01/06/2024, 11.00
VIETNAM
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Thich Minh Tue, monaco buddista vietnamita in marcia per fede e libertà (religiosa)

Da anni percorre il Paese a piedi nudi, da nord a sud, nutrendosi di elemosine e dormendo nelle foreste. Un elogio della devozione religiosa attraverso le 13 pratiche ascetiche del “Dhutanga”. Osteggiato dal buddismo ufficiale, il monaco è “tollerato” dal governo ed esaltato dalla popolazione di tutte le fedi che lo segue sui social. 

Hanoi (AsiaNews) - Un esempio contro la corruzione e una testimonianza di fede e rigore per tutto il Paese, catturando l’immaginario - e il rispetto - di milioni di vietnamiti mentre la classe dirigente lotta per il potere a colpi di purghe, processi e sentenze di condanna a morte. A raccontare il “viaggio” a piedi di Thich Minh Tue, un uomo “umile”, è il sito Fulcrum che ne elogia la devozione al buddismo attraverso le 13 austere pratiche ascetiche del “Dhutanga” volte a raggiungere il non-sé (Anatta). Un solitario, che nel suo percorso ha ottenuto il benestare della politica (e del partito comunista) e che, con il suo percorso, costituisce una sfida unica e senza precedenti per lo Stato in una prospettiva di lotta per la libertà religiosa come sancito dalla sua Costituzione.

La rigorosa adesione di Thich Minh Tue al Dhutanga prevede di camminare a piedi nudi, nutrirsi mediante elemosine, cercare riparo nelle foreste, cespugli o nei cimiteri, rinunciando a tutti i beni materiali. Il suo impegno nell’osservare i precetti ha ispirato vietnamiti di ogni ceto sociale tra cui intellettuali, artisti, espatriati, altri monaci e persino sacerdoti cristiani. Lui e la sua veste, fatta di ritagli di tessuto raccolti durante i suoi viaggi, hanno ispirato molteplici espressioni artistiche, tra cui dipinti, sculture, poesie, musica e lanciato una nuova moda.

Dopo aver camminato a piedi nudi da sud a nord - e viceversa - per diversi anni, Thich Minh Tue è diventato un fenomeno nazionale solo di recente, grazie a una schiera di internauti, profili e pagine social su YouTube, Facebook e TikTok che seguono e celebrano le sue camminate, trasmettendole in diretta a favore di milioni di spettatori impazienti. Molti vietnamiti lo accolgono con calore a ogni passo non solo per la testimonianza di fede, ma come fenomeno “sociale e mediatico”. A lui si guardano già molti aspiranti monaci o semplici curiosi, anche perché ha saputo conquistare la ribalta senza il sostegno di alcuna entità religiosa sotto il controllo dello Stato, una anomalia nel panorama politico del Paese. Del resto le autorità sono molto caute nei confronti di qualsiasi mobilitazione spontanea su larga scala che possa minare la stabilità sociale e del regime stesso.

Dai vertici ufficiali, sia di Stato che religiosi, non sono mancate voci e attacchi diretti a Thich Minh Tue. I suoi pellegrinaggi hanno scatenato dibattiti pubblici sul modo di osservare i dettami della religione buddista, che è predominante in Vietnam con 14 milioni di fedeli, il doppio dei sette milioni di cattolici.  Sui social media, i cittadini lo acclamano come incarnazione di una genuina dedizione spirituale ai valori buddisti di base come la semplicità e la rinuncia. Al contrario, si sottolineano i casi di cattiva condotta e di vita materialistica di alcuni monaci e si criticano alcune pagode o denominazioni ufficiali perché più dedite al guadagno e che funzionano con la tacita approvazione di fonti ufficiali.

Fra questi ultimi vi è la reazione del Sangha buddista del Vietnam (Vbs), organizzazione ufficiale del Paese, che è ampiamente negativa. I suoi vertici hanno attaccato Thich Minh Tue affermando che non è un monaco, né risulta affiliato ad alcuna istituzione legata al Vbs. Questa posizione ha scatenato la reazione tra l’indignato e l’ilare dell’opinione pubblica, mentre il monaco “errante” ha dichiarato di essere un semplice cittadino che cerca di imparare e praticare gli insegnamento del Buddha. Il Comitato governativo per gli affari religiosi afferma che egli non è inquadrato all’interno delle istituzioni religiose, pur senza negare lo status di monaco distinguendosi così dalla versione del Vbs. La vicenda è anche un segno del potere dei social nel diffondere un messaggio al pubblico, fornendo una visione alternativa alla narrazione ufficiale di Stato. Di contro, la leadership di Hanoi mostra un approccio diverso e, senza cedere all’impulso di vietare o reprimere, pare aver scelto la strada del controllo dando così maggiore spazio alle libertà individuali, partendo da quella religiosa.

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