Abu Dhabi, moschea dedicata a “Maria, madre di Gesù”. Mons. Hinder: Segno di tolleranza
Per il vicario apostolico la decisione dei vertici degli Emirati è un passo di “avvicinamento positivo”. Essa mostra “apertura e interesse al dialogo” islamo-cristiano. La moschea sorge a pochi passi dalla cattedrale di san Giuseppe; un luogo di culto cristiano e uno musulmano ricreano in via ideale “la Sacra Famiglia”. Gli Emirati esempio di tolleranza in una regione caratterizzata da conflitti.
Abu Dhabi (AsiaNews) - Un gesto importante di “tolleranza” e un passo di “avvicinamento positivo” della leadership musulmana verso i cristiani, che mostra “apertura e interesse al dialogo”. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), commentando la decisione dei vertici degli Emirati di rinominare una moschea di Abu Dhabi, dedicandola alla Madonna. La moschea, aggiunge il prelato, “sorge nei pressi della cattedrale di san Giuseppe” e questo gesto indica, almeno idealmente, la volontà di riunire “la sacra famiglia” coinvolgendo entrambe le religioni.
Il 14 giugno scorso Sheikh Mohammad Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario e ministro della Difesa di Abu Dhabi, oltre che vice-comandante supremo delle Forze armate degli Emirati Arabi Uniti (Eau), ha deciso di rinominare una moschea del distretto di Al Mushrif. Dedicata in origine a Sheikh Mohammad Bin Zayed, oggi la moschea si chiama “Mariam, Umm Eisa”, il nome arabo di “Maria, madre di Gesù”.
Dietro la scelta, la volontà della leadership degli Emirati di “consolidare i legami di umanità” fra “fedeli di religione diversa” in un periodo di tensioni e violenze, anche a sfondo confessionale, che hanno ormai superato i confini della regione mediorientale. Per Sheikha Lubna Al Qasimi, ministro di Stato per la tolleranza (un dicastero introdotto da poco per favorire il dialogo interreligioso), ha ringraziato il principe ereditario per la scelta. Essa funge “da esempio”, spiega il ministro, e una “bellissima immagine di tolleranza e coesistenza” da parte degli Emirati, nazione che ospita immigrati e lavoratori provenienti da oltre 200 Paesi al mondo.
La moschea sorge a poca distanza dalla cattedrale cattolica di san Giuseppe e dalla parrocchia anglicana di Sant’Andrea. Il gesto della leadership musulmana ha incontrato il plauso dei rappresentanti dell’intera comunità cristiana, cattolica e protestante, a conferma dell’esempio di apertura e tolleranza mostrato dagli Eau in un contesto regionale di caos e violenze confessionali. Una apertura corrisposta dai cristiani, come testimoniato dalla decisione presa nei giorni scorsi da una parrocchia di Al Ain, che ha aperto le proprie porte per la preghiera di ṣalāt al-maghrib, la quarta della giornata che si recita subito dopo il tramonto. Il luogo di culto cristiano ha ospitato fino a 200 musulmani, in maggioranza lavoratori immigrati.
In una nota diffusa in queste ore il Vicariato apostolico dell’Arabia meridionale ha ricordato che l’ufficio di mons. Hinder sorge “a pochi metri di distanza” dalla ex moschea di Sheikh Mohammad Bin Zayed, oggi dedicata alla Madonna. Il vicariato ricorda la devozione comune che cristiani e musulmani hanno per Maria, la madre di Gesù, che rappresenta “una figura di primo piano” sia nella Bibbia che nel Corano e costituisce un “legame importante” fra le due fedi. Questo gesto, conclude la nota, “contribuirà alla pace e alla comprensione reciproca non solo negli Emirati, ma in tutta la regione”.(DS)