02/02/2009, 00.00
INDIA - VITA CONSACRATA 2009
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Un’oasi di contemplazione nella Mumbai insonne per gli affari

di Nirmala Carvalho
È il convento carmelitano di Andheri East dove dieci suore vivono in clausura. La madre superiora: “Siamo il cuore nascosto di questa città”. Nel giorno in cui la Chiesa invita a pregare per la Vita consacrata, la storia di Suor Mary Joseph. Nata in un famiglia di bramini indù è diventata prima suora canossiana e poi claustrale.
Mumbai (AsiaNews) - “È chiamata la città dei sogni, la città che non dorme mai, è la capitale finanziaria, commerciale e degli affari in India e Dio ci ha fatto il dono di questa vocazione di contemplative proprio a Mumbai. In questa città così indaffarata siamo chiamate ad essere un oasi di amore e di pace”. Suor Soccoro è la madre superiora del monastero carmelitano di clausura ad Andheri East. AsiaNews ha visitato il convento in occasione della giornata dedicata alla Vita consacrata, il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, in cui la Chiesa ricorda le tante persone consacrate che in questa giornata emettono o rinnovano i loro voti.
 
“Quando Mumbai è stata colpita dagli attacchi terroristici del 26 novembre - dice suor Soccoro - abbiamo sentito l’urgenza dell’essere consacrate al Padre attraverso le mani di Maria ed essere il cuore nascosto di questa città che è stata insanguinata…. pregando il Signore che conquistasse tutti, toccasse i cuori di ognuno, portasse la pace in questa città che circonda il nostro monastero”.
 
Il monastero vive dei proventi raccolti con la produzione di ostie per le parrocchie della città. La madre superiora, suor Soccoro, spiega che aiutano anche gli altri conventi carmelitani e ospitano di frequente suore malate e religiosi che arrivano a Mumbai per poi dirigersi in altre località dell’India. La clausura di Andheri East svolge un ruolo cruciale fra i carmelitani nel Paese. Nonostante questo è però alle prese con gravi problemi di struttura, infiltrazioni e cedimenti  causati dalle piogge monsoniche, e dipende in buona parte dalla generosità della popolazione che porta alle suore donazioni e cibo.
 
Ad Andheri East, fondato nel 1965, oggi vivono otto suore carmelitane e due religiose che hanno chiesto il trasferimento da altri ordini. Tra loro c’è suor Mary Joseph (nella foto), al secolo Radha Krishnan, quarta figlia di una devota famiglia indù della casta dei bramini degli Iyengar. È entrata nel monastero delle carmelitane scalze 30 anni fa, il 19 marzo del 1977.
 
La sua è la storia di una conversione che nasce insegnando inglese e scienze sociali al convento delle canossiane di Mahim, vicino a Mumbai. Fervente indù che osserva tutti i precetti e le feste della religione tradizionale in India, a contatto con le Figlie della carità sente quella che oggi descrive come “una chiamata urgente e incessante a incontrarmi con Gesù”. Nel 1971 viene battezzata da padre Agnelo Rufino Gracias, attuale vescovo ausiliare di Mumbai. È il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, e padre Agnelo lo sottolinea dicendole: “È un giorno giusto per dire il tuo sì con Maria”. Di lì a poco Radha Maria Krishnan decide di entrare nell’ordine delle canossiane.
 
La sua conversione, l’abbandono della famiglia e la scelta di prendere i voti sono un duro colpo per i genitori ed i fratelli. “Solo dopo 15 anni - racconta oggi suor Mary Joseph - mio padre mi ha scritto in una lettera quante sofferenze ha patito per la mia fuga da casa”. I parenti hanno rinfacciato a lungo alla famiglia l’umiliazione subita con la sua conversione. Solo dopo molti anni suor Mary ha ritrovato il rapporto con i genitori, i fratelli e la sorella: sono rimasti indù, ma “adesso vengono a farmi visita in monastero con i loro figli”.
 
Ma l’ingresso fra le canossiane è solo un passo della storia di Radha Maria Krishnan. “Quando ero una postulante la maestra delle novizie ci leggeva la storia di Santa Teresa di Lisieux”, racconta oggi la religiosa. “Rimanevo molto colpita e un giorno ho chiesto a una sorella un’immagine del Piccolo fiore [il nome con cui spesso è chiamata la santa Ndr] e l’ho messa nel breviario. Un giorno mentre lo aprivo per guardala ho sentito un forte richiamo a diventare come lei una carmelitana”.
 
Per spiegare il valore della vocazione alla clausura per il mondo racconta: “Quando leggo sul giornale delle sofferenze subite dai martiri, dell’uccisione dei bambini mai nati o dell’eutanasia, delle persecuzioni in Orissa o in altri parti dell’India rimango molto colpita e prego con semplicità il Signore per questi fatti”.
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