All’attivista saudita Loujain al-Hathloul il premio Vaclav Havel 2020
La 31enne ha trascorso oltre mille giorni in prigione nella lotta contro il divieto di guida alle donne. In carcere ha subito isolamento e tortura, da febbraio è ai domiciliari e soggetta a restrizioni. La sorella Lina invoca il sostegno internazionale per “smascherare le ingiustizie nel mio Paese e per proteggere le vittime”.
Strasburgo (AsiaNews/Agenzie) - Il Consiglio d’Europa ha assegnato l’ambito premio pro-diritti umani Vaclav Havel 2020 alla leader femminile e attivista saudita Loujain al-Hathloul, 31enne in prima fila per il diritto alla guida delle donne nel regno wahhabita. La giovane era stata arrestata poche settimane prima della cancellazione del bando, avvenuta nel giugno 2018.
Condannata a cinque anni e otto mesi, in passato aveva promosso uno sciopero della fame contro le condizioni carcerarie, ricevendo la solidarietà di un comitato Onu che aveva lanciato un appello a re Salman. La donna è stata scarcerata lo scorso febbraio, ma non potrà viaggiare all’estero per i prossimi cinque anni per ordine del tribunale.
Per l’istituzione europea Loujain al-Hathloul è considerata “una delle personalità più importanti del movimento femminista saudita”. La donna, spiega la nota che accompagna l’assegnazione del premio, “ha militato a lungo per mettere fine al sistema della tutela maschile, oltre al divieto imposto alle donne di guidare, e per una migliore protezione delle donne vittime di abusi”.
L’attivista saudita, prosegue il testo che accompagna l’assegnazione del Consiglio d’Europa, “ha trascorso 1001 giorni in prigione per le sue prese di posizione ed è tornata libera solo nel febbraio 2021, sebbene sia ancora agli arresti domiciliari e soggetta ad altre restrizioni nel proprio Paese”. Sua sorella Lina al-Hathloul, che ha ricevuto ieri in videoconferenza il premio in rappresentanza dell’assegnataria, ha sottolineato che il sostegno internazionale è stato “l’unico modo per noi per smascherare le ingiustizie nel mio Paese e per proteggere le vittime”.
“Grazie - ha quindi aggiunto - per averci dato la forza di continuare nella nostra battaglia. Loujain si è sacrificata perché le donne in Arabia Saudita possano avere una vita migliore. A causa della propria militanza - ha concluso la sorella - è stata sequestrata, imprigionata illegalmente, torturata in modo brutale, messa in isolamento per mesi e ora è stata condannata come una terrorista”.
Nel regno saudita vige una monarchia assoluta sunnita, retta da una visione wahhabita e fondamentalista dell’islam. Le riforme introdotte negli ultimi due anni dal principe ereditario Mohammad bin Salman hanno toccato la sfera sociale e i diritti, fra cui il via libera per la guida alle donne e l’accesso (controllato e in apposti settori) agli stadi. Tuttavia, gli arresti di alti funzionari e imprenditori, la repressione di attivisti e voci critiche come quella di Hathloul e la vicenda Khashoggi gettano più di un’ombra sul cambiamento.
11/02/2021 08:51
29/12/2020 08:54