Alle paludi di Saemangeum e tra i giovani di Incheon le visite 'sul campo' dei vescovi coreani
Da dieci anni la Conferenza episcopale di Seoul promuove ogni anno almeno due momenti di ascolto in luoghi importanti per la vita della Chiesa e della società. Nelle piane intorno alla diga più grande del mondo costruita ormai vent'anni fa, i vescovi hanno avuto modo di toccare con mano le gravi conseguenze sull'ambiente e sulla vita delle comunità locali che anche la fallimentare gestione del Jamboree degli scout l'anno scorso ha evidenziato.
Seoul (AsiaNews) – Gruppi di vescovi in visita a luoghi significativi su questioni importanti dentro e fuori dalla Chiesa. Nella prospettiva della “Chiesa in uscita” che papa Francesco non si stanca indicare, una strada interessante è quella delle “esperienze sul campo” promosse dalla Conferenza episcopale coreana che proprio quest’anno hanno compiuto dieci anni. Nata da una decisione presa nell’Assemblea locale dei vescovi, dal 2014 ogni anno vengono individuati almeno due luoghi significativi dove inviare due delegazioni di vescovi, per una giornata di ascolto delle comunità locali.
La prima delle due “esperienze sul campo” di quest’anno si è svolta il 30 aprile presso le paludi di Haechang e Sura al Saemangeum Seawall, la gigantesca diga di 33 chilometri - la più lunga del mondo, sulla costa sud-occidentale della penisola coreana - che unendo tra loro due promontori separa il Mar Occidentale (quello che per i cinesi è il Mar Giallo) dall'ex estuario del fiume Saemangeum.
Alla visita - organizzata dal Comitato per l’ecologia e l’ambiente della Conferenza episcopale - hanno preso parte mons. Cho Hwan-Kil (arcivescovo di Daegu), mons. Kwon Hyeok-ju (vescovo di Andong), mons. Cho Kyu-man (vescovo di Wonju), mons. Kim Son-tae (vescovo di Jeonju), mons. Kim Ju-young (vescovo di Chuncheon), e mons. Lee Sung-hyo (vescovo ausiliare della diocesi di Suwon). I vescovi si sono radunati al mattino per osservare le piane di Haechang, hanno poi ascoltato la spiegazione dei danni creati dal Saemangeum Seawall presso la chiesa cattolica di Dengyong, e nel pomeriggio si sono infine recati presso le piane di Sura.
Il 21 aprile 2006, dopo la costruzione della grande diga, il lago di Saemangeum è marcito rapidamente ed è stato necessario aprire le paratoie; dal 2020, quindi, l'acqua di mare viene distribuita due volte al giorno mantenendola a 1,5 metri di profondità rispetto al livello del mare. Questo metodo non risolve il problema dell'acqua putrefatta del lago e, confluendo nel mare, porta l'inquinamento anche all'esterno della diga. La piana di Haechang è stata anche il luogo in cui l’estate scorsa si è tenuto il Jamboree - il raduno mondiale degli scout - che involontariamente è diventato un simbolo delle cattive condizioni ambientali dell’area, rivelatesi inadatte anche per le loro tende. Qui i vescovi hanno incontrato p. Moon Kyu-hyun, un sacerdote della diocesi di Jeonju, che per sensibilizzare sul tema delle piane di Saemangeum nella primavera del 2023 scorsa ha viaggiato per 65 giorni fino a Seoul su una piccola barca insieme al monaco Su-kyung e ai pastori Kim Kyung-e Lee Hee-woon.
La piana di marea di Sura si trova invece vicino al villaggio di Namsura. Il suo nome significa "seta ricamata" ed è stata chiamata così per descrivere la ricchezza di biodiversità creata dalle maree: qui sopravvivono ancora alcune specie di uccelli a rischio di estinzione. Ora però su quest’area incombe anche il progetto per la costruzione del nuovo aeroporto di Saemangeum che il governo vuole aprire entro il 2029. Un progetto che le comunità dell’area contestano essendoci già uno scalo aereo nella vicina Gunsan e per di più in una zona esposta al rischio di inondazioni dovute all'innalzamento del livello del mare e delle collisioni degli aerei con gli stormi di uccelli presenti nella zona.
“L'acqua del mare deve poter andare e venire, e la situazione attuale sembra essere grave – ha detto commentando quanto visto durante la giornata l'arcivescovo Cho Hwan-gil -. Ho visto uno striscione che diceva 'L'acqua è vita' e ho capito che dobbiamo adoperarci perché questo avvenga”. “Avevo sentito parlare molto di questo problema, ma solo venendo qui ho capito quanto la situazione sia grave - ha aggiunto il vescovo Kim Sun-tae -. È un progetto nato fin dall’inizio con poca chiarezza. Come credenti, dobbiamo pregare e capire con saggezza come superare questa situazione e risolverla bene”.
La seconda “esperienza sul campo” dei vescovi coreani si è svolta, invece, il 9 maggio al Centro di sostegno all'autosufficienza giovanile di Incheon. Vi hanno preso parte il presidente della Conferenza episcopale, mons. Lee Yong-hoon, mons. Kim Jong-gang, presidente del Comitato per la pastorale giovanile, mons. Jung Shin-chul (vescovo di Incheon), mons. Kim Ju-young (vescovo di Chuncheon), mons. Moon Chang-woo (vescovo di Jeju) e mons. Seo Sang-beom (ordinario militare).
Gestito dalla Fondazione cattolica per l'infanzia e la gioventù su incarico della Città metropolitana di Incheon, il Centro di sostegno all'autosufficienza giovanile offre un ambiente di vita armonioso e programmi pratici di formazione all'autosufficienza per i giovani locali, in particolare quelli tornati in libertà dagli istituti di pena. L’obiettivo è il reinserimento nella società, attraverso un sostegno all'indipendenza psicologica, sociale ed economica.
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