Teheran lancia l’operazione ‘Soleimani martire’: missili contro obiettivi Usa in Iraq
Secondo il governo iraniano vi sarebbero almeno 80 morti. Washington esclude vittime e il presidente Trump twitta: “Va tutto bene”. Almeno 15 i razzi diretto verso basi statunitensi a Erbil e Al Asad, a ovest di Baghdad. In caso di ulteriori rappresaglie Teheran minaccia di colpire Dubai, Haifa, Tel Aviv e in territorio Usa.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Nella notte Teheran ha promosso la prima risposta militare all’uccisione del gen. Qasem Soleimani, comandante della Forza Qods morto in un raid a colpi di droni delle forze statunitensi il 3 gennaio scorso a Baghdad. L’operazione è partita all’1.20 ora locale, la stessa in cui è avvenuto il decesso dell’alto ufficiale della Repubblica islamica. Secondo le prime informazioni sarebbero partiti almeno quindici razzi Ghiam e Fateh, di produzione iraniana, contro obiettivi statunitensi in Iraq.
La tv di Stato iraniana ha dato ampio risalto all’attacco, parlando di almeno 80 “terroristi americani” uccisi e il danneggiamento di elicotteri ed equipaggiamenti miliari. Tuttavia, non sono stati forniti riscontri ufficiali e indipendenti a conferma del bilancio. In una nota l’ufficio del leader supremo, il grande ayatollah Ali Khamenei, afferma che l’attacco missilistico è stata la risposta “più debole” rispetto alle molteplici alternative sul tavolo. Una fonte parla di 100 possibili target.
Obiettivi principali dell’operazione voluta da Teheran due basi aeree che ospitano truppe americane: una a Erbil, nel Kurdistan irakeno, e l’altra a Al Asad, a ovest della capitale. Fonti iraniane parlano di circa 15 missili, mentre il governo di Baghdad ne conta almeno 22.
Il presidente Usa Donald Trump ha subito riunito il consiglio di sicurezza e ha seguito con attenzione tutte le fasi dell’attacco. In un primo momento la Casa Bianca aveva annunciato un discorso alla nazione, poi cancellato. Nella notte il Tycoon ha diffuso un messaggio via Twitter in cui afferma che non vi sono vittime americane - smentendo le rivendicazioni di Teheran, nel contesto di un conflitto anche mediatico - e che “va tutto bene!”.
Per le prossime ore è previsto un comunicato ufficiale da parte della presidenza statunitense. Fonti dell’amministrazione, dietro anonimato, sottolineano che non vi sono vittime americane, ma anche in questo caso si attendono comunicazioni ufficiali.
Intanto il governo iraniano rivendica il successo dell’operazione, aggiungendo al contempo che non si vuole un conflitto su più larga scala e che i raid missilistici “hanno concluso” di fatto la risposta all’uccisione di Soleimani. Il ministro degli Esteri Mohammed Javad Zarif afferma che “ci difenderemo contro ogni aggressione, ma non vogliamo una guerra”. L’Iran, prosegue, “ha promosso e concluso proporzionate misure di auto difesa” colpendo la base dalla quale è stato lanciato un attacco “codardo contro nostri cittadini e funzionari di livello”.
Facendo il verso a Trump - il quale a commento dell'uccisione di Soleimani aveva twittato la bandiera Usa -, alcuni leader iraniani hanno pubblicato immagini di bandiere iraniane. La tensione resta dunque alta nella zona e non si escludono contrattacchi americani diretti alla Repubblica islamica. In questo caso Teheran ha già minacciato di puntare a Dubai, Haifa e Tel Aviv oltre a colpire gli Stati Uniti direttamente sul proprio territorio.
Infine, oltre 50 persone sono morte e altre 220 sono rimaste ferite ieri nella calca durante la cerimonia di sepoltura del generale Qassem Soleimani a Kerman, la sua città natale nel sud-est dell’Iran. Secondo la tv di Stato iraniana, che ha diffuso la notizia, la cerimonia è stata rinviata.