Zhejiang, i nuovi Regolamenti su croci e chiese “sono poco più di uno scherzo malriuscito”
Pechino (AsiaNews) – Dal 5 al 20 maggio 2015, l’Ufficio per gli affari religiosi ed etnici della provincia del Zhejiang ha pubblicato una bozza di legge – preparata insieme al Dipartimento provinciale per le costruzioni – intitolata “Regolamento per la costruzione di edifici religiosi nel Zhejiang”. La bozza segue la campagna che da più di un anno sta distruggendo croci e chiese nel Zhejiang e in altre regioni. Essa è apparsa sui siti internet dei due uffici, con la richiesta di inviare commenti e suggerimenti. Il testo è lungo 36 pagine e fornisce istruzioni specifiche e dettagliate sulla selezione dei luoghi dove costruire, sulle dimensioni e sul design degli edifici da costruire all’interno dell’area amministrativa provinciale. Gospel Times ha ricevuto il seguente documento da un pastore cristiano della zona, che conferma la pubblicazione dei testi. Il ministro protestante ritiene che il testo abbia bisogno di miglioramenti, e pone sei domande alle autorità. Di seguito la traduzione integrale (in italiano a cura di AsiaNews).
Se le condizioni fossero abbastanza mature, il Zhejiang potrebbe aprire la strada al resto del Paese e dimostrare come si gestiscono gli affari religiosi secondo lo stato di diritto e chiarire l’ideologia di “servire il popolo” che sta alla base di questi Regolamenti. Se parliamo del minimo indispensabile, potrebbe almeno avere un significato positivo su un piano teoretico. Tuttavia, le condizioni attuali non sono giuste per questo sforzo.
Domanda n° 1: Qual è stato l’impatto positivo della campagna sulla “rettifica delle croci”?
Come è noto a tutti, un edificio religioso non rappresenta soltanto la funzionalità della struttura ma anche la cultura religiosa, la fede simbolica e il senso di appartenenza spirituale dei credenti. Sin da quando il Partito ha fondato la nazione, la base fondamentale delle politiche religiose è stata la consapevolezza della “estrema complessità” delle religioni stesse. La situazione di ognuna delle cinque maggiori religioni di Cina [buddismo, taoismo, islam, protestantesimo e cattolicesimo ndt] è diversa e complessa.
Dall’inizio dello scorso anno [il 2014 ndt], la provincia del Zhejiang ha impiegato risorse e manodopera per rettificare le croci sulle chiese. Questa decisione ha scatenato il malcontento della popolazione e una reazione negativa. Uno dei motivi alla base di questo scontento è che, almeno fino alla data odierna, non è ancora arrivato un documento ufficiale diretto alle comunità cristiane sull’argomento. Questo tipo di approccio può colpire in maniera positiva la comunità?
Inoltre, hanno usato la campagna “Tre rettifiche e una demolizione” per ingannare la popolazione e nascondere le loro vere motivazioni. Anche se la storia mostra che l’intera storia ha a che fare con la legalità dell’esistenza dei luoghi di culto, la popolazione continuerà a chiedere: “Buttare giù le croci può rimpiazzare l’applicazione della legge? È possibile violare la legge impunemente e abbattere le croci?”. Nel breve periodo, hanno pubblicato dei “documenti regolatori”. Ma naturalmente la gente è sospettosa di quest’aura di legalità. È impossibile essere meticolosi e rispettosi in così breve tempo. E avere buone intenzioni non vuole sempre dire che la società trarrà beneficio dalle azioni intraprese.
Domanda n° 2: Qual è lo scopo della sezione che riguarda le specifiche dettagliate degli edifici religiosi?
La provincia del Zhejiang ha l’opportunità di segnare un precedente coraggioso nell’area della gestione delle religioni, ma deve agire in modo da riflettere la volontà di “cercare la verità dai fatti”. Deve incarnare la linea stilata dal Partito per le masse: deve coniugare l’armonia sociale e l’essenza degli interessi del popolo, in modo particolare rispettando lo stato di diritto! Tuttavia, sfortunatamente alcune delle clausole degli “standard per gli edifici religiosi del Zhejiang” non hanno uno spirito basato sul diritto e non rispettano il precedente fissato dagli standard internazionali. Non sono conformi neanche alle politiche del Partito sulle religioni.
Un esempio. Il punto 4.1.4 recita: “L’altezza massima di un edificio religioso non può generalmente superare i 24 metri”. Scusatemi, ma su cosa si basa questa scelta? Sebbene la gestione dei terreni sia un problema urgente, i regolamenti contraddicono in maniera evidente tutte le politiche nazionali degli ultimi anni riguardo l’edilizia, che incoraggiano le costruzioni a “raggiungere il cielo, scavando in profondità nella terra”.
Allo stesso tempo ignorano un’altra situazione: visto che il terreno urbano è sempre più scarso, mentre aumenta il bisogno di attività religiose per la popolazione, è inevitabile che prima o poi gli edifici costruiti per gli uffici saranno usati per i servizi religiosi. Questo modo di fare è molto comune a Hong Kong e Taiwan. E come possiamo fare con il limite di 24 metri di altezza?
Inoltre, gli edifici in stile gotico sono considerati fra i più belli nella storia dell’architettura mondiale. Gli aspetti più caratteristici delle chiese cattoliche in stile gotico comprendono guglie alte ed enormi vetrate istoriate. Questo tipo di arte architettonica è ed è stato ampiamente riconosciuto come un simbolo culturale dello straordinario e altamente ispirato spirito cristiano. Certo, è importante promuovere un'architettura cristiana di stile cinese; tuttavia non possiamo usare una linea che escluda tutto il resto ed eliminare uno stile architettonico accettato in tutto il mondo. È un dato di fatto che moltissimi uffici governativi sono costruiti in stili diversi, provenienti da tutto il mondo. Quale legge può restringere questa forma di arte così ricca e variegata?
Il punto 4.6.4 dice: “Per quanto riguarda il simbolo cristiano… la croce… in generale l’intera croce dovrebbe essere inserita nella facciata principale dell’edificio principale”. Questa norma è probabilmente l’unica nel suo genere in tutto il mondo. Scusatemi, ma che razza di pensiero è questo? Avete paura del vento, o di un terremoto? Avete timore del danno che potrebbe causare all’armonia sociale, allo sviluppo economico, alla cultura politica? Per quale motivo l’unico simbolo del cristianesimo, la croce, dovrebbe essere “inserita nella facciata principale” e non trovarsi sull’alto della cuspide?
Un regolamento del genere è davvero necessario? Per rispettare una persona, si deve in primo luogo rispettare l’inviolabilità del suo corpo e non causarle alcun danno. Per rispettare la libertà religiosa non dovremmo allo stesso modo rispettare il “corpo” esteriore di una religione? E in particolare la sua “testa”, ovvero i simboli religiosi?
Domanda n° 3: Cercare di regolare la croce cristiana non rappresenta una discriminazione religiosa?
I punti 4.5.4 e 4.6.4 parlano delle croci sulle chiese cattoliche e protestanti. Questi punti chiedono che le croci debbano essere “inserite nella facciata dell’edificio principale”. Eppure non esistono restrizioni di questo tipo – sulle dimensioni o sulla posizione – dei simboli religiosi del buddismo, taoismo o islam. Non vediamo forse statue buddiste torreggiare ovunque? Fino a che le procedure legali vengono rispettate, nessuno obietta o pone restrizioni ad esse. E poi, perché le decorazioni architettoniche e i simboli islamici possono essere “in linea con le richieste tradizionali dell’islam”, mentre i simboli cristiani devono essere ristretti, per posizione o dimensione? Questo stato di cose non costituisce una discriminazione religiosa?
Domanda n° 4: I regolamenti non spingono la gente a intendere i luoghi religiosi come “fonte di rumore”?
Il punto 3.1.4 recita: “I luoghi religiosi devono mantenersi alla necessaria distanza da scuole, asili, aree residenziali e altre zone con restrizioni ai rumori forti”. In primo luogo un’espressione del genere è fallace, perché spinge a considerare i luoghi religiosi come fonte di rumore. E usare questa espressione fornisce ulteriori armi a coloro che già discriminano le religioni.
Mantenere una determinata distanza da scuole e asili è un concetto comprensibile, ma applicare la stessa richiesta alle “aree residenziali” può essere facilmente male interpretato o divenire fonte di nuovi abusi. In Cina, dove i fedeli sono una minoranza e dove le superstizioni feudali e le religioni popolari dominano in molte aree, la gente spesso trova scuse per opporsi alla costruzione di un luogo di culto e crea difficoltà ai cristiani che vogliono costruire. Questo a sua volta crea difficoltà al governo e può creare tensioni con norme precedenti, come quella che recita: “Rendete facile ai gruppi religiosi la possibilità di vivere vite religiose”.
In passato e anche oggi, sia in patria che all’estero, vi sono moltissimi esempi di chiese pubbliche edificate nei pressi di una comunità. Fino a che tutto viene fatto con ordine, i siti religiosi e le comunità possono coesistere in armonia. Di fatto, i luoghi di culto possono essere un ulteriore servizio alla comunità.
Domanda n° 5: La parte sulle proporzioni fra i vari edifici prende in considerazioni le attività religiose?
Il punto 4.1.1 dice: “Le dimensioni degli edifici secondari devono essere conformi alla dimensione dell’edificio principale: l’area occupata dovrebbe essere al massimo la metà di quella occupata dall’edificio principale”. Ogni situazione è diversa, e le necessità di ogni comunità religiosa non sono uguali fra loro. Tra il fornire servizi alla comunità e l’aumento delle attività dei fedeli, gli edifici secondari sono usati con sempre maggiore costanza, mentre l’edificio principale è generalmente usato una volta alla settimana.
Secondo le stime preliminari, le proporzioni fra l’edificio principale e quelli ausiliari (in patria e all’estero) sono per la maggior parte di 1 a 1, in alcuni casi 1 a 2 o persino maggiori. Nessuna chiesa rispetta il concetto della “metà” espresso dai regolamenti. Promuovendo la distribuzione geografica dei fedeli e offrendo un’opzione per attività multiple, il numero di eventi su larga scala negli edifici potrebbe diminuire. Ma dal punto di vista della sicurezza, sarebbe meglio permettere una maggiore superficie per gli edifici secondari lasciando intatti quelli principali. In questo modo si permetterebbe lo svolgimento regolare delle attività religiose.
Domanda n° 6: I regolamenti sono troppo dettagliati. A parte il fatto che degli “esterni” vogliono dirigere gli “interni”, danno troppo potere alle autorità. Come si concilia questo con lo stato di diritto?
Il punto 1.0.1 illustra l’intenzione alla base dei regolamenti: “Proteggere la qualità e la sicurezza degli edifici religiosi, salvaguardare i legittimi diritti e gli interessi delle comunità religiose”. Tuttavia molte delle norme contenute sono restrittive, non certo protettive. Il documento non riflette lo spirito positivo che dovrebbe spingere la comunità religiosa a divenire un attore attivo nella costruzione della società armoniosa. Inoltre, alcune norme sono estremamente complicate, mentre altre sono troppo vaghe, e lasciano troppo margine di interpretazione ai funzionari che saranno chiamati ad applicarle.
Ad esempio il punto 4.5.4 non solo stabilisce la proporzione della croce da inserire nella facciata dell’edificio, ma arriva a stabilire altezza e profondità della stessa croce. E persino queste proporzioni sono diverse per i cattolici e per i protestanti! Questo particolare tipo di “laico” che guida un documento per gli esperti diverrà lo scherzo preferito dalla comunità religiosa mondiale! Nei giorni in cui il premier Li Keqiang ammette che “l’esercizio del potere pubblico non è regolato o persino abusato”, possiamo dire che questo modo di comportarsi – “una gestione sbagliata non è per nulla una gestione” – rappresenti lo stato di diritto?
Un altro esempio viene dal punto 4.5.4, che dice: “Il colore della croce dovrebbe essere in armonia con la facciata dell’edificio e con l’ambiente circostante”. La frase “essere in armonia” non è troppo vaga? Avremo, nei team di applicazione della norma, qualcuno che si è specializzato in estetica? Chi decide?
La visione marxista della religione considera che ogni fede ha il suo percorso di nascita, sviluppo e morte. Questa strada non cambia a seconda della volontà dell’uomo, e non cambia se si interviene sul numero, le dimensioni o l’altezza dei simboli religiosi! I governi locali devono studiare meglio l’essenza della visione marxista della religione, e capire veramente la longevità e la ragionevolezza della religione in un contesto socialista.
Il potere politico non dovrebbe essere usato per sradicare una religione, così come non dovrebbe essere usato per svilupparla. Allo stesso tempo, dobbiamo riconoscere che nelle condizioni storiche del socialismo “l’uniformità nei benefici fondamentali dei gruppi sia religiosi che non religiosi è molto più importante che le differenze fra i culti: queste differenze non dovrebbero portare a posizioni politiche contrarie fra loro” (e cito un discorso del presidente Xi Jinping).
L’autore di questo testo vuole dire con chiarezza che la maggioranza dei suoi colleghi nella comunità religiosa sostiene la leadership del Partito, si impegna a osservare le leggi, fa di tutto per pensare in maniera positiva e contribuisce con la propria energia a costruire una società prospera. Allo stesso tempo, però, questo autore guarda con speranza al momento in cui i Dipartimenti governativi coinvolti in questa storia decideranno di approcciarsi in maniera razionale alla religione, trattandola con favore e rispettando davvero il credo religioso di altre persone.
Alla luce di tutto questo, per preservare le eccellenti condizioni di armonia religiosa, chiedo uno sforzo maggiore per migliorare questi regolamenti. O, quando le condizioni lo permetteranno, di presentarne un’altra bozza alla comunità religiosa, scritta in modo da poter essere davvero presa a cure e che conforti il cuore dei fedeli. In modo da aumentare il potere del “Sogno cinese!”.