In Thailandia 150 delegati all'incontro promosso dal dicastero per il Dialogo interreligioso insieme ad alcune importanti realtà buddhiste. Tema del confronto le vie della compassione (Karuṇā) e della carità (Agape) per portare speranza nel contesto di oggi. Fissato per il 2025 in Cambogia il prossimo Colloquio.
Bangkok (AsiaNews) – “In questi tempi difficili, ci rifiutiamo di cedere alla disperazione, perché crediamo fermamente che, in mezzo alle nubi oscure, quanti sono profondamente radicati nelle rispettive tradizioni religiose e disposti a lavorare insieme a tutti possano portare un raggio di speranza a un'umanità disperata”. È quanto scrivono nella loro dichiarazione finale i partecipanti al VII Colloquio buddista-cristiano conclusosi oggi a Bangkok sul tema “Karuṇā e Agape in dialogo per la guarigione di un'umanità e di una terra ferite”.
Promosso dal dicastero per il Dialogo interreligioso insieme all’Università Mahachulalongkornrajavidyalaya, all’Università Buddista Mahamakut, all’Ordine Buddista Cinese del Sangha in Thailandia, al Wat Phra Chetuphon, alla Fondazione Sirivadhanabhakdi e alla Conferenza Episcopale della Thailandia ha visto riuniti per quattro giorni presso il centro Baan Phu Waan circa centocinquanta buddisti e cristiani provenienti da Cambogia, Hong Kong, India, Giappone, Malesia, Mongolia, Myanmar, Singapore, Sri Lanka, Corea del Sud, Thailandia, Taiwan, Regno Unito e Santa Sede, oltre a un rappresentante della Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia. Anche le autorità locali e i rappresentanti di altre religioni presenti in Thailandia, come indù, musulmani e sikh, hanno partecipato alla sessione inaugurale.
A partire dallo sguardo sui punti di incontro tra il valore buddista della compassione (Karuṇā) e l’idea cristiana della carità (Agape), i partecipanti hanno accolto la sfida di confrontarsi con le sfide che l’umanità di oggi si trova ad affrontare. “Riconosciamo che sia il buddismo sia il cristianesimo – ha detto nel suo intervento introduttivo a Bangkok il card. Miguel Angel Ayuso Guixot, prefetto del dicastero per il Dialogo interreligioso - condividono un profondo impegno per il benessere dell'umanità e della Terra. Siamo consapevoli che il nostro mondo è ferito in molti modi - socialmente, economicamente, ecologicamente - e chiede di essere guarito. In questo riconoscimento condiviso della nostra responsabilità collettiva, troviamo un terreno comune che trascende i confini religiosi”.
“Come buddisti e cristiani – scrivono i partecipanti nel documento conclusivo - vediamo il Buddha e Gesù come grandi guaritori. Il Buddha indicava l'avidità e Gesù il peccato come causa della sofferenza. A molti livelli, Gesù e il Buddha hanno proposto l'amore e la compassione come medicina per scacciare le tenebre nel cuore umano e nel mondo. Nutriti dai rispettivi insegnamenti spirituali, buddisti e cristiani, per migliaia di anni, hanno adottato modi di vita compassionevoli per affrontare la sofferenza della vita”.
In questa prospettiva il documento conclusivo indica 7 verbi da cui far scaturire un impegno comune: riconoscere che apparteniamo tutti a un’unica famiglia umana; dialogare per prevenire la violenza e risanare sia la vittima sia il carnefice; coltivare l’empatia verso le sofferenze degli altri e dell’ambiente; innovare per far sì che il patrimonio spirituale delle proprie tradizioni religiose parli all’umanità ferita di oggi; educare soprattutto i più piccoli all’incontro con l’altro; pregare per purificare i cuori e le menti.
A conclusione dei lavori i partecipanti hanno compiuto anche il gesto simbolico di piantare due alberi: un esemplare di ratchaphruek, l’albero simbolo della Thailandia, e una pianta di payung, che nella lingua thai significa “sostenere”. È stato infine stabilito che l’Ottavo Colloquio buddista-cristiano si terrà nel 2025 a Phnom Penh in Cambogia.