17/02/2025, 14.00
PAKISTAN
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'Ho incontrato Gesù'. La fede oltre ogni avversità in Pakistan

di Stephen George

Una donna della provincia del Punjab racconta ad AsiaNews il suo percorso e le difficoltà che affrontano i convertiti dall'islam. Dopo aver scelto di seguire Cristo, Naseem ha subito isolamento, minacce di morte e discriminazioni. Ma, nonostante le difficoltà economiche e familiari, la sua fede incrollabile rimane una fonte di speranza. L'attivista Joseph Janssen: libertà di culto senza timore di persecuzioni.

Islamabad (AsiaNews) - Una testimonianza di fede e coraggio incrollabili: la storia di Naseem (nome di fantasia per proteggerne l’identità) racconta quanto in Pakistan per chi diventa cristiano seguire la propria fede comporta oggi sfide immense. 

Naseem è nata in una famiglia musulmana profondamente religiosa in un piccolo villaggio nel Punjab centrale, dove la vita ruotava intorno alla moschea. Suo padre, un rispettato membro della comunità, e i suoi fratelli erano profondamente coinvolti nelle pratiche islamiche. “Si svegliavano ogni mattina alle 4 per pregare alla moschea, sempre in prima fila con l'Imam”, ricorda. Crescendo, ha subìto un’immensa pressione per riflettere l'immagine di devozione musulmana della sua famiglia.

“Avevamo anche un Mawlawi (studioso musulmano, ndr) che veniva: ci insegnava il Corano e altre materie. Io e i miei fratelli studiavamo diligentemente e mio padre pregava regolarmente. Avevamo un forte legame con la nostra comunità”, continua Naseem. Fin da bambina, però, era attratta dai racconti su Gesù e Maria citati nel Corano. “Ero toccata dalla storia di Gesù, dai suoi miracoli, dalla sua compassione e dalla pace che provavo ogni volta che sentivo parlare di lui”, racconta. 

Anni dopo, mentre lavorava nei campi di un vicino villaggio cristiano, Naseem incontrò un ragazzo cristiano che l'ha ascoltata: “Gli dissi quanto amavo Gesù e Maria e come la sua storia mi dava pace e conforto”, ricorda. Questa semplice conversazione divenne il primo passo del profondo cammino di fede di Naseem. “Ho anche constatato che i cristiani erano onesti e sinceri, a differenza di alcuni musulmani che avevo incontrato. Anche sostenuta da questa nuova comprensione, ho scelto di accettare Maria e mi sono convertita al cristianesimo”. Sedici anni fa ha sposato un ragazzo cristiano, registrando il matrimonio in tribunale, senza rito religioso; ora è madre di sette figli.

Da quando ha abbracciato pubblicamente il cristianesimo la vita di Naseem è stata segnata da un'incessante persecuzione. Si è subito trovata isolata, nessuno era disposto a celebrare il suo matrimonio e ha subìto numerosi attentati alla sua vita. “Ho affrontato minacce di morte, ma Gesù mi ha protetto”, dice con fede incrollabile. Nessun sacerdote cristiano ha accettato di celebrare la nostra unione, per timore di rappresaglie: "Quando glielo chiedo, si rifiutano per paura delle minacce”.

Naseem e la sua famiglia vivono in uno stato di costante paura. I figli subiscono umiliazioni e minacce quotidiane in una scuola pubblica locale. Gli insegnanti tentano regolarmente di convincere i figli a rinunciare al cristianesimo e a tornare all’Islam. “I miei genitori hanno persino cercato di rapire i miei figli per costringerli a convertirsi all’islam”, racconta Naseem. “Quando ho abbracciato Gesù, ho perso tutti i legami con la mia famiglia, genitori, fratelli e parenti - aggiunge -. Ancora oggi, ogni volta che esco, chiudo i miei figli in casa, mi copro il viso per nascondere la mia identità”.

La donna deve affrontare discriminazioni multiple anche nel lavoro: i musulmani locali si rifiutano di assumerla o di non le permettono di raccogliere verdure nei campi agricoli. “Abbiamo affrontato la fame, per mesi con gli stessi vestiti e senza scarpe”. Ma per Naseem, la più grande minaccia viene dalla sua stessa famiglia. Suo padre, i suoi fratelli e persino i suoi amici la vedono come un'infedele la cui morte porterebbe loro la salvezza. “Tutti quelli che mi circondano mi vedono come una kafir (infedele, ndr), una miscredente. Credono che uccidendomi otterranno il paradiso”, spiega Naseem. Il timore è costante anche per i suoi figli: “Quando vanno a scuola, al mercato o a giocare ho sempre paura”.

Ad aggravare le condizioni di vita di Naseem si inseriscono anche le sfide economiche. Dei sette figli solo uno contribuisce al reddito. “Mio marito è malato non può lavorare. Non abbiamo risorse per le sue cure e i suoi farmaci. A volte abbiamo solo due chili di farina e non riusciamo a sfamare tutti i bambini”, spiega. Il ricavato ottenuto dal lavoro nei campi non è quasi mai sufficiente per tutti. “In questi momenti difficili, i miei fratelli e sorelle cristiani mi aiutano. A volte mi danno della farina o 500 oppure 1000 mille rupie. È grazie al loro sostegno che riusciamo a sopravvivere dignitosamente”. 

L’incontro con la comunità cristiana avviene anche nella chiesa locale. “Vado in chiesa due volte al giorno, alle 4 del mattino e alle 7 di sera. Dio ha fatto qualcosa di straordinario per me”, spiega. La fede per Naseem rappresenta la salvezza dalle persecuzioni incessanti: grazie a essa sogna la libertà, non solo per sé, ma anche per i suoi figli. “Desidero essere libera dalla paura e dal trauma di essere uccisa o di vedere i miei figli uccisi. Voglio vivere in un luogo dove i miei figli possano andare in chiesa, seguire Gesù liberamente e frequentare la scuola senza paura”, spera Naseem.

In Pakistan non esiste una vera libertà religiosa, la storia di Naseem lo dimostra chiaramente. “La mia richiesta è che il Pakistan permetta la libertà religiosa per tutti, consentendo a chiunque di scegliere la propria fede senza temere persecuzioni o restrizioni - dice Naseem ad AsiaNews -. Da quando ho abbracciato il cristianesimo e accettato Gesù, ho affrontato numerose sfide. Nessuno di noi dovrebbe vivere nella paura”.

Proprio a questo mira la campagna promossa dall'attivista per i diritti umani Joseph Janssen, che sta sfidando politiche oppressive come quelle della NADRA (National Database and Registration Authority), che non ammette dichiarazioni di abbandono dell'islam. Presentando una petizione costituzionale a nome dei convertiti, cerca di difendere il diritto fondamentale di scegliere la propria fede.

Questo sforzo mira a spianare la strada a un futuro più sereno per numerosi credenti che per paura vivono la  propria fede in segreto. Per questo, nonostante il dolore e le lotte, la fede incrollabile di Naseem rimane un faro di speranza. “Possiamo soffrire in questa vita - dice la donna -. Ma so che Gesù è con noi, ci protegge e ci dà la forza di andare avanti’.

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