05/04/2017, 08.59
SIRIA - ONU
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Vertice Onu sull’attacco chimico a Idlib. L’Occidente accusa Assad. Mosca lo scagiona

Il bilancio aggiornato parla di 72 morti, di cui 20 bambini, centinaia i feriti. Londra, Washington e Bruxelles accusano il regime di Damasco, colpevole di “crimine di guerra”. Per la Russia è stata colpita una fabbrica chimica dei ribelli. Fonti di AsiaNews: “Prudenza” nei giudizi e “verifica approfondita” dei fatti, in un contesto di “guerra di propaganda e informazione”.

Damasco (AsiaNews) - Il Consiglio di sicurezza Onu si riunisce oggi per un vertice di emergenza in cui si discuterà dell’attacco chimico di ieri a Idlib, città controllata dai ribelli nel nord-ovest della Siria, che ha causato decine di morti e feriti fra i civili. La comunità internazionale ha reagito indignata al raid, con condanne unanimi e durissime lanciate da Unione europea, Stati Uniti, Israele e Gran Bretagna. Damasco ha negato con forza l’uso di armi chimiche e Mosca, alleata del governo siriano, ha fornito in queste ore una versione diversa dei fatti, che scagionerebbe il regime di Assad. 

Fonti ecclesiastiche contattate da AsiaNews in Siria chiedono “prudenza” e auspicano una “verifica approfondita dei fatti” per appurare la verità. Anche in passato, aggiunge la fonte, si sono verificati attacchi che hanno sollevato indignazione e condanna ma “non si sono mai chiarite con certezza le responsabilità” nel contesto di una crescente “guerra di propaganda e informazione”. 

Il bilancio aggiornato fornito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con base a Londra vicina ai ribelli e sostenuta dai sauditi, parla di 72 morti, di cui 20 bambini; centinaia i feriti. Primo a denunciare l’attacco “chimico” di ieri, il gruppo aggiunge che “vi sono anche 17 donne fra le vittime” e il numero “potrebbe ancora aumentare” perché risultano “persone disperse”. 

Sui social e in rete circolano immagini drammatiche relative all’attacco: uomini, donne e bambini presentano vomito e schiuma alla bocca, come conseguenza dell’uso di agenti chimici e tossici. Secondo le testimonianze provenienti nell’area controllata dai ribelli, e difficili da verificare in maniera indipendente, le bombe dell’aviazione siriana avrebbero centrato anche strutture ospedaliere in cui sono stati ricoverati i civili colpiti. Oggi il sito “Shaam”, vicino all’opposizione, ha parlato di bombe al cloro; i sanitari della zona riferiscono invece di effetti causati dal gas sarin. Entrambi sono vietati dalle convenzioni internazionali. 

Nelle ore successive all’attacco le cancellerie occidentali e Israele hanno accusato il presidente siriano Bashar al-Assad e l’esercito governativo del raid, definendolo un vero e proprio “crimine di guerra”. L’attacco ha gettato anche un’ombra sulla riunione in corso a Bruxelles sulla Siria, che vede la presenza di 70 Paesi donatori impegnati nella raccolta e nella distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione locale e ai profughi fuggiti oltreconfine, in Turchia, Libano e Giordania. 

Dal marzo 2011, data di inizio del conflitto, oltre cinque milioni di persone hanno varcato i confini del Paese arabo e si sono registrati come rifugiati nelle nazioni confinanti. Almeno 400mila le vittime delle violenze, che hanno costretto quasi metà della popolazione ad abbandonare le proprie case. Stime Ue riferiscono che 13,5 milioni di siriani necessitano di assistenza umanitaria nel Paese.

Per rispondere all’attacco di ieri, Francia e Regno Unito hanno richiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza Onu. Per il rappresentante di Londra alle Nazioni Unite Matthew Rycroft l’incidente rappresenta “una pessima notizia” per le speranze “di pace in Siria”. Egli parla di “crimine di guerra” e auspica che, questa volta, alcune nazioni alleate di Damasco [leggi Mosca, anche se in passato pure la Cina si era opposta a risoluzioni di condanna] “non usino il veto per difendere l’indifendibile”. 

Il presidente statunitense Donald Trump ha definito l’attacco “una azione ignobile” del governo Assad e il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha parlato di “barbarie”. Maggiore prudenza dall’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura, il quale ha definito “orribile” la vicenda, ma ha auspicato al contempo “una chiara identificazione delle responsabilità” e che i colpevoli siano perseguiti secondo giustizia. 

In queste ore Mosca, alleato di Damasco, ha fornito una nuova versione dei fatti “in basi ai dati emersi dal controllo dello spazio aereo” che scagionerebbe, almeno in parte, il governo siriano. Il ministero russo della Difesa parla di un raid aereo dell’aviazione governativa che ha centrato una fabbrica chimica usata dai ribelli a Khan Sheikhoun. Le bombe avrebbero sprigionato sostanze tossiche nell’area, che hanno causato poi le vittime fra la popolazione civile della zona. La fabbrica ospitava un “laboratorio” per la realizzazione di “bombe con sostanze tossiche”; Mosca non ha chiarito se il deposito è stato colpito in modo deliberato o accidentale.

Non è la prima volta che, nel contesto del conflitto siriano, si registra l’uso di armi chimiche. Nel 2013 governo e ribelli si sono scambiati accuse e rimpallati la responsabilità di attacchi con agenti chimici. Le Nazioni Unite hanno aperto diverse inchieste in seguito alle denunce di uso di gas, sia da parte dell’esercito regolare che delle milizie ribelli. L’ultima di queste risale ad agosto, quando gli esperti Onu hanno denunciato l’uso di gas al cloro “in almeno due occasioni” da parte dell’esercito governativo. Accuse respinte al mittente da parte del governo di Damasco.

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