Yangon, studioso cattolico: dalle urne una ‘seconda possibilità’ per Aung San Suu Kyi
Per Lawrence Mung Song gli elettori hanno dato di nuovo fiducia alla Nld. La speranza è che possano mantenere le promesse disattese con il primo mandato. Dal decentramento alle riforme, alla pace con le minoranze etniche sono ancora molti i nodi irrisolti. Sul voto confermata la regolarità, non emergono brogli.
Yangon (AsiaNews) - I cittadini del Myanmar hanno votato la Lega nazionale per la democrazia (Nld) con lo scopo di “offrire loro una seconda opportunità”, perché è diffusa la consapevolezza che “non hanno mantenuto le promesse” nei primi cinque anni di governo. È quanto afferma ad AsiaNews l’analista ed esperto cattolico Lawrence Mung Song, commentando le prime proiezioni relative alle elezioni generali dell’8 novembre, e che registrerebbero una “vittoria schiacciante” del partito di Aung San Suu Kyi, In molti, spiega, hanno contestato in questi anni “il fallimento del processo di decentramento” in chiave federalista, assieme al mancato accordo per un “cessate il fuoco con l’Arakan Army e altri gruppi etnici”, soprattutto negli Stati Rakhine e Chin.
Per lo studioso di origini Kachin, nel nord del Paese, se il governo non riuscirà - come avvenuto sinora - a gestire la questione dei rifugiati, soprattutto le violenze cui è vittima la minoranza musulmana Rohingya, si verificherà “il peggiore degli scenari possibili”. In questo contesto, aggiunge, diventa fondamentale il ruolo della Nobel per la pace, già Consigliere di Stato, un ruolo che oggi - di fatto - conta più dello stesso presidente dell’Unione. Un ruolo creato nel 2016 e che oggi “è più cruciale di prima” perché la Nld “ruota tutto attorno ad ASSK”. In questo mandato dovrebbe avere “più potere e influenza” e non dovrebbe incontrare grandi ostacoli. “Quindi se ci saranno volontà e politiche adeguate - sottolinea Lawrence Mung Song - il suo governo potrà negoziare la pace con i gruppi etnici armati e ridurre il ruolo dell’esercito nel Paese”.
Commentando le operazioni di voto, l’esperto cattolico parla di procedure regolari anche in tempo di pandemia da nuovo coronavirus, garantendo per quanto possibile il massimo della sicurezza. “Non vi sono stati - aggiunge - casi evidenti di frode” e il conteggio procede “in modo appropriato in tutto il Paese, sotto l’occhio vigile e attento degli osservatori”.
Fra le ragioni alla base della vittoria, prosegue, “la crisi Covid-19 e le restrizioni agli spostamenti fra settembre e novembre” che hanno limitato la campagna elettorale di molti, ma non dei candidati Nld “i quali hanno potuto spostarsi, infrangendo le regole, senza essere arrestati”. A questo si aggiunge la sospensione del voto in molte aree abitate da minoranze etniche e teatro di conflitti e tensioni, come lo Stato Kachin, Rakhine e Chin “in cui diverse cittadine e villaggi pacifici sono stati cancellati dalle liste elettorali”. Gli stessi membri della commissione elettorale “hanno censurato discorsi e interventi” dei partiti minoritari sulle tv nazionali.
La prassi di raccogliere voti all’interno di feudi elettorali o circoscrizioni vincenti è una prassi adottata anche dal principale partito di opposizione, lo Union Solidarity and Development Party (Usdp) legato alla giunta che per decenni ha dominato il Paese e ancora oggi blocca ogni possibilità di riforma costituzionale. In diversi collegi i militari hanno raccolto i voti dei soldati e dei loro familiari, limitando così la sconfitta rispetto ai rivali della Nld. Dalle violenze con le minoranze alle accuse di genocidio al tribunale internazionale, dalla gestione della pandemia di Covid-19 alle mancate riforme, sono ancora molti i nodi irrisolti legati ai primi cinque anni di governo. “Tuttavia - conclude l’analista - il governo targato Nld gode ancora della fiducia di gran parte dell’opinione pubblica e della popolazione”, ma anche in questa campagna elettorale “non sembra aver sviluppato e discusso le strategie necessarie per superare queste sfide enormi”.