18/11/2014, 00.00
SRI LANKA - SIMPOSIO
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Vescovo di Mannar: Joseph Vaz ha portato Giovanni Paolo II e Francesco in Sri Lanka

Intervenendo al Simposio internazionale 2014 di AsiaNews, mons. Rayappu Joseph racconta le sfide e l'impegno della Chiesa cattolica nel Paese. Francesco sarà il primo papa a visitare il nord a maggioranza tamil, martoriato da 30 anni di guerra civile. La necessità di "superare le tensioni e le polarizzazioni fra le diverse comunità".

Città del Vaticano (AsiaNews) - La visita di Giovanni Paolo II nel 1995 e quella fissata a gennaio 2015 da Francesco sono legate da una "coincidenza benedetta", che prende corpo nella figura di p. Joseph Vaz, "colui che ha portato la fede cattolica in Sri Lanka e che ha proclamato la Parola di Dio sfidando la persecuzione sotto il dominio olandese". Ne è convinto mons. Rayappu Joseph, vescovo della diocesi di Mannar, fra i relatori previsti al Simposio internazionale 2014 di AsiaNews, sul tema "La missione in Asia: da Giovanni Paolo II a papa Francesco". Il vescovo ha dovuto rinunciare all'ultimo alla partecipazione fisica all'incontro per via di un problema di salute: ha comunque voluto inviare un suo sacerdote a leggere il testo che aveva preparato per il Simposio. 

Nonostante si stesse ancora rimettendo da un infortunio, ha ricordato il presule, "è stato proprio Giovanni II a proclamare beato l'Apostolo dello Sri Lanka. E ora, il prossimo gennaio, papa Francesco giungerà nella nostra isola per celebrare la sua canonizzazione". Una benedizione per i cattolici del Paese, che "già considerano p. Vaz un santo". Per mons. Joseph, tra l'altro, il viaggio di papa Francesco ha un doppio significato, perché egli "sarà il primo papa a mettere piede nel nord dello Sri Lanka [teatro di una guerra trentennale fino al 2009] e a incontrare la popolazione tamil".

Anche se nel Paese il buddismo è la religione praticata dalla maggioranza della popolazione (69,3%) - e i cristiani (per lo più cattolici) rappresentano il 7,4% - nella diocesi di Mannar "i tamil sono la maggioranza e il distretto è anche l'unico in Sri Lanka in cui i cattolici sono la maggioranza, col 32%". Tuttavia, ha ricordato mons. Joseph, "la zona e la popolazione sono state profondamente colpite durante la guerra e nei cinque anni successivi".

Nel 2009 si è conclusa la trentennale guerra civile dello Sri Lanka, con la vittoria delle forze armate sui ribelli delle Tigri Tamil. Questi avevano intrapreso la lotta armata per creare uno Stato indipendente nel nordest dell'isola. Pur essendo passato cinque anni dalla fine del conflitto, il vescovo di Mannar ha ricordato che ancora oggi "i tamil nel nord sono soggetti di fatto alla legge marziale, con la presenza di militari in ogni aspetto della vita". Le forze armate non solo "controllano cerimonie religiose, eventi di carattere sociale ed educativo, attività di sviluppo, attività economiche e turistiche", ma sono coinvolte in "abusi sessuali, desaparecidos, detenzioni arbitrarie e torture".

Dinanzi a una situazione così complessa, la Chiesa cattolica è in prima linea per sostenere la popolazione. "Durante la guerra", ha ricordato mons. Joseph, "i sacerdoti di Mannar e di Jaffna sono rimasti nelle zone più aspre del conflitto, pur avendo la possibilità di andare altrove". Oggi il clero, soprattutto quello nel nordest, è impegnato a "difendere i diritti del nostro popolo, insieme alla verità e alla giustizia", a farsi tramite con le autorità locali delle istanze della gente.

Diversi sacerdoti delle diocesi di Jaffna e Mannar sono stati uccisi o sono "scomparsi" durante la guerra civile. Tra questi, si ricordano p. Mary Bastian, ucciso in chiesa (1985, Mannar); p. Jim Brown, scomparso nel nulla (2006, Jaffna); p. Nicholaspilai Packiyaranjith, dilaniato da una mina (2007, Mannar); p. M.X. Karunaratnam, assassinato mentre tornava alla sua parrocchia (2008, Mannar).

Inoltre, ha raccontato il vescovo di Mannar, la Chiesa si sforza di "lavorare con tutti i gruppi etnici e religiosi dello Sri Lanka, per superare le tensioni e le polarizzazioni fra le diverse comunità. Alcuni fra i nostri alleati nella sfera della giustizia, dei diritti umani, del lavoro umanitario sono singalesi e non cristiani".

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