06/06/2024, 13.37
IRAN - ONU
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Aiea richiama Teheran per ‘mancata collaborazione’ sul nucleare

Una nota approvata dal Consiglio dei governatori richiama formalmente all’ordine l’Iran. Il testo approvato da 20 dei 35 Paesi che compongono il board, contrarie Russia e Cina, altre 12 nazioni astenute. La missione diplomatica iraniana all’Onu parla di decisione “frettolosa e imprudente”. Fra i nodi il blocco all’ingresso degli ispettori.

Teheran (AsiaNews) - Dura presa di posizione - almeno sul piano formale - dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) contro Teheran. Ieri, infatti, il Consiglio dei governatori ha adottato una risoluzione che richiama formalmente all’ordine la Repubblica islamica, in seguito alla sua mancata cooperazione nell’ambito dell’accelerazione del suo programma nucleare. Il documento, presentato da Londra, Parigi e Berlino, è stato approvato da almeno 20 Paesi sui 35 che compongono il board, come riferiscono alcune fonti diplomatiche. Gli Stati Uniti avrebbero, almeno in una prima fase, voluto astenersi per il timore di una ulteriore escalation in un Medio oriente già in fiamme per guerre e tensioni; contro il documento hanno votato Russia e Cina, mentre altre 12 nazioni si sono astenute. 

La missione iraniana all’Onu ha replicato a stretto giro di vite alla risoluzione, definendo la sua approvazione “frettolosa e imprudente” come riferisce la tv di Stato. “La decisione dei Paesi occidentali - prosegue la nota dei diplomatici della Repubblica islamica alle Nazioni Unite - è stata frettolosa e poco saggia, e avrà senza dubbio un impatto negativo sul processo di impegno diplomatico e della cooperazione costruttiva (tra Teheran e le parti opposte)”.

L’Aiea si è rivolta a Teheran in toni inusualmente duri chiedendo anche di ritirare il divieto di ingresso e ispezione dei siti nucleari opposto ad alcuni ispettori, anche se resta alta la preoccupazione per una possibile escalation sul fronte dell’atomica (bomba). La risoluzione di queste ore segue una precedente approvata 18 mesi fa, che ordinava all’Iran di ottemperare a una indagine dell’agenzia, durata anni, e relativa a tracce di uranio rinvenute in siti non dichiarati e ridotti da tre a due. Su questi il governo degli ayatollah non ha mai fornito risposte ritenute soddisfacenti dagli esperti, mantenendo un velo di riservatezza che pone interrogativi sui reali scopi del programma nucleare, secondo Teheran caratterizzato da uso civile e non per fabbricare armi. 

Ciononostante, dall’ultima risoluzione l’elenco di problemi e criticità che l’Aiea deve affrontare in Iran si è accresciuto, da qui l’invito a fornire risposte soddisfacenti alle molte questioni irrisolte e sul tavolo degli esperti. Nel settembre scorso l’Iran ha vietato l’accesso a molti dei massimi esperti Aiea in materia di arricchimento, un provvedimento che il direttore generale dell’agenzia Rafael Grossi ha bollato come “sproporzionato e senza precedenti”. La decisione dei vertici iraniani, ha aggiunto, rappresenta un “colpo molto grave” alla capacità di svolgere “il proprio lavoro”. 

Il mese scorso lo stesso Grossi ha incontrato alcuni funzionari iraniani nella speranza di sbloccare la questione della sonda sulle particelle e degli ispettori, ma anche di espandere il monitoraggio a parti del programma nucleare iraniano coperte dall’accordo del 2015 con le principali potenze. Tuttavia, anche in questo caso non si sarebbero registrati significativi passi in avanti. 

Negli ultimi anni Teheran ha violato in maniera progressiva i termini dell’accordi sul nucleare: i primi passi risalgono al 2019, in risposta al ritiro nel maggio 2018 dell’allora presidente Donald Trump dal Jcpoa e alla reintroduzione delle più dure sanzioni della storia, che hanno determinato un crollo dell’economia iraniana. L’accordo temporaneo è scaduto il 24 giugno 2021 e da tempo le diplomazie internazionali lavorano - sinora invano - ad un nuovo concordato, sebbene l’attuale inquilino della Casa Bianca abbia mantenuto per tutto il mandato le sanzioni del predecessore. A pesare restano molte questioni aperte e tuttora irrisolte, fra cui l’incapacità - o la mancata volontà - di Teheran di spiegare le tracce di uranio in tre siti non dichiarati e pochi progressi si sono registrati in questi anni sotto la presidenza dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi, morto il 19 maggio scorso. 

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