31/03/2005, 00.00
Islam
Invia ad un amico

Tariq Ramadan: appello ai paesi musulmani per abolire pena di morte e punizioni corporali

L'obiettivo dell'intellettuale è quello di creare una mobilitazione dei musulmani per denunciare le ingiustizie e le strumentalizzazioni dell'Islam e per arrivare ad una moratoria degli hudûd.

Roma (AsiaNews/Agenzie) - Tariq Ramadan, noto intellettuale musulmano, nipote di Hassan al-Banna, fondatore del movimento dei Fratelli musulmani, ha lanciato un appello sul sito http://www.tariqramadan.com, per una moratoria immediata degli hudûd, delle punizioni corporali, della lapidazione e della pena di morte nei paesi islamici. L'obiettivo è quello di creare una mobilitazione dei musulmani che chieda agli ulamâ' di denunciare le ingiustizie e le strumentalizzazioni dell'Islam e ai governi dei paesi islamici di decretare una moratoria immediata.

La campagna, spiega Ramadan, mira a creare un movimento di pressione sui paesi islamici, quali Arabia Saudita, Iran e Pakistan, che ancora prevedono le pene corporali nel loro sistema giuridico.

 "Sappiamo che nel mondo islamico ci sono diverse correnti di pensiero e che i disaccordi su questo tema sono profondi. Alcuni esigono un'applicazione letterale degli hudûd, per rendere una "società a maggioranza musulmana" veramente "islamica". Altri, ritengono che l'applicazione degli hudûd sia secondaria rispetto alla promozione della giustizia sociale e della lotta contro la povertà. Altri ancora, pensano che i riferimenti agli hudûd non debbano più esistere nelle società musulmane di oggi".

Per quanto riguarda le differenti interpretazioni del Corano e della Sunna, testi sacri per l'Islam, Ramadan spiega che: "Tutti gli ulamâ' del mondo musulmano riconoscono che nei testi dottrinali si parla esplicitamente di punizioni corporali. La maggioranza di questi esperti religiosi è convinta che queste pene siano sì islamiche, ma siano "deterrente" per rafforzare la gravità delle azioni sanzionabili con questi castighi".

Il fatto è – continua Ramadan- che "le masse musulmane spesso rivendicano la validità di questi sistemi giuridici. In questo senso, da un lato l'applicazione letterale e immediata degli hudûd, rende esplicito il riferimento all'Islam nella legge dello stato. Dall'altro il sentimento popolare di fedeltà all'insegnamento islamico viene vissuto in funzione antioccidentale. Per questo motivo molti ulamâ' rimangono prudenti per paura di perdere credibilità presso le masse. La maggioranza degli ulamâ' teme di confutare le rivendicazioni popolari per timore di essere considerati troppo compromessi". Secondo l'intellettuale, infatti, in questo campo si nota "una crisi d'autorità accompagnata da una completa assenza di dibattito interno tra gli ulamâ' delle diverse scuole giuridiche".

Tariq Ramadan, 42 anni, ha conseguito una laurea in letteratura francese e due dottorati, in islamologia e sul pensiero filosofico di Friedrich Nietzsche. Al momento insegna alle università di Ginevra e Friburgo È autore di una quindicina di volumi, il suo libro "Essere musulmano europeo" pubblicato nel 1999, è stato tradotto in 14 lingue.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Islamabad propone modifiche alle Hudood, ma mantiene le punizioni islamiche
24/07/2006
Mohammed Bin Salman tenta la riforma dell’islam
08/05/2021 09:03
Tunisi, battuta la sharia: le donne potranno ereditare come gli uomini
26/11/2018 10:26
Donna, parità e islam: ripensare la fede per rispondere alle attese dell’uomo moderno
02/03/2010
Bangladesh: leader islamici condannano il Califfato, “nemico dei musulmani”
21/12/2015


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”