22/10/2008, 00.00
INDIA
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Vescovo dell’Orissa: “Non ho fede” nella giustizia dello Stato

di Nirmala Carvalho
Le Commissioni d’inchiesta tendono a proteggere i responsabili degli attacchi e non garantiscono sicurezza a testimoni e vittime. Oggi gruppi fondamentalisti hanno cercato di incendiare una chiesa nel Madhya Pradesh. Quattro seminaristi picchiati e denunciati alla polizia per “conversioni forzate”.

Bhubaneshwar (AsiaNews) – Mons. Raphael Cheenath bolla come inaffidabili le Commissioni d’inchiesta scelte dal governo dell’Orissa per indagare sulle violenze dei cristiani ad opera degli estremisti indù. In un comunicato reso pubblico oggi, egli afferma di “non avere fiducia” nei due giudici scelti dal governo, sospettati di “voler coprire le malefatte del governo e delle sue forze di polizia, che hanno agito in modo vergognoso”. La dichiarazione dell’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, la diocesi dell’Orissa dove sono nate e continuano da oltre un mese le maggiori violenze contro i cristiani, appare proprio poche ore dopo che il governo dello Stato – accusato da tempo di inattività e di collusione con gli estremisti indù – ha detto di rifiutarsi di pagare la ricostruzione delle chiese distrutte dagli integralisti. Intanto si registrano ancora violenze: stamane una chiesa cattolica a Tikamgarh (diocesi di Satna, Madhya Pradesh) ha rischiato di essere bruciata. Il 19 ottobre scorso, nel Karnataka, 4 seminaristi sono stati picchiati da membri del Vhp (Vishwa Hindu Parishad), accusandoli di “proselitismo e conversioni forzate”.

Mons. Cheenath accusa lo Stato dell’Orissa di aver scelto i membri della commissione, con a capo il giudice Mohapatra, “senza consultare la comunità vittima [della violenze]”, che voleva un giudice “indipendente” e di “volontà forte”, capace anche di fare emergere le responsabilità dei rappresentanti dello Stato nelle violenze in atto.

Invece il giudice Mohapatra sta già mostrando la sua “insensibilità verso le sofferenze delle vittime”. Il vescovo fa infatti notare che, sebbene la Commissione sia nata dopo oltre un mese dalle violenze, ora il giudice vuole concludere in fretta la raccolta di esposti da parte dei cristiani. Egli ha fissato per il 15 novembre il termine massimo per la presentazione. Il prelato sottolinea che le violenze “sono ancora in corso”, che molti cristiani sono ancora “nascosti nelle foreste”, non sanno nemmeno se “potranno mangiare un altro pasto”, e non hanno perciò tempo e tranquillità per presentare le loro denunce.  L’atteggiamento del giudice Mohapatra spinge il vescovo a dichiarare di “non avere alcuna fiducia” nella Commissione.

Mons. Cheenath ricorda che anche la Commissione stabilita per le violenze del dicembre 2007 (sempre in Orissa, sempre nel distretto di Kandhamal), capeggiata dal giudice Panigrahi, aveva gli stessi difetti. Allora come adesso, alle vittime e ai testimoni non si garantisce alcuna incolumità e sicurezza, col pericolo che i testimoni siano eliminati dai fondamentalisti.

Il vescovo afferma di avere rispetto per l’induismo, “una religione di pace, non-violenza e tolleranza”. Per questo, egli dice, “chi ha attaccato i cristiani in nome della religione è profondamente anti-indù e anti-nazione. Essi cercano di dividere e indebolire la nostra meravigliosa nazione, fatta di persone dal cuore generoso e nobile”. A causa di ciò, mons. Cheenath si dice “profondamente dispiaciuto che la nostra leadership nazionale non sia capace di agire con coraggio e in modo decisivo, compassione e chiarezza per sfidare queste forze fasciste”. Negli attacchi contro i cristiani in Orissa “non è in gioco solo il futuro dei cristiani, ma il futuro democratico della nostra nazione”.

A conferma dei molti pregiudizi politici verso i cristiani [l’Orissa è governato da partiti nazionalisti indù], il 20 agosto scorso, sfidando una promessa fatta dal premier Manmohan Singh e confermata dalla Corte suprema, il governo dell’Orissa ha detto che non concederà degli aiuti per ricostruire le chiese distrutte perché “dare un compenso a istituzioni religiose è contro la politica laica dello Stato”. In questo esso segue il desiderio dei gruppi fondamentalisti che hanno promesso di non fare ricostruire nessuna delle chiese distrutte nelle violenze di questi giorni.

Intanto, gli attacchi contro i cristiani continuano. Questa mattina gruppi fondamentalisti hanno cercato di incendiare la chiesa “Piccolo fiore” a Tikamgarh nel Madhya Pradesh. P. Anand Muttungal, portavoce della diocesi ha dichiarato ad AsiaNews che “la minoranza cristiana è nel panico”.

Domenica 19 ottobre, a Gonikopa (distretto di Kodagu, Karnataka) 4 seminaristi dell’Indian Missionary Society sono stati assaltati da una folla appartenente al gruppo estremista Vishwa Hindu Parishad. I seminaristi, come ogni weekend erano in visita a famiglie di operai delle piantagioni di caffè. Accusati di “conversioni forzate” sono stati picchiati e portati alla stazione di polizia. Solo l’intervento del vescovo, mons. Thomas Antony Vazhapilly, ha garantito loro la libertà, dopo molte ore.

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