Al Summit di Vientiane, Pechino “scompare” dal mar Cinese meridionale
In una dichiarazione conclusiva, i leader del sud-est asiatico esprimono preoccupazione per l’escalation di tensione nell’area ma non citano la Cina, principale responsabile della situazione attuale. La Cambogia stretta alleata di Pechino. Barack Obama è l’unico leader a ricordare che la sentenza dell’Aja è “vincolante”.
Vientiane (AsiaNews/Agenzie) – Il Summit “Asean + 3” tenutosi in questi giorni a Vientiane (Laos) ha preso in considerazione in modo marginale la questione del mar Cinese meridionale, senza mai citare la Cina, principale responsabile del clima di tensione venutosi a creare nell’area. È la denuncia che arriva da diversi attivisti ed osservatori esterni, al termine del vertice che ha visto riuniti i leader dei 10 Paesi membri dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico) e i rappresentanti di Cina, Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti.
In una dichiarazione congiunta pubblicata ieri, i leader Asean riaffermano “l’importanza del mantenimento della pace, della stabilità e della sicurezza, della libertà di navigazione nelle acque del mar Cinese meridionale e del volo nei suoi cieli”. Inoltre, essi “prendono nota delle preoccupazioni espresse da alcuni leader sulla bonifica dei terreni e sull’escalation di attività nell’area”. Nessun accenno però a Pechino, che è il soggetto delle azioni descritte, naturale conseguenza della sua rivendicazione di una fetta consistente di oceano comprendente le isole Spratly e Paracel.
Queste zone sono contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia. Lì la Cina ha avviato la costruzione di una serie di isole artificiali con impianti militari e fari, compiendo diversi affondamenti di imbarcazioni e pescherecci vietnamiti e filippini.
Un articolo apparso sul Japan Times fa notare che “il tono mite della dichiarazione, nonostante la crescente frustrazione nella ragione a causa delle rivendicazioni cinesi, è ancora più sorprendente vista la presenza al summit di Barack Obama, la cui amministrazione ha più volte espresso preoccupazione per le azioni di Pechino”. Il presidente americano è stato infatti l’unico leader, ieri, a ricordare che la sentenza della corte dell’Aja dello scorso 12 luglio – che stabilisce che la Cina ha torto – è “vincolante”.
Inoltre, l’articolo sottolinea l’espressione “alcuni leader” usata nel documento: “Ciò significa – scrive il quotidiano nipponico – che non tutti i leader [Asean] vogliono rimproverare Pechino. La Cambogia, per esempio, rimane con fermezza dalla parte della Cina”. Lo scorso giugno Pechino ha ricompensato con 600 milioni di dollari Phnom Penh per il suo sostegno.
Da parte sua la Cina ha ribadito l’impegno a stringere rapporti più stretti con la comunità Asean, nell’anniversario dei 25 anni di dialoghi diplomatici. Nel 1991 la Cina è diventata il primo partner strategico della neonata assemblea dei Paesi del sud-est asiatico. Il premier cinese Li Keqiang ha auspicato altri 25 anni di “nuove opportunità e nuove sfide”.
27/06/2020 10:48