Attivista indiano: Un oltraggio la candidatura di Narendra Modi a Varanasi
Mumbai (AsiaNews) - L'annuncio della candidatura di Narendra Modi nel seggio di Varanasi "ha rilanciato ancora una volta l'idea secondo la quale Varanasi è la 'culla' dei fondamentalisti indù. Questo è un oltraggio al popolo di Varanasi e alla città stessa: la storia di questo luogo smentisce tale propaganda". Lo afferma ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, segretario generale del People's Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr), commentando la decisione di Modi, chief minister del Gujarat e candidato Primo ministro del Bharatiya Janata Party (Bjp, ultranazionalisti indù), di competere nel seggio di Varanasi per partecipare alle elezioni generali 2014.
Di famiglia brahmina, l'attivista per i diritti umani si definisce agnostico e lavora proprio a Varanasi, in particolare con i dalit. "Varanasi è da sempre imbevuta di pluralismo e secolarismo - sottolinea -, e molte persone lavorano per porre fine al sistema delle caste e a ogni forma di fondamentalismo religioso".
In effetti, la storia della città parla da sola. "Questo luogo - spiega Raghuvanshi - è noto come la città di Shiva, ma si è molto discusso se si tratti del dio brahminico originale, o se la divinità sia stata sfruttata per assicurarsi la diffusione del brahmanesimo. È sempre qui che Buddha ha pronunciato il suo primo sermone nel 528 a.C. È una delle città sacre del giainismo, e uno degli epicentri del movimento Bhakti (corrente induista di epoca medievale molto vicina all'islam sufi, ndr). Il guru Nanak Dev, fondatore del sikhismo, visitò Varanasi nel 1507 e restò ispirato dalla città".
"Il Pvchr non è un movimento politico - precisa il suo segretario generale - ma siamo contrari a quelle forze nazionaliste che si fanno strada con la violenza". Forze come la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), braccio paramilitare del Bjp, autore di numerosi attacchi contro le minoranze etniche, sociali e religiose dell'India. "M. S. Gowalkar, il fondatore della Rss - ricorda - non ha mai nascosto la sua stima nei confronti di Hitler e Mussolini. Egli descriveva l'India come un Paese 'puramente indù', e considerava i musulmani cittadini di seconda classe".
Narendra Modi si è fatto le ossa nella Rss, ed è considerato responsabile di non aver posto un freno alle violenze del 2002 in Gujarat, quando si consumarono mortali scontri tra indù e musulmani.
"Negli ultimi decenni - conclude Raghuvanshi - le minoranze religiose in India hanno subito ondate di violenza organizzata, che hanno messo in grave pericolo la nostra democrazia laica. Gli attacchi contro le comunità islamica e cristiana vengono usati sempre più come strumento politico dalle forze fondamentaliste e nazionaliste indù".
08/04/2019 14:13