02/09/2008, 00.00
GIAPPONE
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Un governo di transizione il probabile esito della crisi politica giapponese

di Pino Cazzaniga
Reazioni assai negative della gente alle improvvise dimissioni del primo ministro Fukuda, causate da una pratica impossibilità di governare e dal forte calo di popolarità. L’insidioso atteggiamento degli alleati del Komeito.
Tokyo (AsiaNews) – Alle 19,30 del primo settembre, durante un’ improvvisata conferenza stampa il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda ha annunciato di aver deciso di dimettersi dalla carica, indicando come motivo la situazione di stallo politico che rende difficile la l’approvazione di leggi essenziali. “E’ necessario tentare di realizzare importanti progetti attraverso una nuova struttura (governativa)....Ho pensato che ora è il tempo migliore (di dimettermi) per evitare un vuoto politico”.
 
L’annuncio la lasciato di stucco tutto il Giappone: politici, media e popolazione. Si è ripetuta la scena del 27 settembre dell’anno scorso, quando, allo stesso modo e altrettanto improvvisamente il suo predecessore Shinzo Abe ha manifestato l’intenzione di dimettersi. Diverse sono l’età dei protagonisti (53 anni Abe, 72 Fukuda), le affiliazioni di corrente (rappresentante della corrente giovane del partito liberal democratico il primo, rappresentante degli anziani moderati il secondo) e i motivi della rinuncia: problemi di salute per Abe, situazione di ingovernabilità per Fukuda.
 
Identica la reazione della gente: assai negativa. Molti hanno visto la rinuncia al governo come atto di irresponsabilità. Alcuni analisti alla parola “dimissioni” hanno sostituito quella di “abbandono”.
Dispiace, perché Yasuda, personalità moralmente integra, ha fatto del suo meglio per superare la situazione di stallo che, sostanzialmente, ha ereditato dal governo precedente. Ne prende atto l’editorialista dell Asahi, pur non risparmiandogli severe critiche.
 
La rete che ha impigliato il premier dimissionario è formata da tre elementi: la dura offensiva del partito democratico del Giappone, il tradimento del Komeito (membro della coalizione di governo), e l’enorme calo di popolarità: dal 60 al 29%. Sull’ultimo elemento qualsiasi biasimo è infondato. I problemi interni (aumento dei prezzi e situazione delle pensioni) esigono soluzioni urgenti.
Al contrario non esenti da valutazione negativa sono gli altri due elementi. La crisi nella prospettiva politica è strutturale. Nelle elezioni per il rinnovo della Camera alta (senato) avvenute l’anno scorso, durante l’amministrazione Abe, i due partiti di governo hanno perso la maggioranza. Il parlamento si è spaccato: alla Camera bassa domina il partito liberal democratico (governo) e alla Camera alta il partito democratico del Giappone (opposizione). Questo, mirando ad elezioni anticipati per ottenere l’alternativa di governo, rende difficile e lenta l’approvazione di urgenti provvedimenti legislativi usando la tecnica della dilazione.
 
Più insidioso è l’atteggiamento del Komeito, membro della coalizione. Per circa 40 anni il partito liberal democratico poteva governare da solo poiché godeva della maggioranza assoluta. Ma dall’inizio degli anni ’90, quando l’ha persa, deve governare in coalizione. L’attuale partner è appunto il Komeito, un partito nato e sostenuto da una potente organizzazione buddista-laica. Questo per ragioni di opportunità elettorale da un po’ di tempo nega il suo consenso per la presentazione di alcune leggi, come quella dell’invio di petroliere nell’oceano indiano per rifornire di combustibile navi straniere impegnate nella lotta contro il terrorismo in Afghanistan.
 
In questo contesto, probabilmente anche per pressioni di membri del suo partito, Fukuda ha deciso di dimettersi.
 
Per l’immediato futuro il panorama politico è abbastanza chiaramente delineato. Fukuda, che è pure il presidente del partito liberal democratico, ha incaricato Taro Aso, segretario generale del partito, di iniziare le operazioni per la scelta di un nuovo presidente, che poi, automaticamente, diventerà anche primo ministro. Aso (68), che è politicamente un cavallo di razza, ha già presentato la sua candidatura alla presidenza. La sua elezione è data per scontata anche perché gode di molta popolarità. Ci vorranno circa tre settimane. Si formerà poi un governo che molto probabilmente sarà di transizione. Le elezioni generali per il rinnovo della camera bassa costituzionalmente sono fissate per il settembre dell’anno prossimo, ma la maggior parte degli analisti politici ritengono che si procederà ad elezioni anticipate nel tardo autunno, dopo la chiusura della sessione straordinaria del parlamento, o all’inizio dell’anno prossimo.
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