03/11/2008, 00.00
VATICANO
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Vaticano: un diritto per tutti i migranti godere dei diritti umani

Intervenendo Al Forum di Manila su migrazione e sviluppo, la delegazione della Santa Sede ricorda le parole del Papa all’Onu, per cui “il futuro sarà costruito sui diritti umani”. Discriminazione, violenza, restrizioni di libertà personali e collettive, sono tutte realtà comuni, tanto alla migrazione quanto alla povertà.
Manila (AsiaNews) – Tutti coloro che migrano, quali che siano la loro motivazioni ed il loro status debbono vedere pienamente rispettati i loro diritti umani e ciò anche perché solo così l’umanità potrà trarre pienamente beneficio dal loro muoversi da un Paese all’altro. E’ l’affermazione centrale dell’intervento svolto di Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che ha guidato la delegazione della Santa Sede al secondo Forum internazionale su migrazione e sviluppo, svoltosi a Manila dal 27 al 30 ottobre,
 
“Tutti i migranti, a prescindere dal loro status – ha detto - hanno diritto di godere dei diritti umani e che dev'essere rivolta loro un’attenzione particolare per evitare la discriminazione e proteggere quanti tra essi sono vulnerabili, come lo sono le donne, i minori non accompagnati, gli anziani e i diversamente abili. Esistono già trattati che comprendono un forte impegno a proteggere i rifugiati, gli apolidi, i lavoratori migranti e i membri delle loro famiglie, e quanti sono vittime dell’immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani. Si tratta di misure chiave multilaterali dirette ad assicurare il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei migranti, tutti fattori – e questo è uno degli scopi del nostro Forum – legati allo sviluppo. Come possono, infatti, i migranti, uomini o donne, contribuire al meglio al vero sviluppo se la loro non è una situazione umana?”
 
Ricordato il discorso di Benedetto XVI all’Onu, il 18 aprile di quest’anno, per il quale "il futuro sarà costruito sui diritti umani", mons. Marchetto ha affermato che “ogni forma di migrazione temporanea e circolare non deve mai essere presa come pretesto per evitare il pieno rispetto dei diritti dei migranti, e in maniera specifica, del loro diritto alla riunificazione familiare, al riconoscimento del loro contributo allo sviluppo, sia attraverso il lavoro, sia con le rimesse di denaro a casa. Ogni fallimento in questo ambito indicherebbe una mancanza di politiche di integrazione e cooperazione nei Paesi di arrivo, come pure di politiche di sviluppo nazionale in quelli d’origine. Sviluppo è una parola chiave nei nostri incontri, ma spesso, dietro, vi si nasconde la povertà. Discriminazione, violenza, restrizioni di libertà personali e collettive, sono tutte realtà comuni, tanto alla migrazione quanto alla povertà. Le due sono accomunate, tra l’altro, dalla formazione di gruppi chiusi, che impediscono l’incontro e il dialogo, e che privano le persone dell’arricchimento e dello scambio vicendevoli, dell’integrazione e della reciprocità, della comprensione e del beneficio comune.
 
Mons. Marchetto ha poi evidenzato come esistano specifiche responsabilià pubbliche. I governi dei Paesi degli emigranti dovrbbero cercare di incrementare le occasioni di lavoro, mentre in quelli di immigrazione “la riunificazione familiare è il modo migliore per promuovere l’integrazione degli immigrati ed eliminare molti problemi, in particolare quelli legati alla sicurezza e all’ordine pubblico”.
 
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