18/04/2016, 13.16
QATAR
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Summit Opec: la crisi fra Riyadh e Teheran blocca l’accordo sul taglio del petrolio

L’incontro a Doha, in Qatar, si è concluso con un nulla di fatto. L’accordo sul congelamento della produzione rimandato al vertice di giugno. Dietro il fallimento la lotta geopolitica fra Arabia Saudita e Iran. Immediata la reazione dei mercati, cala il prezzo del greggio. In flessione anche le borse. 

Doha (AsiaNews/Agenzie) - I prezzi del petrolio hanno registrato un nuovo calo quest’oggi, dopo che si è concluso con un nulla di fatto l’incontro nel fine settimana fra i principali Paesi produttori al mondo, Opec e non. Nel vertice che si è tenuto a Doha, in Qatar, i leader mondiali del greggio non sono riusciti a concludere un accordo sul taglio della produzione; sullo sfondo del mancato accordo vi è la crisi geopolitica fra Arabia Saudita e Iran, che ha affossato anche il summit dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci) di Istanbul. 

A confermare il nulla di fatto dopo ore di incontri e colloqui, la nota del ministro del Qatar per l’Energia Mohammed bin Saleh al-Sada, il quale ha affermato che le nazioni produttrici hanno bisogno di “più tempo”.

Alle trattative hanno partecipato anche la maggior parte dei rappresentanti dei Paesi Opec, assieme ad altri grandi esportatori fra cui la Russia. L’inviato di Mosca non ha nascosto il proprio disappunto a conclusione del vertice: pur non chiudendo la porta alla possibilità di un congelamento globale nella produzione, il ministro del petrolio Alexander Novak ha detto di essere venuto a Doha “per firmare un accordo” e non per “prendere parte a un dibattito”. 

Lo stop temporaneo all’aumento delle estrazioni era il risultato minimo che analisti ed esperti si aspettavano dall’incontro nel Paese arabo. In realtà, per risollevare i prezzi del greggio sarebbe servito un taglio alla produzione. Le nazioni esportatrici hanno già perso centinaia di miliardi di dollari e, per compensare i deficit di bilancio, hanno avviato misure di austerità che hanno fatto scattare le prime proteste. In concomitanza con il summit hanno incrociato le braccia migliaia di lavoratori del settore petrolifero in Kuwait, quarto fra i Paesi Opec, per protesta contro la riduzione degli stipendi. 

Tuttavia, il vertice di Doha si è concluso con un nulla di fatto come era facile prevedere dalle parole del governo iraniano alla vigilia: “Dato che non stiamo per firmare niente, e visto che non siamo fra quanti vogliono congelare la produzione - afferma una nota - abbiamo ritenuto non necessario l’invio di un nostro rappresentante”.

Del resto Teheran si è lasciata da poco alle spalle le sanzioni internazionali legate al programma nucleare e non vuole privarsi dei proventi delle esportazioni del greggio. L’ipotesi di aderire al piano di stabilizzazione del prezzo del petrolio verrà presa in considerazione solo quando sarà recuperato il livello di produzione ed esportazione del periodo pre-sanzioni. 

“L’opinione generale - ha concluso il ministro del Qatar - è che serva più tempo per ulteriori consultazioni fra produttori Opec e non Opec” prima di giungere a un accordo, che potrà valere "solo se include tutti i maggiori produttori”. La parola passa dunque al prossimo incontro Opec, in programma per il mese di giugno. 

Intanto non si fanno attendere le reazioni dei mercati, con un calo diffuso dei prezzi del petrolio: il greggio Wti perde sino al 7%, poi recupera e si assesta sui 39 dollari al barile. I listini delle piazze europee aprono in netto ribasso, per poi risalire contenendo le perdite. Male la borsa di Tokyo con l’indice Nikkei che perde il 3,4% e chiusura in calo anche per Shanghai, che registra un saldo negativo dell’1,44%. Apertura in lieve flessione anche per Wall Street. 

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