22/06/2016, 10.17
RUSSIA - CINA
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Vladimir Putin vola a Pechino. In agenda: energia, trasporti e commercio

di Nina Achmatova

Il presidente russo è atteso da Xi Jinping il 25 giugno. L’agenda dell’incontro non è ancora nota ma le diplomazie hanno anticipato la possibile firma di una trentina di accordi. Cinesi potrebbero partecipare alla privatizzazione di Rosneft.

Mosca (AsiaNews) - Il presidente russo Vladimir Putin visiterà la Cina il 25 giugno, su invito del suo omologo Xi Jinping. La missione è stata ufficializzata in questi giorni anche se ancora non vi sono dettagli del programma. I due leader hanno relazioni strette fin da quando Xi scelse Putin come primo capo di Stato straniero da cui recarsi in visita, dopo la sua elezione a presidente nel 2013. Da allora gli incontri ad alto livello sono divenuti regolari, con la Russia che ha puntato molto sulla Repubblica popolare per compensare gli ostacoli che le sanzioni occidentali le stanno creando sul mercato europeo.

A quanto reso noto dalle rispettive cancellerie, i colloqui tratteranno i temi della cooperazione bilaterale in campo economico e commerciale all'interno delle organizzazioni multilaterali, come la Shanghai Cooperation Organization (Sco), i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), le Nazioni Unite e il G20, quest’ultimo previsto per i primi di settembre a Hangzhou, in Cina orientale. Citato dalla Tass, l’ambasciatore di Mosca in Cina, Andrei Denisov ha anticipato che sul tavolo vi sono una trentina tra accordi e documenti da firmare. L’approccio della Federazione è lo stesso assunto anche con i partner occidentali: ridurre il semplice commercio di merci e puntare su una cooperazione fatta di progetti d'investimento reciproci. "I progetti d'investimento anticipano relazioni finanziarie, cooperazione interbancaria, collaborazione tecnica e cooperazione nella vendita di prodotti finiti, particolarmente in mercati di Paesi terzi", ha spiegato Denisov. L'export cinese verso la Russia è salito del 4,4% su base annua nei primi quattro mesi del 2016, arrivando a 9,8 miliardi di dollari. L'import di beni russi in Cina è sceso del 2,8% anno su anno, a 10 miliardi di dollari, come ricorda la Tass.

Tra gli accordi più attesi vi è quello per la realizzazione dell’alta velocità tra Mosca e Kazan, progetto per il quale Pechino aveva manifestato interesse già l'anno scorso, con un annuncio di investimenti per 2,4 miliardi di dollari nel progetto da parte del China Railway Group. Vi è poi il prestito da 12 miliardi di dollari di due banche cinesi (Export-Import Bank of China e China Development Bank) per lo sviluppo dei giacimenti di gas naturale liquefatto a Yamal, operati dalla società privata Novatek. L’energia sarà una voce importante in agenda, con i due Paesi che hanno in progetto la costruzione di due pipeline, quella di Altai e il gasdotto ‘Potere della Siberia’, su cui però si sono arenati i giganti statali dell’energia Gazprom e China National Petroleum Company (Cnpc). C’è poi la privatizzazione del 19,5% della major statale russa, Rosnfet. I vertici di Cnpc hanno apertamente espresso il loro interesse ad aumentare la loro quota nella società, ma a patto di ottenere un pacchetto che permetta di sedersi in consiglio d’amministrazione. Prospettiva, che - secondo fonti che partecipano ai negoziati - non è vista di buon occhio dalla Russia, la quale sta cercando altri partner tra cui l’India e l’Italia. Stando a indiscrezioni di Bloomberg, il Cremlino sta valutando di vendere a una joint venture tra cinesi e indiani. L'incasso previsto dalla parziale privatizzazione è di almeno 700 miliardi di rubli (11 miliardi di dollari), un record per il Paese a caccia di ossigeno per le casse pubbliche provate dal prolungato calo dei prezzi del petrolio.

Ma la Russia punta anche a vendere armi. “Dopo le sanzioni occidentali e il crollo del barile nel 2014, le vendite di armi sono diventate sempre più importanti per il bilancio russo”, ha fatto notare a Newsweek Agnia Grigs, analista dell’Atlantic Council, secondo cui è possibile che durante la visita del 25 giugno si firmino nuovi contratti.

Il dialogo verterà anche sulla politica e le questioni di carattere internazionale. La cooperazione bilaterale vede Russia e Cina allineati su due temi cari a Pechino: le dispute di sovranità nel Mare Cinese Meridionale e il no al Thaad, il sistema di difesa anti-missilistico che gli Stati Uniti vorrebbero installare in Corea del Sud, per contenere la minaccia nord-coreana.

Putin, infine, ha bisogno di dimostrare che l’alleanza con Pechino è solida e può essere un valido contropeso all’Occidente. “Chiunque segua la Cina non crede all’accordo per un’alleanza sino-russa. - ha aggiunto Grigs - C’è troppa mancanza di fiducia e i due hanno interessi diversi a livello internazionale”.

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