È ‘fuorilegge’ chi grida slogan per la fine della dittatura del Partito comunista cinese
Lo ha detto Wang Guangya, membro del Comitato permanente all’Assemblea nazionale del popolo. Lo scorso marzo Xi Jinping aveva ribadito il ruolo di monopoli e di guida del Partito su tutta la società. Il tentativo di bloccare l’elezione di parlamentari democratici ad Hong Kong.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Le persone di Hong Kong che gridano slogan a favore della fine della dittatura del partito comunista in Cina vanno contro la legge e non possono concorrere per responsabilità politiche. È quanto ha dichiarato Wang Guangya (v. foto), attuale membro del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp) e fino ad un anno fa, capo dell’Ufficio dei rapporti fra Hong Kong e la Cina.
“La costituzione nazionale [della Cina] stabilisce che la nazione è guidata dal Partito comunista cinese”. Per questo, coloro che avocano la fine della dittatura, non dovrebbero candidarsi alle elezioni politiche nel territorio. “Non devono – egli ha dichiarato – perché questo va contro la costituzione nazionale. È un atto fuorilegge”.
Le esternazioni odierne di Wang Guangya avvengono proprio dopo che l’Anp ha approvato quasi all’unanimità alcuni emendamenti alla Costituzione della Cina, mentre Xi Jinping ha riaffermato il ruolo di monopolio e di guida del Partito comunista in tutti gli aspetti della società.
Il mese scorso, Tam Yiu-chung, un politico di Hong Kong pro-Pechino, aveva definito “squalificante” l’atteggiamento di coloro che gridano alla fine della dittatura. L’attuale capo dell’Ufficio per i legami fra Hong Kong e la Cina, Wang Zhimin, l’aveva definito “politicamente non etico”. La definizione di “fuorilegge” è un passo in più nel tentativo di fermare l’elezione di parlamentari democratici al parlamento di Hong Kong, il cui “sogno cinese” è per una Cina multipartitica.