16/07/2014, 00.00
INDONESIA
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Tensioni e accuse fra i sostenitori di Widodo e Subianto. Dalla Chiesa indonesiana richiamo all’unità

di Mathias Hariyadi
In una nota congiunta i leader cattolici e protestanti invitano alla calma, per scongiurare il pericolo di tensioni e conflitti sociali. Essi auspicano che il voto sia regolare ed espressione del “volere del popolo”. Intanto emergono i primi casi di brogli. I risultati ufficiali il 22 luglio, ma è probabile il ricorso del perdente alla Corte costituzionale.

Jakarta (AsiaNews) - I leader cristiani indonesiani - cattolici e protestanti - intervengono nella polemica politica innescata dai risultati, finora parziali, delle elezioni presidenziali che si sono tenute il 9 luglio scorso. A sfidarsi il governatore uscente di Jakarta Joko "Jokowi" Widodo, 53 anni, che sarebbe in vantaggio sul proprio rivale, l'ex generale Prabowo Subianto (62), sebbene anche quest'ultimo rivendichi a più riprese la vittoria. I dati definitivi dovrebbero essere diffusi entro il prossimo 22 luglio e c'è grande attesa sul nome del prossimo capo dello Stato della nazione - e Repubblica - musulmana più popolosa al mondo. I due sfidanti, assieme ai vice Jusuf Kalla e Hatta Radjasa, hanno chiesto ai propri sostenitori ai seggi di controllare con attenzione il conteggio delle schede elettorali estratte dalle urne, per evitare brogli o manomissioni.

Esperti di politica locale affermano che sarà probabile - se non certo - il ricorso del candidato sconfitto alla Corte costituzionale, arbitro e giudice ultimo di questa corsa presidenziale. Finora gli istituti di ricerca si sono divisi sul possibile vincitore, con un vantaggio deciso per l'ex governatore di Jakarta: quattro sondaggisti vicini al comitato elettorale di Subianto attestano il successo dell'ex generale; tuttavia, ben otto istituti di ricerca - considerati indipendenti - affermano che il vincitore è Jokowi. 

Dopo 10 anni alla presidenza di Susilo Bambang Yudhoyono - contraddistinti da casi di corruttela, tensioni interconfessionali, immobilismo sociale - il Paese chiede un deciso cambiamento; in molto vedono in Jokowi un possibile leader alternativo al potere costituito e libero dai giochi di Palazzo. Di contro, Subianto è considerato uomo dell'apparato e vicino alle lobby e alla frangia islamista, che però può contare su un buon sostegno di base. 

Intanto cominciano ad emergere i primi casi di possibili frodi ai seggi elettorali, che potrebbero risultare decisivi in vista del successo finale e che sono fonte di tensione fra i due schieramenti, che si scambiano reciproche accuse di brogli e manomissione. Uno di questi proviene dalla reggenza di Tangerang, dove Subianto si sarebbe aggiudicato il successo nel collegio elettorale grazie a un colpo di mano posto voto: difatti, invece di avere solo "014" voti, come emerso al primo conteggio, una mano "anonima" post elezioni ha portato i voti sino a "814". "Cosa è successo?" si chiedono al comitato Jokowi-Kalla, che chiedono l'intervento dell'Agenzia preposta al controllo sul voto. 

In questo contesto di tensioni, annunci di vittoria e reciproci scambi di accusa fra i due fronti, la Chiesa indonesiana interviene con una lettera ufficiale sottoscritta dalla Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) e dal Sinodo delle chiese protestanti indonesiane (Pgi). Primi firmatari il presidente Kwi Ignatius Suharyo, attuale arcivescovo di Jakarta, e l'omologo Pgi, il pastore Andreas Yewangoe. I leader cristiani sono preoccupati per una possibile escalation di tensione e per un potenziale conflitto sociale tra la gente. 

Per questo i vertici cattolici e protestanti lanciano un appello congiunto, in cui invitano la popolazione a "rimanere calma" e a non farsi prendere "dall'euforia" per possibili annunci di "vittoria" seguiti da "celebrazioni di piazza". Al momento, ricordano, "non vi è ancora un candidato vincitore" e non è tempo di festeggiamenti, perché bisogna aspettare "i risultati ufficiali della Commissione elettorale"; al contempo essi invitano i "fratelli cristiani e cattolici" di entrambi gli schieramenti a non cadere nelle provocazioni o rendersi responsabili di violenze. Vescovi e pastori invitano la comunità a "preservare i valori dell'amore e della democrazia", evitando di scambiarli per interessi politici o per mero tornaconto personale. Da ultimo, essi rinnovano l'appello a scongiurare brogli e manomissioni ai seggi, perché il prossimo presidente e il suo vice possano davvero essere frutto del volere espresso dal popolo. 

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