17/07/2006, 00.00
SRI LANKA
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Tamil reclutati con la forza per l'"assalto finale" contro il governo

Fonti di AsiaNews in Sri Lanka raccontano che i ribelli nel nord e nell'est costringono un membro a famiglia all'addestramento militare, giurando che la prossima guerra sarà quella " decisiva"  per ottenere uno Stato indipendente.

Colombo (AsiaNews) – I ribelli separatisti dello Sri Lanka costringono le famiglie nel nord e nell'est del Paese ad arruolare almeno un loro membro in quella che annunciano essere la "battaglia finale" per ottenere uno Stato tamil. La popolazione, intanto, vive nel terrore: pescatori e contadini non possono lavorare se non si sottopongono prima all'addestramento militare, i giovani scappano in zone controllate dall'esercito per evitare questa coscrizione obbligatoria.

Formalmente le Liberation Tigers of Tamil Eeelam (Ltte) dichiarano di essere intenzionate a raggiungere una pace negoziata con la mediazione norvegese e mettere fine alla lunga guerra civile con il governo di Colombo. La loro propaganda e le loro strategie di addestramento militare, però, dicono il contrario.

La recente escalation di violenze conferma che le speranze di pace nel Paese stanno svanendo velocemente: solo lo scorso 14 luglio, 12 soldati dell'esercito dello Sri Lanka e tre militanti delle Ltte sono rimasti uccisi in scontri nell'est, vicino a Batticaloa.

Fonti attendibili di AsiaNews in Sri Lanka, anonime per motivi di sicurezza, riferiscono che le Tigri pretendono che i tamil contribuiscano a quella che definiscono l'imminente "battaglia finale", unendosi al cosiddetto "esercito nazionale". "Le Tigri – racconta la fonte - dicono che con la prossima guerra otterremo il nostro Stato indipendente; è il ritornello di una propaganda ricorrente qui".

Per questo le Tigri ordinano agli ex combattenti di addestrarsi di nuovo e portano avanti un inflessibile politica di reclutamento tra la popolazione del nord e dell'est, a cui viene chiesto di arruolare un membro a famiglia. Alcuni tamil sono orgogliosi di partecipare, ma molti altri no. Ad ogni modo la gente non sembra avere molta scelta: nelle zone sotto diretto controllo delle Tigri, i ribelli esercitano una forte pressione sui civili, costretti all'addestramento militare anche contro la loro volontà.

"Alcune persone – dicono le fonti - in un primo momento vanno di loro spontanea volontà, pensando che l'addestramento possa proteggerle. Ma ora questo rappresenta una minaccia". "In un villaggio – continua – ai contadini è stato impedito di coltivare il riso nella stagione di aprile–luglio, perché non volevano partecipare alle esercitazioni; la stessa cosa per i pescatori, che non sono potuti uscire in mare senza prima unirsi all'addestramento".

Quelli che si "diplomano" in questi corsi militari vengono subito muniti di armi e messi a sorvegliare le strade. Sembra che di questo più che mai abbiano bisogno le Tigri, le quali lamentano una crescita del numero di attacchi "in profondità" condotti dall'esercito di Colombo nei loro territori.

Alcuni giovani sono fuggiti nelle zone controllate dal governo per evitare la coscrizione. Ora sono i loro padri a dover servire l'"esercito nazionale". Un padre spiega: "Che cosa devo fare? Per salvare i miei figli più piccoli sono costretto ad arruolarmi. Se non mi unisco all'esercito nazionale lo dovranno fare mio figlio o mia figlia". Le fonti di AsiaNews raccontano che ieri, durante la preghiera dei fedeli in una chiesa, una donna ha chiesto al Signore di "proteggere i nostri giovani dai nemici che vengono a prenderli per le esercitazioni militari".

Le Ltte, inoltre, hanno ordinato ai loro ex combattenti, anche a quelli in aree controllate dai governativi, di sottoporsi a nuovi addestramenti. Le fonti riferiscono che alcuni uomini - molti dei quali oggi sposati e con famiglie da mantenere – all'inizio hanno ignorato il richiamo alle armi, ma non hanno osato disobbedire al secondo invito. Da allora sono potuti tornare a casa solo per poche e brevi viste. "Le mogli di alcuni ex combattenti – dicono i locali – si sono recate nei campi di addestramento, dove hanno visto i loro mariti piangere, perché volevano tornare a casa". Le stesse donne riferiscono che nel campo si trovavano tra i 100 e i 150 uomini, e la maggior parte di loro era lì contro la propria volontà".

Ma c'è anche chi, partito con riluttanza, torna e fa propaganda dopo aver subito un profondo "lavaggio del cervello". "Tornati a casa – concludono le fonti – iniziano a reclutare altre forze per sferrare quello che chiamano l'assalto finale".

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