Gli indonesiani evacuati da Wuhan, accolti dalle proteste (Video)
I rimpatriati trascorreranno 14 giorni di quarantena in una struttura militare sull’isola di Natuna. Da giorni la popolazione locale protesta contro il piano governativo per paura di contagi. Sacerdote: “Se qualcuno si ammalasse, verrebbe curato dall’esercito e non vi sarebbe alcun contatto diretto”.
Jakarta (AsiaNews) – Le autorità indonesiane hanno rimpatriato 238 connazionali provenienti dalla città di Wuhan, capoluogo della provincia cinese dell'Hubei ed epicentro di una mortale epidemia di coronavirus. Ieri il governo ha trasferito il gruppo da Batam (provincia di Riau Islands) in una struttura sull’isola di Natuna – tra la penisola di Malacca (ad ovest) ed il Borneo (ad est) – insieme ai cinque membri di una squadra di esperti e 42 funzionari coinvolti nell’evacuazione. I rimpatriati vi trascorreranno 14 giorni in quarantena ed in seguito potranno fare ritorno alle proprie famiglie, una volta superati i controlli.
Da giorni la popolazione locale si oppone al piano del governo, temendo la diffusione del coronavirus. Ieri, centinaia di persone hanno preso parte ad una manifestazione presso lo scalo aereo di Natuna, dove ad attenderle vi erano le forze di sicurezza. Gli ufficiali hanno diffuso un appello per placare gli animi e non si sono verificati scontri. Il ministero indonesiano della Sanità ha disposto l’apertura di un ufficio sull’isola.
P. Agus Tarnanu, sacerdote della diocesi di Pangkalpinang che svolge la sua opera a Natuna, spiega ad AsiaNews che la sorveglianza sanitaria per gli indonesiani provenienti da Wuhan avverrà in una struttura militare all’interno dell’aeroporto. “In tempi rapidi – racconta p. Tarnanu – le autorità hanno trasformato un hangar in rifugio temporaneo. Nel complesso militare vi è anche una struttura sanitaria, un ospedale. Se qualcuno si ammalasse, verrebbe curato dall’esercito e non vi sarebbe alcun contatto diretto con la popolazione locale”.
Il sacerdote si prende cura delle 80 famiglie cattoliche che vivono nei pressi della stazione di San Paolo, a Ranai. “Questa appartiene alla parrocchia di Santa Maria Vergine Immacolata di Pangkalpinang, sull’isola di Bangka. Servo questa piccola comunità da quasi un anno. In questo periodo di tempo, ho potuto recarmi in parrocchia solo quattro volte, perché la distanza è molta e i costi per il viaggio elevati”.
In Indonesia, non vi sono ancora casi di contagio da coronavirus confermati, ma ieri le vicine Filippine hanno annunciato il primo decesso dovuto al virus: è il primo registrato fuori dalla Cina. Il ministro indonesiano degli Esteri, Retno Marsudi, ha annunciato alcune misure messe in atto per affrontare l’emergenza: Jakarta ha vietato l’ingresso e il transito nel Paese ha chiunque sia stato in Cina per 14 giorni. Inoltre, a partire da dopodomani l’Indonesia fermerà i voli da e verso la Cina continentale.
21/02/2020 09:16