28/06/2007, 00.00
INDIA
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Vescovo di Gandhinagar: lo Stato deve intervenire contro le violenze settarie

di Nirmala Carvalho
Nel Karnataka una grande folla alle manifestazioni contro l’aggressione a p. Pereira e altri cristiani. Mons. Fernandes: “è commovente” la solidarietà della popolazione di ogni casta e fede, ma ora lo Stato deve agire contro i colpevoli che troppo spesso rimangono impuniti.

New Delhi (AsiaNews) – “La Conferenza episcopale Indiana [Cbci] condanna con fermezza l’aggressione contro il carmelitano padre Sylvester Pereira e gli altri quattro cristiani. C’è seria preoccupazione per il continuo aumento di simili violenze anticristiane” che lo Stato deve fermare. Mons. Stanislaus Fernandes, arcivescovo di Gandhinagar e Segretario generale della Cbci, parla ad AsiaNews del clima di progressiva violenza e intolleranza anticristiane nello Stato del Karnataka, troppo spesso “ignorato” dalle autorità pubbliche.

P. Pereira e gli altri cristiani sono stati aggrediti e malmenati nella sala di attesa di un ospedale e gli aggressori, nazionalisti indù, li hanno poi persino portati con la forza dalla polizia accusandoli di aver cercato di convertire i pazienti dell’ospedale. Solo l’intervento di altre persone ha evitato che i cristiani fossero arrestati.

Mons. Fernandes spiega che l’aggressione dimostra che ci sono elementi che “vogliono costringere la Chiesa cattolica a sentirsi indesiderata e a doversi preoccupare di difendere la sua stessa esistenza”. “Sono stupito – prosegue – per la risposta pubblica della popolazione che ha partecipato alle manifestazioni di protesta contro l’aggressione. E’ commovente vedere gente di tutti gli stati sociali e di diverse fedi religiose, leader politici e funzionari pubblici che condannano in modo palese questa aggressione. E’ la dimostrazione che gente di tutte le caste e di ogni credo apprezza quanto fa la Chiesa per la popolazione e condanna le violenze anticristiane, in un periodo in cui i nostri missionari subiscono pesanti ingiustizie”.

Una manifestazione di protesta è stata organizzata da gruppi cristiani, guidati dal parroco p. Anthony Lobo, ieri pomeriggio al Shastri Circle, a Kundapur, con ampia partecipazione popolare. L’ex parlamentare Vinaykumar Sorake ha ricordato l’utile opera svolta dai cristiani a favore della comunità nel distretto Dakshina Kannada (Karnataka) e ha commentato che “l’aggressione di un sacerdote copre di vergogna l’intesa società civile”. Sorake e il parlamentare K Prathpchandra Shetty hanno invitato la polizia a un deciso intervento contro i responsabili, anche come monito per i gruppi radicali che in tutto il Paese effettuano aggressioni contro le minoranze. L’attivista sociale Rajashekar ha ricordato che nella zona costiera del Karnataka simili episodi di violenza colpiscono non solo le minoranze ma persino gli indù che non seguono i principi del Bajrang Dal, che gli estremisti considerano la vera ortodossia.

Anche a Mysore si è svolta ieri una protesta pubblica. Un’altra manifestazione di protesta è stata organizzata per il 2 luglio a Mangalore dal Konkan Yuva Awaz Mangalore con la Federazione cristiana di Karnataka e altri gruppi, che hanno inviato tutti a rivolgere una petizione al governo del Karnataka e a quello centrale.

Le autorità diocesane si sono rivolte a Oscar Fernandes, ministro indiano per Mangalore, chiedendo giustizia contro i violenti e la tutela della comunità cristiana.

Anche mons. Fernandes sottolinea l’importanza di un deciso intervento dello Stato. “La Chiesa – prosegue - ha rappresentato più volte al governo che i colpevoli non sono portati avanti alla Giustizia e che gli estremisti godono di impunità. Se i colpevoli non saranno puniti, simili aggressioni anticristiane si diffonderanno in tutto il Paese”. “Ma abbiamo fiducia che i principi non confessionali della nostra Costituzione si affermeranno. Da decenni la Chiesa cattolica lavora senza sosta e anche senza aiuti per aiutare poveri, emarginati e oppressi, senza badare alla loro casta o al credo. Ora chiediamo alle autorità che ci consentano di continuare, senza subire intimidazioni e violenze, la nostra opera per aiutare la popolazione, difendere la dignità dell’uomo, proteggerne i diritti e costruire il bene comune”.

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