25/02/2021, 14.13
MYANMAR
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Yangon, scontri con gruppi pro-esercito: ‘pagati dalla giunta’

di Francis Khoo Thwe

Gli scontri con i residenti sono avvenuti presso la pagoda Sule e alla stazione centrale. Almeno 30 assalitori pro-giunta sono stati consegnati alle forze dell’ordine.  Un dimostrante democratico è morto ieri in prigione. Un uomo è morto mentre pattugliava il quartiere per prevenire arresti di manifestanti.

Yangon (AsiaNews) – Sostenitori della giunta e del colpo di Stato si sono scontrati oggi con alcuni residenti e con membri pro-democrazia vicino alla pagoda Sule e alla stazione centrale.

I sostenitori del colpo di Stato, circa un centinaio, hanno ricevuto il permesso delle autorità a manifestare alla pagoda Sule, uno dei simboli della resistenza del popolo contro la giunta militare fin dai moti del 1988 e del 2007. Nei giorni scorsi i soldati avevano innalzato barricate per prevenire manifestazioni pro-democrazia.

Il gruppo pro-giunta portava cartelli a sostegno dei “servizi di difesa” ed erano armati di tubi, fionde e coltelli. A poco a poco residenti e giovani lì presenti hanno scatenato una contro manifestazioni sbattendo coperchi e pentole. Ad un certo punto, i sostenitori dei militari hanno cominciato a colpire la gente che imprecava contro di loro e a colpire con colpi dalle fionde. Almeno 10 persone sono rimaste ferite. Ma la popolazione ha avuto la meglio e ha arrestato circa 30 assalitori, consegnandoli poi alla polizia, giunta dopo un certo tempo. In segno di dispregio, alcuni dei residenti offrivano manciate di monete ai sostenitori dei militari, accusandoli di essere “pagati dalla giunta”.

L’uso di gruppi pro-esercito - nazionalisti ed estremisti - da parte della giunta militare per contrastare l’opposizione è piuttosto tradizionale in Myanmar. La tecnica è stata usata molte volte contro le minoranze etniche e cristiane in passato e contro i Rohingya negli anni scorsi.

Fino ad ora le tensioni sono rimaste quasi non-violente, nonostante la grande massa di popolazione che partecipa alle manifestazioni contro il golpe (foto 2) e la massiccia presenza di militari e forze dell’ordine nelle strade.

Il numero dei morti è salito: un uomo è stato ucciso mentre pattugliava il suo quartiere per prevenire arresti di membri democratici.

Una ong locale, la Mandalay Rescue, ha dichiarato che un dimostrante anti-giunta è morto ieri in prigione. Il 20enne era stato ferito alla gamba lo scorso fine settimana a Mandalay. Nella stessa città sono morte altre tre persone, colpite dai proiettili letali delle forze di sicurezza. Fra questi vi sono la studentessa Mya Thwate Thwate Kaing, il cui funerale è avvenuto il 20 febbraio scorso, e il 17enne Wai Yan Tun.

Ieri, familiari e amici hanno ricordato il 30enne Tin Htut Hein, ucciso da uno sparo mentre vigilava di notte il quartiere di Shwephyitha a Yangon (foto 3). L’esercito ha dichiarato la morte di almeno un loro membro.

Intanto la diplomazia cerca di fare qualche timido passo. Il ministro degli Esteri della giunta, Wunna Maung Lwin, si è incontrato ieri con i colleghi indonesiano e thailandese a Bangkok per discutere sul futuro. Wunna Maung Lwin dovrebbe incontrarsi anche con l'ex gen. Prayuth Chan-ocha, anch'egli a capo di un Paese sotto il colpo di Stato. Il ministro indonesiano - di un Paese che è una ex dittatura militare - è molto attiva nel cercare vie non violente per un ritorno a una "democrazia inclusiva", che non mortifichi le mosse dell'esercito. La sua posizione è molto criticata dalla popolazione del Myanmar.

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