Anche i talebani alla COP29: Afghanistan tra i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici
Matuil Haq Khalis, dell’agenzia afghana per la protezione dell'ambiente, ha chiesto il sostegno della comunità internazionale, che negli ultimi tre anni aveva escluso i talebani dagli incontri internazionali. L'intensità delle alluvioni, unita a periodi di siccità prolungata, provoca un numero crescente di sfollati interni, mentre l'agricoltura rende sempre meno. E i progetti delle agenzie Onu coprono solo un terzo delle province.
Baku (AsiaNews/Agenzie) - Per la prima da quando i talebani sono tornati al potere in Afghanistan nel 2021, una delegazione parteciperà (in qualità di osservatore) alla COP29, i colloqui sul clima delle Nazioni unite che si sono aperti ieri a Baku, in Azerbaigian.
Matuil Haq Khalis, a capo dell’agenzia afghana per la protezione dell'ambiente, ha dichiarato che il Paese ha bisogno di sostegno internazionale per far fronte ai fenomeni estremi. Rispondendo poi a un’osservazione sul fatto che le donne sono soggetti più vulnerabili agli impatti climatici rispetto agli uomini (un dato confermato dalle valutazioni dell’Onu), Khalis ha risposto che “l'impatto del cambiamento climatico non ha confini, può avere ripercussioni su donne, bambini, uomini, piante o animali, quindi è necessario un lavoro collettivo per affrontare questo problema”.
Alcuni esperti hanno confermato la necessità che anche i talebani partecipino alla conferenza sul clima: “Vi partecipano un'intera schiera di stati politicamente sgradevoli con ogni genere di precedenti spaventosi di un tipo o dell'altro. Dove tracciamo il limite?”, ha sottolineato Joanna Depledge, storica del clima presso l'Università di Cambridge in Inghilterra.
L’Afghanistan è il sesto Paese più vulnerabile al mondo ai cambiamenti climatici. Tra i Paesi a basso reddito è al secondo posto tra le nazioni per numero di decessi causati dai disastri naturali tra il 1980 e il 2015. Negli ultimi 40 anni le precipitazioni sono del 25% più intense e solo a marzo di quest’anno almeno 300 persone sono morte a causa di inondazioni improvvise. Ad aprile si sono contati almeno 70 morti e circa 2mila case distrutte. Allo stesso tempo, su 34 province, 25 si trovano in condizione di grave siccità. Sembra un controsenso, ma in realtà significa che gli intervalli tra le precipitazioni sono sempre più lunghi, e quando piove, a causa della maggiore aridità del suolo, è maggiore la probabilità di fenomeni disastrosi.
Secondo uno studio recente di Save the children, solo nei primi sei mesi del 2024 gli eventi estremi hanno costretto almeno 38mila persone - di cui circa la metà bambini - ad abbandonare le proprie case. Una cifra che in metà anno supera il numero di sfollati registrati in tutto il 2023, di 37.076 persone. Alla fine dello scorso anno l’Afghanistan aveva riportato anche il più alto numero al mondo di minori rimasti senza casa a causa di disastri ambientali: 747.094.
Gli eventi estremi sono, dal 2022, la prima causa di sfollamento dopo decenni in cui a determinare gli spostamenti della popolazione era stata la guerra. Il 2024 è il terzo anno consecutivo in cui si verificano condizioni di siccità permanente, in un Paese dove l’80% della popolazione dipende dall’agricoltura.
Oggi più di una persona su tre si trova in situazione di grave insicurezza alimentare a causa dei prezzi elevati dei beni alimentari, a loro volta determinati dagli shock climatici. Ma non solo: alcuni studi hanno dimostrato che la resa delle piante in Afghanistan si è dimezzata a causa delle tossine rilasciate dagli ordigni esplosivi. Anche la presenza di mine antiuomo e le attività di sminamento hanno un impatto sull’erosione del suolo, secondo gli esperti, provocando danni maggiori in caso di terremoti e alluvioni.
A causa di decenni di conflitto e della povertà dilagante, quindi, l’Afghanistan è anche uno dei Paesi al mondo con meno capacità di far fronte al cambiamento climatico. Prima del ritorno al potere dei talebani, le Nazioni unite stimavano che il Paese avesse bisogno di 20,6 miliardi di dollari per finanziare iniziative di adattamento climatico (e riduzione delle emissioni entro il 2030, anche se il Paese ne emette pochissime rispetto ai Paesi industrializzati).
L’esclusione dei talebani dalla scena globale a partire dal 2021 si è accompagnata a una riduzione dei finanziamenti per la resilienza climatica. Alcune agenzie dell'Onu e dell'Ue, insieme a ong che hanno una presenza storica nel Paese, stanno continuando ad attuare una serie di progetti, cercando di evitare che i fondi finiscano direttamente nei conti dei talebani. Ma, come hanno sottolineato alcuni ricercatori, questi programmi coprono solo un terzo delle province del Paese, escludendo ancora buona parte della popolazione afghana.
26/10/2021 13:43