03/05/2019, 12.45
FILIPPINE
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Via ai risarcimenti per le vittime di Marcos: vi è anche p. Favali, martire del Pime

Parte da Mindanao la distribuzione della terza tranche degli indennizzi stabiliti da un tribunale Usa. A ciascuno dei 6.500 membri della class action un assegno di 1.338 euro. Missionario Pime: “Con la somma, aiuteremo i testimoni al processo per l’assassinio di p. Tullio”.

Manila (AsiaNews) – A Butuan City, almeno 140 vittime di torture, esecuzioni sommarie e sparizioni forzate sotto la dittatura del presidente Ferdinand Marcos (1965-86) hanno ricevuto un assegno di 77,5mila pesos (1.338 euro). La somma è parte dei risarcimenti stabiliti dalla Corte distrettuale delle Hawaii (Usa), che si è pronunciata su una causa collettiva intentata contro il patrimonio del defunto tiranno. È partita due giorni fa dalla regione di Caraga, sull’isola di Mindanao, la distribuzione della terza tranche degli indennizzi, che toccherà altre 15 città del Paese ed estere. Anche il Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) sarà chiamato ad incassare il risarcimento, a 34 anni di distanza dall’assassinio di p. Tullio Favali (foto). Il missionario è stato ucciso l’11 aprile 1985 Tulunan, nella diocesi di Kidapawan. La sua è stata una vera e propria esecuzione, compiuta da uno dei gruppi paramilitari che sostenevano il regime.

L’avvocato americano Robert Swift distribuirà di persona gli assegni alle circa 6.500 vittime (o eredi) che ne hanno diritto. Il legale assiste i querelanti sin dall’inizio della causa, presentata nel 1990. Cinque anni dopo, il tribunale delle Hawaii ha stabilito un risarcimento totale di 2 miliardi di dollari Usa (1,8 miliardi di euro), ma non è stato possibile distribuire l'intero importo perché le ricchezze dei Marcos sono in parte ancora nascoste. Nel 2011, lo studio legale di Swift ha già consegnato alle vittime una prima tranche di importo pari a 43mila pesos (742 euro) ed una seconda di 50 mila (863 euro) nel 2013. In origine, i membri della class action erano quasi 10mila, ma molti non sono riusciti a presentare tutta la documentazione probatoria richiesta dalla Corte e non potranno ricevere il risarcimento. La maggior parte di quanti hanno perso i loro cari per atrocità durante il regime di Marcos, ora hanno tra i 60, i 70 e gli 80 anni.

Lo scorso marzo, le autorità giudiziarie statunitensi hanno disposto la distribuzione di 13,75 milioni di dollari (12,32 milioni di euro), sottratti dai proventi (32 milioni) della vendita di quadri un tempo posseduti da Imelda Marcos, vedova del dittatore. Le opere, tra cui una tela di Monet, erano scomparse nel 1986; sono riapparse nel 2013, in seguito all’arresto dell’aiutante della donna, Vilma Bautista. Le disposizioni delle autorità Usa incontrano l’opposizione del governo filippino. Manila ha tentato di bloccare gli indennizzi “nei migliori interessi della Repubblica”, nonostante le siano riconosciuti 4milioni di dollari (3,58 milioni di euro).

Anche il Pime è stato convocato per ricevere la terza parte del risarcimento: lo dichiara ad AsiaNews p. Pietro Geremia, 80enne missionario dell’Istituto a Mindanao. “Nelle ultime settimane – racconta il sacerdote – ho ricevuto una lettera di convocazione.  Il prossimo 27 maggio mi recherò a Cotabato per ricevere l'assegno a nome di p. Tullio Favali. Ho ricevuto anche i due indennizzi precedenti. Tuttavia, provo dispiacere per quelle vittime del regime che non potranno beneficiarne”. “Non sono a conoscenza – prosegue p. Geremia – di particolari tentativi per bloccare questa distribuzione. Mi hanno riportato alcune indiscrezioni, che però non hanno trovato conferma. Però il presidente Rodrigo Duterte ha sempre mostrato grande simpatia per Marcos: lo ha onorato permettendo la sua sepoltura nel 'Cimitero degli eroi' della nazione. Alcune personalità legate alla dittatura sono inoltre tra i maggiori sostenitori dell’amministrazione attuale”. Come già avvenuto nelle due occasioni precedenti, “il Pime destinerà la somma incassata all'assistenza delle famiglie di quanti, con coraggio, hanno testimoniato in tribunale durante il processo per la morte di p. Tullio. Alcuni di questi sono già morti, ma “le loro famiglie hanno ancora bisogno di aiuto”.

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