Coronavirus: Pechino a rischio recessione. Produzione ai minimi storici
Il Pil del gigante asiatico può crollare del 6% nel primo trimestre, la prima recessione dalla Rivoluzione culturale. Ricadute per tutta l’Asia. Le borse si riprendono grazie agli stimoli promessi dalle grandi economie.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La produzione industriale cinese è calata a minimi storici a causa del coronavirus di Wuhan (Covid-19). L’indice manifatturiero Caixin/Markit ha registrato il tasso più rapido di contrazione da quando è stato lanciato nel 2004. Il dato, che si riferisce alle piccole e medie imprese, è crollato a 40.3 a febbraio (un indice sotto 50 significa che l’economia si sta contraendo). Il mese scorso era stato calcolato a 51.1 punti.
L’indice di produzione ufficiale, pubblicato il 29 febbraio dall’Ufficio nazionale di statistica, segna una contrazione ben maggiore, a 35.7 punti. Il timore degli analisti è che l’economia cinese possa avere una pesante crescita negativa nel primo trimestre del 2020 (-6% rispetto al trimestre precedente e -3% in confronto allo stesso periodo dell’anno passato). Prima della pubblicazione delle ultime cifre, le previsioni erano per un rallentamento e non una contrazione economica in Cina.
Sarebbe la prima volta dalla Rivoluzione culturale, tra fine anni ‘60 e inizio ‘70, che Pechino si trova ad affrontare una recessione. Il colpo avrà adesso inevitabili ricadute sui Paesi vicini, strettamente legati alla produzione manifatturiera cinese.
Ciononostante, i mercati sembrano avere fiducia nelle misure di stimolo adottate o promesse da Pechino e le altre grandi economie, in particolare gli Stati Uniti e il Giappone. Dopo il tonfo, della scorsa settimana (la peggiore dalla crisi dei mutui del 2008), le principali borse asiatiche sono tornate positive. A metà mattinata Shanghai segna un +3,15%, Shenzhen +3,77% e Hong Kong +0,72%. Tokyo si avvicina alla chiusura con un +0,95%.