19/08/2016, 11.09
IRAN - STATI UNITI
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Washington ha versato 400 milioni all’Iran come "leva" in uno scambio di prigionieri

È polemica negli Stati Uniti fra amministrazione Obama e opposizioni sul versamento di denaro a Teheran. Secondo il Dipartimento di Stato non si è tratta di un riscatto. Il denaro usato per assicurarsi la partenza dei prigionieri. La somma è legata a un contratto militare con lo Shah, prima della Rivoluzione islamica. Repubblicani e destra americana attaccano la Casa Bianca. 

 

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Il Dipartimento di Stato americano ha confermato il pagamento di 400 milioni di dollari a Teheran, usati come “leva” per ottenere il rilascio di cinque cittadini americani trattenuti in Iran. Il portavoce John Kirby spiega che il pagamento è stato negoziato in separata sede rispetto alle trattative che hanno condotto al rilascio e non si tratterebbe di un “riscatto”. Il denaro è stato trattenuto sino alla partenza dei prigionieri Usa dal territorio iraniano. 

A gennaio l’Iran ha rilasciato cinque cittadini americani, in cambio della liberazione di sette iraniani nelle mani degli Stati Uniti.

Secondo un’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi dal Wall Street Journal (Wsj), in concomitanza con la liberazione dei cittadini americani Washington ha versato nelle case di Teheran 400 milioni di dollari in denaro contante (euro e franchi svizzeri). 

La notizia ha scatenato la reazione dei Repubblicani e della destra americana, che puntano il dito contro l’amministrazione del presidente Barack Obama accusandolo di aver finanziato il nemico storico.

Lo stesso candidato alla presidenza Donald Trump non ha lesinato critiche all’attuale inquilino della Casa Bianca, sottolineando che “ha mentito” sulla quesitone degli ostaggi e sul pagamento di un riscatto, e alla rivale Hillary Clinton segretario di Stato nel primo mandato di Obama. 

L’intricata vicenda dello scambio dei prigionieri risale a metà gennaio, negli stessi giorni in cui si concretizzava l’accordo sul nucleare iraniano che ha portato alla parziale rimozione delle sanzioni internazionali contro Teheran.

Il 16 l’Iran e le grandi potenze (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania) ratificavano l’accordo di Vienna, siglato il 14 luglio 2015. Lo stesso giorno Washington e Teheran annunciavano un “inusuale” scambio di prigionieri. Quattro statunitensi di origine iraniana e un americano, fra cui il corrispondente del Washington Post Jason Rezaian, venivano liberato dalla Repubblica islamica, in concomitanza con la “clemenza” concessa dagli Usa a sette iraniani detenuti nelle carceri americane. 

Il giorno successivo, il 17 gennaio, il presidente Usa Barack Obama rendeva noto un “rimborso” approvato dalla Casa Bianca a Teheran di 1,7 miliardi di dollari, per onorare a distanza di tempo un contratto di fornitura di armi siglato con lo Shah di Persia prima della Rivoluzione islamica del ’79. E la conseguente rottura delle relazioni diplomatiche l’anno successivo. Questo rimborso, frutto di una decisione del Tribunale internazionale dell’Aja, è suddiviso in due parti: 400 milioni di debiti pregressi e 1,3 miliardi di interessi maturati nel tempo. 

Incalzata dalle polemiche innescate dall’articolo del Wsj, l’amministrazione Obama ha ammesso di aver versato il 17 gennaio scorso i 400 milioni di dollari, anche se il presidente ha precisato che non si è trattato di un “riscatto”.

Tuttavia, le modalità secondo cui è avvenuta la consegna destano più di una perplessità: come spiega John Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato, il governo ha cercato di “fare leva” sul versamento della somma di denaro, per accertarsi dell’effettiva liberazione da parte di Teheran dei prigionieri Usa. Tanto che l’aereo con a bordo il denaro è partito da Ginevra (Svizzera) solo dopo che i cittadini americani avevano lasciato il territorio iraniano. Accorgimenti, ammette lo stesso Kirby, frutto delle preoccupazione che “l’Iran avrebbe potuto infrangere la parola data […] e, in tutta onestà, a causa della sfiducia nei rapporti fra Iran e Stati Uniti, abbiamo cercato di sfruttare il massimo vantaggio”.

Per gli oppositori queste parole sono “la definizione stessa” di un “pagamento di riscatto”. 

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