18/11/2019, 10.25
GEORGIA-RUSSIA
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Tbilisi, scandali e divisioni nella Chiesa e fra i partiti

di Vladimir Rozanskij

Una commissione del parlamento verificherà l’esistenza di un complotto politico contro il patriarca Ilia II. Accuse scandalose di un vescovo contro il patriarca, considerato troppo filo-russo e “una marionetta” di Kirill, il patriarca ortodosso di Mosca.

Mosca (AsiaNews) – Una commissione d’inchiesta farà luce sulle dichiarazioni del vescovo di Bodve, Jakov (Jakobashvili) a proposito di un complotto politico per esautorare l’83enne patriarca Ilja II (Gudushauri-Shiolashvili), in carica dal 1977 (v. foto). La commissione è stata approvata lo scorso 11 novembre dal parlamento georgiano. Nello stesso periodo, il deposto metropolita di Chkondinsky, Petr (Tsaava) rivolge accuse scandalose nei confronti del patriarca stesso.

Le gravi accuse non sono soltanto espressione di conflitti interni alla Chiesa ortodossa georgiana, ma coinvolgono i partiti politici, a cominciare da quello di maggioranza “Il Sogno Georgiano”. Secondo il vescovo Jakov, alcuni leader del partito sarebbero colpevoli del complotto. Del resto, sono proprio le opposizioni, con il partito “Movimento Nazionale”, ad aver insistito per la commissione d’inchiesta.

A fine ottobre il vescovo Jakov aveva pubblicamente accusato l’attuale primo ministro Georgij Zacharja, insieme al ministro degli interni Vakhtan Gomelaury e all’ex-premier Georgij Kvirikashvili, di aver organizzato un piano per sostituire il Katholikos (patriarca) Ilja II, considerato un fiancheggiatore dei russi, con un prelato più “patriottico”. Il 31 ottobre, davanti al Sinodo dei vescovi georgiani, Jakov ha espresso rammarico per il suo clamoroso intervento pubblico, ma solo per il tono e non per i contenuti, che egli ha confermato. Va detto che la dichiarazione davanti a politici e giornalisti era stata fatta in stato di evidente ubriachezza.

Il presidente della Camera dei deputati, Ghya Volskij (membro del Sogno Georgiano), ha duramente criticato l’iniziativa delle opposizioni di approvare la commissione d’inchiesta (per la quale bastano i voti di 50 parlamentari), giudicando “assurde” le accuse di Jakov: “Tutte le iniziative del Movimento Nazionale hanno scopi meramente politici, per i quali non esitano a esporre alla pubblica gogna le massime autorità religiose del Paese, portando addirittura il patriarca a rispondere davanti al parlamento. Solo scandali, scandali e tentativi di destabilizzare il Paese”.

L’ex-metropolita di Chkondinsky ha invece rilasciato un’intervista alla compagnia televisiva Mtavari, accusando il patriarca di scandali sessuali, con la complicità di altri collaboratori del Patriarcato. Petr Tsaava era stato rimosso dalla diocesi e ridotto allo stato laicale lo scorso 31 ottobre, a suo dire proprio per aver scoperto le malefatte di Ilia II e di alcuni alti prelati.

Durante l’ora e mezza di intervista, condotta dal direttore del canale Nika Gvaramja, Tsaava ha collegato a sua volta lo scandalo alla politica, affermando che “Ilia II è una marionetta guidata dal patriarca russo Kirill (Gundjaev)”, e il suo appoggio in passato è stato decisivo per condizionare la politica georgiana in accordo con gli scopi dei russi, che dopo i conflitti armati del 2011 continuano a cercare di assoggettare il Paese caucasico. Tsaava ha dichiarato di essere pronto a scendere egli stesso in politica, con il partito democratico “Georgia Unita” di Nino Burzhanadze, la quale peraltro ha immediatamente preso le distanze e ha difeso il buon nome del patriarca.

Le sconvolgenti dichiarazioni dei due alti personaggi ha gettato la Chiesa georgiana nel vortice delle polemiche che ingoiano tutto il Paese, tanto che anche l’ultima omelia domenicale di Ilja II è stata interpretata come una mossa politica: in essa il patriarca, ricordando le parole evangeliche sulle ricchezze, ha raccomandato di “non condannare genericamente i ricchi”, perché tra di essi, oltre agli avidi e agli sfruttatori, ci possono essere “persone di talento, e noi georgiani siamo sempre pronti a dare addosso a chi ha più talento”. Queste parole sono state interpretate come un appoggio al presidente-magnate Bidzine Ivanishvili, fondatore del partito del Sogno Georgiano.

Gli scandali e le polemiche mettono in discussione la strettissima connessione tra la Chiesa ortodossa e la politica statale in Georgia che dura da almeno 25 anni.

A Tbilisi sono ormai troppo evidenti gli eccessi di partiti e movimenti che esaltano i vari modelli di nazionalismo religioso, analogamente alla Russia e ad altri Paesi.

L’asprezza delle accuse rivela anche una grave frattura interna alla Chiesa e all’episcopato ortodosso: alcuni prelati sarebbero infatti simpatizzanti del deposto metropolita Petr, che pure è stato cacciato all’unanimità dai vescovi membri del Sinodo, per la scandalosa violenza delle sue ingiurie nei confronti del patriarca Ilia II.

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