovi-delegati ha già contribuito a fare la storia del più grande cambiamento costituzionale in 36 anni. I tre sono: Joseph Huang Bingzhang di Shantou, scomunicato, Guo Jincai di Chengde, ordinato illegittimamente e Fang Jianping, ordinato illecitamente e che dopo aver ricevuto il perdono ha partecipato a tre ordinazioni episcopali illecite come consacrante o concelebrante.
Pechino (AsiaNews) – C’erano tra vescovi cattolici tra i delegati del 13mo Congresso nazionale del popolo (NPC) che l’11 marzo ha preso la storica decisione di accogliere 21 emendamenti alla Costituzione cinese, compreso quello che consente una durata infinita alle cariche di presidente dello Stato e per aggiungere nel Preambolo il cosiddetto “Pensiero di Xi Jinping”.
Il cambiamento più significativo nel quinto emendamento nella storia della Costituzione cinese è il "sanweiyiti", (tre cariche in una sola persona) che consiste nell'unificare i tre ruoli principali: Segretario generale del Partito, Presidente di Stato e Presidente della Commissione militare centrale, il tutto senza limiti di tempo.
Prima della modifica, la carica di Presidente dello Stato era limitata a un massimo di due mandati di 5 anni. Il Global Times ha notato che cambiare la Costituzione non significa necessariamente "che il presidente cinese avrà un mandato permanente". Tuttavia, la notizia ha suscitato grandi polemiche dentro e fuori la Cina dalla fine di febbraio. Quelli che si sono opposti a un termine indefinito hanno preso in giro Xi come "per sempre l'imperatore Xi". L'etichetta è stata anche usata come hashtag sulla pagina Facebook di un programma televisivo della stazione RTHK di Hong Kong, rimossa successivamente.
Pur non conoscendo le loro intenzioni di voto, l'apparizione dei tre vescovi-delegati ha già contribuito a fare la storia del più grande cambiamento costituzionale in 36 anni.
Uno dei tre è il vescovo Joseph Huang Bingzhang di Shantou, che è stato scomunicato pubblicamente dalla Santa Sede nel 2011. È il vescovo nominato dal governo e per il quale, a ottobre e dicembre scorsi, la Santa Sede ha chiesto al vescovo Zhuang Jianjian, l'ordinario della diocesi, di dimettersi.
Il secondo vescovo è Guo Jincai di Chengde, ordinato illegittimamente, senza mandato papale, nel 2010. Allora il Vaticano affermava che non c'era una diocesi di Chengde nella gerarchia cattolica e quindi non potevano riconoscerlo quando annunciò la sua ordinazione episcopale. Guo, segretario generale del Consiglio episcopale controllato dal governo, aspetta anche che la Santa Sede lo riconosca insieme alla diocesi di Chengde.
Il terzo è il vescovo Fang Jianping, ordinato illecitamente nel 2000 è successivamente perdonato dalla Santa Sede. Molti cattolici cinesi hanno criticato il perdono arrivato troppo presto, visto che Fang non ha mostrato alcun rimorso e dopo aver ricevuto il perdono ha partecipato a tre ordinazioni episcopali illecite come consacrante o concelebrante.
Due giorni fa, parlando ai giornalisti a margine dell'assemblea, alla domanda se i cattolici cinesi hanno bisogno di sostenere Xi Jinping, il vescovo Fang ha risposto “naturalmente”, sottolineando che “in quanto cittadino di un Paese, la cittadinanza dovrebbe venire prima di una religione e di un credo". Quando gli è stato chiesto se è più importante Dio o il Partito comunista, mons. Fang, vice presidente della conferenza episcopale, il 9 marzo ha dichiarato "quello che è di Dio appartiene a Dio e quello che è del Paese al Paese”.
L'accordo Cina-Vaticano è stato al centro delle preoccupazioni di molti media di Hong Kong e Taiwan durante gli incontri annuali dell'NPC e della Conferenza consultiva politica del popolo cinese. Anche Wang Yi, Ministro degli esteri, quando l'8 marzo gli è stato chiesto dell'imminente accordo che, secondo quanto riferito, sarà firmato a fine mese ha risposto: “La Cina e il Vaticano stanno portando avanti un dialogo costruttivo”.
Il 4 marzo, Wang Zuoan, direttore dell'Amministrazione statale per gli affari religiosi, ha anche risposto alla radio commerciale di Hong Kong che “la Cina è sempre stata sincera nel migliorare le relazioni Cina-Vaticano e ha fatto grandi sforzi per farlo”. Wang Zuoan non ha rivelato dettagli dell'accordo sulla nomina dei vescovi, ma ha sottolineato che hanno la stessa aspettativa dai vescovi come dal personale religioso di altre religioni: si aspettano che uniranno patriottismo e amore per la loro religione, non solo per un florido sviluppo della religione, ma anche per un contributo positivo all'armonia sociale.
L'accordo ha causato ansia, delusione e rabbia tra alcuni cattolici sia nelle comunità della Chiesa ufficiale che sotterranee, poiché ritengono che la Santa Sede ha fatto troppe concessioni.
Scontento ha creato anche il silenzio del Vaticano sul ripetersi della rimozione di croci. L'ultima è avvenuta a una chiesa cattolica della diocesi di Shangqiu, nella provincia centrale dello Henan, il 9 marzo senza preavviso. Gli operai hanno impiegato più di cinque ore per rimuovere quattro croci nel complesso della chiesa. Anche nella chiesa cattolica di Yining nello Xinjiang nordoccidentale è stata rimossa la croce, il 2 marzo.
24/08/2020 14:59
24/10/2017 08:22
11/09/2020 12:28