30/11/2017, 08.58
YEMEN - ARABIA SAUDITA
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Yemen, emergenza idrica: la Croce rossa acquista carburante per pompare acqua

La Icrc ha comprato 750mila litri di gasolio per alimentare i generatori. Una decisione “eccezionale e insostenibile” nel lungo periodo, per rispondere a una situazione di emergenza. Nuovo appello a Riyadh perché rimuova il blocco che impedisce l’ingresso e la distribuzione di aiuti. Il Paese importa il 90% del fabbisogno.

 

Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - La Croce rossa internazionale (Icrc) ha acquistato 750mila litri di carburante, per alimentare i generatori che serviranno a raccogliere acqua da distribuire a un milione di persone bisognose nello Yemen. Nell’ultimo mese nove città del Paese arabo hanno esaurito le scorte di acqua potabile a causa del blocco saudita in vigore nelle ultime settimane, che ha di fatto azzerato le importazioni del diesel usato per l’estrazione e per il corretto funzionamento dei servizi igienico-sanitari.

Il carburante fornito dalla Icrc garantirà il funzionamento per un mese del sistema idrico di due città, Hudaydah e Taiz. L’organismo internazionale definisce la decisione del tutto “eccezionale e insostenibile” nel lungo periodo. I prezzi delle scorte rimanenti, alcune delle quali acquistabili solo al mercato nero, sono saliti alle stelle a un costo insostenibile.

Nei giorni scorsi, per la prima volta dall’imposizione del blocco saudita a inizio mese, una nave delle Nazioni Unite carica di cibo e generi di prima necessità ha consegnato gli aiuti a una popolazione stremata dalla guerra, in un’area controllata dai ribelli sciiti Houthi.

Il Paese arabo dal gennaio 2015 è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita dell’ex presidente Hadi, sostenuta da Riyadh, e i ribelli sciiti Houthi, vicini a Iran ed Hezbollah. Nel marzo dello stesso anno una coalizione araba a guida saudita ha promosso raid contro i ribelli, finiti nel mirino delle Nazioni Unite per le vittime [fra i civili] che hanno provocato. Tra questi vi sono anche bambini.

Fonti Onu parlano di quasi 9mila morti, di cui il 60% circa civili, e 45mila feriti. Su un totale di 28 milioni di abitanti, il conflitto ha inoltre lasciato fino a 20 milioni di persone (su un totale di 27) bisognose di assistenza e di aiuti umanitari per poter sopravvivere. Nei giorni scorsi anche il vicario apostolico ha confermato ad AsiaNews la gravità del “disastro”.

La Croce rossa internazionale e altre organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme, sottolineando che da sole non potranno garantire i bisogni dell’intera popolazione. Da qui il rinnovato appello a Riyadh e ai suoi alleati, perché consentano l’ingresso immediato di cibo e carburante. Il Paese importa oltre il 90% del proprio fabbisogno e deve convivere da tempo con una vera e propria emergenza alimentare. Secondo fonti Icrc, oltre 2,5 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Da qui la decisione “eccezionale” di acquistare scorti per le città di Hudaydah - dove l’invasioni di liquami è ormai cronica - e Taiz, una risposta estrema e una situazione disperata, chiedendo al contempo “la ripresa delle importazioni”.

 

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