07/05/2015, 00.00
GIAPPONE
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Vescovo di Niigata: Il calo demografico, sfida per la Chiesa e la società giapponese

di Tarcisio Isao Kikuchi*
Secondo i dati del governo, la percentuale della popolazione sotto i 15 anni è scesa per il 41mo anno consecutivo. Oggi i giovani rappresentano solo il 12% del totale. La crisi economica la causa maggiore, e le zone più colpite sono quelle rurali dove si trovano piccole comunità cattoliche. Mons. Kikuchi ad AsiaNews: “Entro il 2040 l’80% delle comunità rurali spariranno. Come Chiesa cattolica stiamo facendo troppo poco per evitarlo”.

Tokyo (AsiaNews) – La percentuale della popolazione del Sol Levante sotto i 15 anni è scesa per il 41mo anno consecutivo, arrivando al minimo storico di 12,7 punti percentuali (pari a 16,17 milioni). Sono i dati demografici pubblicati nei giorni scorsi dal governo a seguito di un aggiornamento del censimento nazionale. Nel 1950, i giovani sotto i 15 anni rappresentavano il 35% del popolo giapponese, e da quella data i numeri sono in calo costante (a parte il baby-boom del 1971). Secondo le stime del governo, la prefettura di Tokyo è l’unica a registrare, anno dopo anno, un aumento della popolazione giovane, in controtendenza col resto del Paese. Di seguito un commento inviato ad AsiaNews da mons. Tarcisio Isao Kikuchi, vescovo di Niigata. Traduzione a cura di AsiaNews.

Anche se una popolazione che invecchia e un minor numero di bambini è l’attuale trend della società giapponese nel suo complesso, questo problema è più acuto nelle aree rurali come la mia diocesi (Niigata, nel nord del Paese). Una società che invecchia e il drastico calo della popolazione giovane, che si sposta nelle grandi città come Tokyo, significa la scomparsa delle comunità locali. Un recente rapporto di un gruppo di esperti governativi sul cambiamento della popolazione in Giappone mostra che, entro il 2040, il calo della popolazione potrebbe costringere più di 890 comunità all’eclissi. In particolare, secondo il rapporto, nelle prefetture di Akita e di Yamagata (che fanno parte della mia diocesi), l’80% delle comunità periranno entro il 2040 se nulla sarà fatto per prevenirlo. Questa riduzione della popolazione colpirà senza dubbio le comunità cattoliche nella diocesi.

Nella diocesi di Niigata – che ha una popolazione che supera i 4 milioni in tre prefetture, Akita, Yamagata e Niigata – un certo numero di contadini ha avuto difficoltà nel trovare delle mogli che fossero della comunità locale. Per questo è diventato normale vedere, nei villaggi agricoli della diocesi, mogli straniere. La maggior parte di loro viene dalle Filippine e, perciò, è diventata una necessità pressante trovare un modo adeguato di estendere anche a questo nuovo tipo di immigrati nella nostra diocesi la cura pastorale.

Non bisogna cercare a lungo per scoprire questa tendenza del calo dei bambini nella società giapponese che colpisce le comunità cattoliche. Probabilmente un’eccezione sono le parrocchie della zona di Tokyo, ma partecipando alla Messa in una delle parrocchie della mia diocesi si nota subito che l’età media della comunità è abbastanza alta. È piuttosto comune vedere persone anziane servire come chierichetti, visto che non c’è una generazione più giovane nella comunità.

Questo andamento può colpire l’esistenza stessa delle parrocchie dal punto di vista finanziario, visto che con meno membri nella comunità il loro contributo economico calerà in modo drastico. A proposito, questo è lo stesso problema che ha il governo con lo schema pensionistico, dato che le nuove generazioni devono sopportare il peso della crescente generazione di anziani.

Ciò interessa anche la promozione delle vocazioni, dal momento che le famiglie tendono ad avere massimo un figlio o due. Se hanno solo un figlio, è naturale che i genitori siano riluttanti a mandarlo in seminario.

Per quanto riguarda i nostri sforzi come Chiesa cattolica giapponese per invertire la tendenza, poco se non nulla è stato fatto finora. La ragione più evidente di questo è che la maggior parte dei matrimoni sono tra cattolici e non cattolici. In questi casi, è difficile per la parte cattolica convincere quella non cattolica a seguire gli insegnamenti della Chiesa. A volte, ad un cattolico è permesso essere tale solo a patto che lei o lui partecipi alle attività cattoliche solo la domenica. Inoltre, visto che la recente situazione economica del Giappone non è favorevole all’allevamento di molti figli e alla ripresa dalla recessione, è irresponsabile per la Chiesa cattolica imporre una politica di più figli mentre molte famiglie stanno soffrendo per le difficoltà finanziarie causate dall’educazione dei figli senza il sostegno del governo.

*Vescovo di Niigata e presidente di Caritas Giappone

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