Xi Jinping vuole dimenticare Tiananmen (e tutto ciò che è avvenuto prima)
Hong Kong (AsiaNews) - Anche se ormai è una pratica usuale per il governo del Partito comunista cinese (Pcc) rinchiudere intellettuali e attivisti per i diritti umani nei giorni che precedono l'anniversario del 4 giugno 1989 - il massacro di piazza Tiananmen - l'azione della polizia nell'ultimo mese è stata più draconiana, rispetto a quanto avvenuto in occasione del 20mo anniversario nel 2009. Il 3 maggio la polizia di Pechino ha prelevato il noto avvocato Pu Zhiqiang, lo studioso di diritto Xu Youyu e almeno altri 3 intellettuali: insieme ad altri amici si erano riuniti per celebrare il 25mo anniversario. Pu e Xu sono stati accusati di "fomentare litigi e provocare confusione", formula che prevede una pena massima pari a 5 anni di reclusione. Gli agenti della sicurezza pubblica hanno arrestato anche l'avvocato di Pu e 2 amici, entrambi giornalisti [v. Hong Kong Economic Times e VoA Chinese Service, 6 maggio].
Altre funzioni commemorative private, come quella organizzata una settimana dopo ad Hangzhou dall'economista del Zhejiang Wen Kejian, si sono concluse allo stesso modo. Nello stesso tempo, un buon numero di intellettuali pubblici - fra cui la rispettata giornalista Gao Yu - sono stati presi con motivazioni che vanno dal "rivelare segreti di Stato" al "fornire articoli ai media stranieri" [v. Ming Pao e Hong Kong Economic Journal, 14 maggio].
L'apparato di sicurezza e quello di propaganda del Pcc sono sempre impegnati e ripulire tutti quegli eventi che possono danneggiare l'immagine accuratamente preparata del Partito "sempre corretto, luminoso e grande". Ma è l'amnesia politica di Xi, più che la violenza del 4 giugno, a richiedere maggiori insabbiamenti.
La nota giornalista cinese Louisa Lim dice: "Gli attuali leader cinesi sono vulnerabili dal punto di vista personale, perché fanno risalire la propria genealogia politica ai vincitori dello scontro che spaccò il loro Partito nel 1989". Essendo eredi della fazione conservatrice che ordinò la repressione, gli attuali leader cinesi cercano anche di eliminare ogni memoria del lato liberale rintracciabile nell'eredità di Deng Xiaoping. Anche se Deng è stato il principale organizzatore del massacro, allo stesso tempo è stato il leader che ha sostenuto Hu Yaobang e Zhao Ziyang, amati politici riformisti e persino Segretari generali del Partito. Ora Xi cerca di indossare il mantello di Deng eliminando al contempo i limiti che lo stesso Deng pose al suo ruolo: quindi deve evitare ogni menzione al sentiero progressista che il patriarca avrebbe potuto percorrere.
Da quando è entrato in carica, durante il 18mo Congresso del Partito nel novembre 2012, Xi ha cercato di convincere i suoi concittadini che egli è il degno successore di Deng. Nel dicembre dello stesso anno è andato in pellegrinaggio nel Guangdong, il campo di prova per le riforme economiche di Deng, e ha dichiarato ai funzionari locali che avrebbe costruito su quell'eredità. Xi ha detto: "La decisione presa da Deng Xiaoping riguardo le riforme e la politica delle 'porte aperte' è stata corretta, e noi continueremo a camminare su questa strada giusta. Questa è la strada che porta a una nazione forte e a una cittadinanza ricca. Noi non solo percorreremo con risolutezza questa strada, ma introdurremo nuovi sviluppi e raggiungeremo livelli più alti" [v. China News Service, 1 gennaio 2013; Xinhua, 11 dicembre 2012].
Quella che Xi ha dichiarato di voler arricchire e sviluppare è soltanto una parte dell'eredità di Deng: raggiungere la globalizzazione dell'economia cinese usando tattiche di repressione contro i dissidenti. Xi è andato persino oltre, adulterando e rigirando quegli aspetti delle riforme istituzionali e politiche di Deng che venivano celebrate sia dai dirigenti liberali che dagli intellettuali, convenuti in piazza Tiananmen dopo la morte di Hu Yaobang nell'aprile del 1989.
Piazza Tiananmen diventa dunque un utile prisma attraverso il quale esaminare la traiettoria della riforma politica sin dall'avvento dell'Era della Riforma e delle Porte Aperte. Dopo gli spari in piazza, la fazione liberale del Partito venne cancellata; e da allora la liberalizzazione politica è stata congelata. Sotto il dominio di Xi, sta iniziando addirittura a retrocedere.
Anche se Deng è conosciuto per le misure di liberalizzazione economica, il Grande Architetto delle Riforme aveva iniziato anche degli impressionanti cambiamenti istituzionali per prevenire il ritorno della "Camera a una voce" dei tempi del Presidente Mao. La ratio alla base di questa riforma istituzionale si trova in un articolo di Deng, pubblicato sul Quotidiano del Popolo nell'agosto 1980 e intitolato: "Sulla riforma del sistema di leadership nel Partito e nello Stato". Il patriarca sosteneva che, per evitare il ritorno della Rivoluzione Culturale, la Cina doveva sostituire il "dominio della personalità" con il dominio del diritto e delle istituzioni. Scriveva Deng: "Se i sistemi di governo sono solidi, possono reprimere le azioni delle persone cattive; ma se non lo sono, possono danneggiare gli sforzi delle persone buone o persino, in alcuni casi, spingerle nella direzione sbagliata" [v. Phoenix TV News, 22 gennaio 2013; Quotidiano del Popolo, 19 agosto 1980].
Poco tempo prima della crisi del 4 giugno 1989, Deng - aiutato dai suoi due primi successori prescelti, Hu e Zhao - stava approntando questi cambiamenti nell'arena politica:
1) Leadership collettiva al posto del "dominio della personalità". Il Partito e lo Stato dovevano essere governati in maniera collettiva dalla Commissione permanente del Politburo (Cpp). Il Segretario generale è al massimo il "primus inter pares". Ogni membro del Cpp ha un compito stabilito da una chiara divisione dei ruoli. Se bisogna votare per dirimere questioni controverse, ogni voto ha uguale peso.
2) Separazione fra il governo e il Partito (dangzhengfenkai). Questo concetto venne presentato da Zhao Ziyang durante il Rapporto politico del 13mo Congresso del Partito, nel 1987, con il sostegno attivo di Deng. Dopo le uccisioni di piazza Tiananmen, Deng disse che "neanche una parola del Rapporto del 13mo Congresso andrebbe cambiata. Il Pcc deve concentrarsi su obiettivi di lunga durata e sulla pianificazione. Il governo quotidiano dovrebbe essere lasciato nelle mani di amministratori professionisti, nell'ambito del Consiglio di Stato e dei governi regionali [v. 21ccom.net, 15 gennaio 2013; Quotidiano del Popolo, 25 ottonre 1987).
3) Il principio organizzativo dei "cinque laghi e quattro mari", ovvero delegare l'autorità alle amministrazioni locali. Ci dovrebbe esser un bilanciamento di fazioni all'interno dei vertici degli apparati di Stato e di Partito. I poteri amministrativi dovrebbero essere delegati sempre più ai governi locali sotto il principio di "ogni località a seconda delle sue caratteristiche" [v. "Interpreting the significance of CCP personnel changes", su China Brief del 19 giugno 2006].
4) Abbandonare i movimenti di massa (qunzhong yundong) e le campagne politiche alla ricerca della purezza ideologica. Il Grande Architetto delle Riforme disse in maniera molto semplice che "il compito principale del Partito è la costruzione economica". Almeno fino al 1989, Deng si oppose a diverse ondate di "campagne contro lai liberalizzazione borghese" lanciate dagli anziani della sinistra del Partito, perché le riteneva dannose per il progresso economico della Cina.
5) Non molto tempo dopo la sua presa di potere, avvenuta alla fine del 1978, Deng iniziò la smobilitazione di un milione di soldati nota in tutto il mondo. Gli aumenti di bilancio per il settore militare vennero tenuti su livelli bassi. Ancora più significativo, il "nuovo Timoniere" disse che il settore della Difesa doveva essere a servizio del progresso economico, primo obiettivo della Cina. Anche se Deng venne beneficiato dall'azione decisa da un gruppo di generali dell'Esercito di liberazione popolare, che rimossero la Banda dei Quattro dopo la morte del Presidente Mao nel 1976, il Grande Architetto delle Riforme non favorì mai il coinvolgimento dei militari nella politica o negli affari stranieri.
In un anno e mezzo, le azioni di Xi Jinping dimostrano che egli ha rinunciato a buona parte del progetto politico di Deng. Quasi dal suo primo giorno, Xi ha iniziato una scalata al potere tanto decisa quanto contraria agli ideali di Deng, secondo cui le istituzioni vanno messe prima dei singoli individui. Ad esempio, i due nuovi "super-organismi" del Partito - la Commissione centrale per la sicurezza nazionale (Ccsn) e il Gruppo di gestione per la piena comprensione delle riforme - hanno dato al leader supremo i poteri per guidare l'intero apparato di Partito, Stato ed esercito [v. Hong Kong Economic Journal, 6 febbraio; Ming Pao, 25 gennaio]. Questa concentrazione di poteri al vertice massimo del Partito rappresenta un'inversione della separazione fra Partito e Stato ottenuta con grande difficoltà da Deng, ed è una minaccia al principio di leadership collettiva [v. "New High-Level Groups Threaten Line Between Party and Government" in Chian Brief del 9 aprile].
Dal punto di vista degli affari interni al Partito, Xi ha ribaltato due assiomi di Deng: evitare l'estremizzazione delle fazioni e dare più potere alle amministrazioni regionali. Anche se è vero che i due predecessori di Xi - Hu Jintao e Jiang Zemin - hanno radunato intorno a loro fazioni personali, alcune indicazioni mostrano che il potentato della Quinta Generazione si avvia a oscurare chi lo ha preceduto dal punto di vista di cortigiani e fedeli confidenti [v. "Members of Xi Jinping Clique Revealed" su China Brief del 7 febbraio].
Xi - figlio del rivoluzionario e anziano del Partito Xi Zhongxun - ha addestrato i funzionari con il "sangue rivoluzionario" per i posti al vertice, violando le istruzioni interne emanate da Deng nei primi anni Ottanta del secolo scorso in cui si imponeva agli anziani del Partito di occuparsi di affari, non di politica. Confrontato con Jiang e Hu, Xi ha promosso a incarichi regionali molti più dirigenti con esperienza nel governo centrale: in questo modo ha stretto il controllo delle autorità centrali del Partito sulle amministrazioni locali. Dal punto di vista dell'esecuzione dei compiti economici, la preoccupazione di Xi nel creare un "design di alto livello" per indicare le nuove politiche dimostra che ha ristretto l'influenza dei funzionari locali sulle varie questioni [v. South China Morning Post, 5 luglio 2013; Xinhua, 20 marzo 2013].
Xi ha anche ridimensionato l'attenzione del Partito sullo sviluppo al posto della lotta ideologica, concetto ideato e messo in pratica per riportare la pace dopo la Rivoluzione Culturale. Ha dichiarato che portare avanti una corretta ideologia politica e un corretto pensiero (yishinxingtai) è importante tanto quanto costruire l'economica. "Il punto centrale del Partito - ha dichiarato Xi - è quello di costruire l'economia. Ma l'ideologia e il pensiero sono compiti estremamente importanti nelle mani del Pcc".
O, per dirla con le parole del conservatore Beijing Daily, "il fato del Pcc dipende da quanto sarà in grado di difendere il campo di battaglia dell'ideologia e del pensiero". Inoltre, il Segretario generale ha persino lanciato movimenti politici come la "Campagna per l'educazione delle masse", che ricordano il qunzhong yundong del Grande Timoniere Mao [v. China Daily, 20 aprile; Beijing Daily, 3 settembre 2013; Xinhua, 21 agosto 2013]. Xi ha anche sottolineato che quegli sviluppi economici che potrebbero essere "sovversivi" - ovvero che potrebbero porre una minaccia allo status di "governatore perenne" del Pcc - dovrebbero essere abbattuti.
Il settore militare ha cominciato a rialzare la testa subito dopo il ritiro di Deng, con Jiang e Hu che hanno entrambi concesso aumenti di budget a doppia cifra per l'Esercito. In particolare durante la seconda metà dell'amministrazione Hu (2007-2012), i generali hanno iniziato ad avere sempre più voce in capitolo sulle questioni di sicurezza nazionale. Ma la potenza politica dei generali ha raggiunto l'apogeo con Xi, che ha iniziato la sua carriera come segretario dell'allora ministro della Difesa Geng Biao (dal 1979 al 1982). Dopo il 18mo Congresso del Partito, un enorme numero di ufficiali che hanno servito l'Esercito di liberazione popolare o le industrie militari sono stati nominati a posti governativi o di Partito. Xi ha sottolineato il proprio legame con l'establishment dell'Esercito durante una conferenza nazionale alla fine del mese di maggio, incentrata sulla rioccupazione dei soldati smobilitati: "Sono anche io un militare che è divenuto un funzionario [civile]" [v. China News Service e Ta Kung Pao, 28 maggio].
Dopo 25 anni, piazza Tiananmen è divenuta un concorso di racconti diversi. I leader che hanno governato la Cina dal 1989 hanno enfatizzato una frase attribuita a Deng: "Gli spari ci hanno garantito 20 anni di pace e possibilità di fare affari" [v. Radio Free Asia, 7 giugno 2011; Bbc Chinese Service, 6 giugno 2004]. Secondo il famoso sinologo Perry Link, che ha parlato la scorsa settimana a Hong Kong, il massacro ha lasciato al Pcc questa terrificante eredità: "La logica di Deng Xiaoping è semplice: sparare per uccidere può assicurare la stabilità". Se dovesse affermarsi oggi in Cina un massiccio movimento di opposizione, ha detto sempre Link, il Pcc dovrebbe di nuovo scegliere fra una repressione sanguinosa o l'abbandonare il potere: "Sceglierebbero di nuovo la forza".
Un altro strumento che il Pcc sta usando per consolidare la propria base di sostegno è il nazionalismo. Secondo il sinologo francese Jean-Philippe Béja "Xi Jinping ha lanciato lo slogan sul 'Sogno cinese' e ha rafforzato la posizione della Cina sul palcoscenico mondiale. Il Pcc punta sul nazionalismo per affermare la propria legittimità" [v. Ming Pao e Apple Daily, 30 maggio].
Ma nel "Sogno cinese" di Xi non c'è spazio per far accomodare il racconto concorrente su piazza Tiananmen, quello che enfatizza la possibilità per la Cina di adottare alcune norme globali come lo stato di diritto e il sistema di pesi e contrappesi istituzionali. La priorità massima che Xi ha dato alla "mega sicurezza nazionale" - e le ripetute mosse per affermare la sovranità cinese nei Mar cinesi orientale e meridionale - sembrano testimoniare che l'eredità di Tiananmen, ovvero sostenere il Partito e lo Stato attraverso repressione e nazionalismo, continuerà indiscussa almeno per il futuro prossimo.
21/05/2018 12:38