Alta corte di Mumbai: il Venerdì Santo è festa. Mons. Mascarenhas: La Chiesa ha vinto
Il tribunale ha ordinato ai Territori indiani di Dadra e Nagar Haveli (Dnh) e Daman e Diu di ripristinare la festività, che quest’anno si celebra il 19 aprile. Il segretario dei vescovi ringrazia i tanti indù – a partire dall’avvocato – che hanno sostenuto la petizione dei cattolici.
New Delhi (AsiaNews) – L’Alta corte di Mumbai ha ordinato a due Territori dell’Unione indiana di ripristinare il Venerdì Santo, che quest’anno si celebra il 19 aprile, come festa pubblica. Il fatto che Dadra e Nagar Haveli (Dnh) e Daman e Diu, entrambi ex colonie portoghesi sulla costa occidentale del Paese, avessero cancellato la festività ha causato profondo dolore non solo nella comunità cattolica locale, ma in tutta l’India. Ad AsiaNews mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), afferma gioioso: “Abbiamo vinto. Siamo contenti, soprattutto perché la democrazia indiana è viva. Abbiamo avuto un appoggio incredibile anche da tanti non cristiani. Queste sono le cose belle dell’India che dobbiamo conservare”.
La sentenza è stata emessa ieri, dopo alcune settimane di rinvio. I giudici che si sono occupati del caso sono il presidente del tribunale Pradeep Nandrajog e N.M. Jamdar. Essi hanno accolto la petizione presentata dal sig. Anthony Francisco Duarte di Moti Daman, in rappresentanza della Chiesa indiana e dell’arcidiocesi di Goa e Daman. La difesa dei cristiani è stata assunta invece dal dott. Haresh Jagtiani, avvocato dell’associazione ADF India (Alliance Defending Freedom).
In India esistono solo due feste cristiane riconosciute come pubbliche, e celebrate anche da tanti fedeli di altre religioni: il Natale e il Venerdì Santo. Il vescovo sottolinea che sono stati proprio i non cristiani – in questo caso indù – a dare il maggior sostegno alla petizione dei cattolici, fornendo assistenza legale e supporto morale. Infatti l’avvocato Haresh Jagtiani che ha vinto la causa è indù. Egli inoltre ha lavorato pro bono, cioè senza ricevere compensi. Anche i due giudici dell’Alta corte sono indù.
“Siamo immensamente grati – insiste mons. Mascarenhas – a tutte le persone che ci hanno sostenuto. Il sig. Duarte che ha presentato la petizione ha avuto molto coraggio. Non tutti sarebbero stati disposti a fare la stessa cosa. Anche l’avvocato è stato molto bravo. È stato difficile riuscire a trovare in poco tempo un professionista con le competenze adeguate per perorare la causa”.
Da settimane il vescovo era preoccupato per la sentenza e ora riferisce di essere sollevato per la decisione del tribunale. Per i cattolici indiani la decisione di declassare la giornata del Venerdì Santo da festa riconosciuta a livello nazionale a festa opzionale aveva suscitato angoscia e preoccupazione. Quanto stabilito dalle amministrazioni dei due territori rischiava di porre un pericoloso precedente giudiziario: infatti altri Stati indiani avrebbero potuto seguirne l’esempio e mettere in serio pericolo la libertà religiosa nel Paese. “È stato riaffermato il diritto di professare liberamente la propria fede in India. Sarebbe stato impensabile il contrario, per un Paese fondato sulla laicità dello Stato”, conclude mons. Mascarenhas.
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