18/09/2024, 11.15
LIBANO - ISRAELE
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Shock e solidarietà: il ‘giorno-dopo’ del Libano dopo l’attacco di Israele a Hezbollah

di Fady Noun

L’operazione che ha causato almeno 12 morti e oltre 2800 feriti, diversi dei quali gravi, rappresenta una “prima assoluta”. Lo scoppio dei cercapersone ha colto di sorpresa i miliziani filo-iraniani, il cui potenziale ne uscirebbe “indebolito”. Attesa per la risposta di Nasrallah, mentre è gara a donare il sangue per i feriti come avvenuto dopo l’esplosione al porto. Il timore che possa essere preludio a un conflitto su larga scala.

Beirut (AsiaNews) - Con un colpo a sorpresa di vasta portata, una “prima assoluta nella storia delle guerre moderne” secondo Ici-Beyrouth, ieri Israele ha sferrato un attacco mortale a Hezbollah manomettendo, facendoli esplodere simultaneamente, migliaia di piccoli apparecchi di comunicazione senza fili. Si tratta di cercapersone che i miliziani del “Partito di Dio” avevano scelto come mezzo di comunicazione, sostituendoli ai cellulari e smartphone facilmente localizzabili dallo Stato ebraico. I vertici dell’intelligence militare ne hanno quindi approfittato per individuare ed eliminare quadri e attivisti del movimento libanese filo-iraniano, il cui leader Hassan Nasrallah (scampato per puro caso) dovrebbe pronunciare domani un discorso alla nazione. 

L’operazione ha provocato in risposta una ondata di solidarietà sul piano ospedaliero paragonabile a quella che si è registrata all’indomani dell’esplosione al porto di Beirut il 4 agosto 2020. Un primo bilancio diffuso dal ministro ad interim della Sanità libanese Firas Abiad parla di 12 morti (ma vi è incertezza sui numeri) e oltre 2800 feriti, la maggior parte al volto e agli occhi, oltre alle dita. In diversi hanno perso l’uso delle dita, mentre l'ospedale Hôtel-Dieu nella notte ha effettuato almeno 25 interventi chirurgici delicati e impegnativi agli occhi, per salvare la vista. 

Fra le vittime vi è il figlio di un deputato di Hezbollah, Ali Ammar, e una bambina di soli 10 anni; ferito anche l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani (sulle cui condizioni vi sono versioni discordanti), insieme al - ma anche qui mancano conferme ufficiali - figlio del deputato Hassan Fadlallah e del responsabile dell’unità di coordinamento del partito sciita Wafic Safa. Il numero maggiore di morti si conta però in Siria, con almeno sette vittime fra membri di Hezbollah. 

Impatto delle esplosioni

La portata di queste esplosioni sulle capacità nelle comunicazioni di Hezbollah non è stata immediatamente chiara. Secondo la giornalista Scarlett Haddad, interpellata da AsiaNews, l’attacco “ha certamente interrotto le comunicazioni del partito, ma il suo impatto è stato più morale che militare, e non ha alterato l’equilibrio delle forze sul terreno in quanto tale”. Tuttavia, aggiunge l’esperta, bisognerà aspettare per capire se questo colpo sferrato sarà il preludio di “una azione più ampia o, si spera per il Libano, un’alternativa ad essa”. In ogni caso, avverte, aggiunge una “dimensione totalmente nuova” al confronto-scontro tra Israele e Hezbollah e suggerisce che Israele “potrebbe essere riuscita a infiltrare delle ‘talpe’ nell’apparato logistico del Partito di Dio”. Tuttavia, la giornalista ritiene che la risposta del Partito di Dio avverrà “nel quadro delle tacite regole di ingaggio stabilite” e conclude precisando che ancora oggi Hezbollah “non vuole la guerra”.

Ondata di panico

Dopo l'ondata di panico che si è abbattuta ieri verso le 15.30 del pomeriggio su diverse regioni del Libano, e archiviato un primo momento di stupore e sconcerto per le modalità secondo cui è avvenuta l’operazione, si è iniziato a riflettere su come sia stata possibile. Una fonte vicina a Hezbollah ha detto all’Afp che “i cercapersone esplosi sono parte di un carico di un migliaio di apparecchi importanti di recente” e, con tutta probabilità, “intercettati prima del loro arrivo in Libano”. A conferma di queste dichiarazioni, funzionari americani e di altri Paesi interessati hanno dichiarato al New York Times che Israele sarebbe riuscita a “nascondere piccoli esplosivi” negli apparecchi acquistati da Hezbollah a Taipei. Si tratterebbe di oltre 3mila unità, principalmente del modello AP924, ordinate da Hezbollah alla società taiwanese Gold Apollo, la quale smentisce una fornitura diretta degli apparecchi e scarica le responsabilità su una società terza in Ungheria.

Secondo fonti citate da Sky News Arabia, il Mossad avrebbe collocato una quantità di esplosivo liquido (il tetranitrato di pentaeritrite, Petn) sulla batteria dell’apparecchiatura di comunicazione, facendola poi esplodere dopo aver aumentato la temperatura della batteria.

Prima di queste rivelazioni, l’operazione aveva sollevato una domanda: erano le batterie al litio degli avvisatori acustici a esplodere quando si surriscaldavano, o i dispositivi erano stati modificati in precedenza? Per Edward Snowden vi sarebbero stati “troppi feriti e molto gravi” rispetto a un numero assai inferiore di “incidenti e guasti” per sostenere la teoria delle “batterie surriscaldate che esplodono”.

Le reazioni

Come sempre in questi casi, Tel Aviv si è astenuta dal fare il minimo commento su questa operazione senza precedenti. Tuttavia, nella serata di ieri lo Stato Maggiore dello Stato ebraico ha tenuto una “riunione di valutazione” sullo “stato di preparazione militare sia sul fronte offensivo che su quello difensivo”. Israele aveva annunciato solo poche ore prima dell’attacco la decisione di estendere “i suoi obiettivi di guerra” al confine con il Libano, per consentire agli sfollati del nord di tornare a casa. Nel frattempo gli Stati Uniti affermano che “non erano a conoscenza” delle esplosioni in anticipo; al contempo il Dipartimento di Stato si rivolge all’Iran esortandola a “evitare” qualsiasi azione che possa aggravare le tensioni nella regione. In una nota le Nazioni Unite definiscono quanto avvenuto ieri con la serie di esplosioni una “escalation estremamente preoccupante”. Da parte sua, il governo di Beirut ha denunciato “un attacco flagrante alla sovranità libanese” e si prepara a presentare un reclamo contro Israele al Consiglio di sicurezza Onu. Il ministro dell’Istruzione Abbas Halabi ha annunciato che le scuole e le università rimarranno chiuse oggi (mercoledì 18 settembre). Sono scoppiati tafferugli tra Hezbollah e militanti delle Forze libanesi all’ingresso dell’ospedale di Monte Libano, in un flusso continuo di ambulanze, mentre Air France e Lufthansa hanno annunciato la sospensione temporanea dei voli verso l’aeroporto di Beirut.

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