05/02/2019, 11.21
SIRIA - EAU - VATICANO
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Vicario di Aleppo: dal papa e dall’imam una ‘Magna Charta’ nelle relazioni islamo-cristiane

Mons. Georges Abou Khazen plaude al documento comune sottoscritto da Francesco e Ahmad Muhammad Al-Tayyib. Per la prima volta “un imam parla a nome di tutti i musulmani”. La lotta comune alla violenza e al terrorismo “importante anche per noi, in Siria”. La cittadinanza quale elemento comune.

Aleppo (AsiaNews) - Il documento firmato ieri da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar (Egitto), Ahmad Muhammad Al-Tayyib, nel contesto del viaggio del pontefice negli Emirati “può rappresentare la nuova Magna Charta nelle relazioni fra mondo cristiano e musulmano”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, che parla di “visita storica non solo per l’Oriente, ma per tutto il mondo” sotto il profilo politico e religioso. “Nel testo - spiega il prelato - entrambi affermano che il dialogo deve essere la regola, la base di comportamento e invitano tutti a seguire questo modello. Relegando ai margini terroristi e fondamentalisti… un passaggio molto importante, anche per noi in Siria”.

Questa mattina il papa ha celebrato la prima messa pubblica in terra d’Arabia, davanti a più di 120mila persone e una nutrita delegazione musulmana, guidata dal ministro per la Tolleranza e altri dignitari di primo piano. Intervenendo all’incontro interreligioso di ieri ad Abu Dhabi, il pontefice ha affermato [“in una nazione araba e musulmana, davanti a tutti, per questo ha un’importanza ancora maggiore” precisa il vicario di Aleppo] che le religioni devono negare l’appoggio a guerre e violenze.

“In una nazione - sottolinea mons. Georges - dove la maggioranza dei cittadini sono musulmani, ma vi è una nutrita componente cristiana formata da immigrati, questo viaggio riveste un grande significato perché mostra quanto sia reale la libertà di culto. Io stesso ho visitato in passato gli Eau e ho visto le grandi chiese, la possibilità di vivere la fede. Il venerdì [che equivale alla domenica dei cristiani]  le messe iniziano alle sette del mattino e, a cadenza di ogni ora, si concludono alle 10 di sera. A ogni funzione partecipano migliaia di persone, un grande incoraggiamento per i cristiani in terra islamica”.

Il prelato insiste sull’importanza del documento firmato dal papa e dall’imam, che “potrebbe avere risvolti importanti anche per noi, in Siria, dove questo viaggio ha avuto una vasta eco e la messa è stata trasmessa in diretta tv”. “Al-Azhar è un punto di riferimento per il mondo musulmano - aggiunge - e il papa è la voce dei cattolici del mondo. Entrambi hanno siglato un testo impegnativo, improntato alla pace, al rispetto della libertà religiosa e contro le violenze”. Tuttavia, ciò che conta davvero è che “per la prima volta un imam parla a nome di tutti i musulmani e si impegna in loro nome. Egli gode di una grande autorità morale, speriamo che venga davvero seguito e ascoltato”.

“L’imam - prosegue il vicario di Aleppo - afferma che i cristiani non sono minoranze in Medio oriente, ma cittadini dei diversi Paesi. Egli si rivolge agli stessi cristiani, dicendo loro di essere persone con gli stessi diritti e doveri. E invita il mondo musulmano a proteggere i cristiani dove vi sono abusi e violenze, considerandoli ‘cittadini’ di pari livello. L’insistere sul concetto di cittadinanza quale fattore comune è essenziale; la condivisione di valori deve valere per la Siria, come per qualsiasi altra nazione. Un documento che vale per tutti”. Infine, il documento è un richiamo all’Occidente perché “tenga fede a valori quali la lotta alla povertà, la tutela della famiglia, il contrasto di politiche che favoriscono l’aborto, con un impegno comune sui diritti a tutto campo”. Al tempo stesso vi è una “ferma condanna della guerra e della vendita di armi” e lo stesso papa Francesco “nei suoi interventi ha ricordato i conflitti in corso nella regione. Una voce coraggiosa, che speriamo - conclude - venga ascoltata perché arriva proprio nel cuore di una regione dilaniata da guerre sanguinose”.

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