Sulawesi centrale: gli uccisori dei quattro cristiani sono terroristi dell’East Indonesia Mujahidin
L’East Indonesia Mujahidin (Mit) è legato allo Stato Islamico. Il loro leader, Santoso, è stato ucciso nel luglio scorso in una operazione a tutto campo di polizia ed esercito. Il leader attuale, Ali Kaliora, sarebbe l’autore dello sgozzamento di una delle vittime e quello che ha dato l’ordine di bruciare le case dei cristiani. Alcune case erano usate come luoghi di culto. Le condoglianze delle comunità religiose e il silenzio del presidente Joko “Jokowi” Widodo.
Jakarta (AsiaNews) – I quattro cristiani uccisi e decapitati nel villaggio di Lemban Tongoa, nel distretto di Sigi (Sulawesi centrale) sono stati assassinati da un gruppo terrorista chiamato East Indonesia Mujahidin (Mit). Lo ha dichiarato il prof. Mahfud, ministro per gli Affari della sicurezza.
L’attacco è avvenuto il 27 novembre scorso. Il capo della polizia della zona, gen. Rakhman, ha precisato che “i nomi delle quattro vittime cristiane sono Yasa, alias Yata, Pinu, Naka e Pedi. Gli autori sono otto terroristi sotto la guida di Ali Kaliora, leader del Mit”.
Tutte le vittime erano dei contadini. Mahfud ha anche detto che è stato proprio Ali Kaliora a sgozzare una delle vittime e ha ordinato che venissero bruciate molte case dei cristiani della zona.
I funerali si sono tenuti due giorni dopo l’assassinio, il 29 novembre (v. foto).
Legami con lo Stato Islamico
Almeno 100 agenti della polizia e dell’esercito hanno lanciato una caccia all’uomo per scovare il gruppo terrorista. Mahfud ha spiegato che a Poso vi sono ancora membri del Mit fedeli al leader sommo del gruppo, Santoso, ucciso da una squadra speciale lo scorso luglio nell’operazione Tinombala. Santoso, il cui nome di battaglia era Abu Wardah, era di fatto anche il leader dello Stato islamico in Indonesia. Il gruppo è implicato in diversi attacchi contro la polizia nel Sulawesi centrale.
L’operazione Tinobala è stata varata nel 2016 allo scopo di eliminare il Mit da diverse zone, fra cui anche il distretto di Poso.
Ieri sera in un video-messaggio, Mahfud ha chiesto a tutte le comunità religiose di non raccogliere provocazioni legate al brutale assassinio. Egli ha anche confermato che il Mit non ha bruciato alcuna chiesa. Ma è anche vero che fra le case bruciate, alcune di esse erano usate per il culto dalla comunità locale dell’Esercito della Salvezza (Protestant Salvation Church), a cui appartenevano le vittime.
Il silenzio di Widodo
Molte comunità, cristiane e non, hanno espresso le loro condoglianze e preghiere per le vittime all’Esercito della Salvezza del Sulawesi centrale. Alcune di loro sono meravigliate dal silenzio del presidente Joko “Jokowi” Widodo. Esse fanno notare che per l’assassinio di Nizza, Widodo ha espresso la sua vicinanza alla Francia; invece, per questo assassinio egli rimane in silenzio.
Le persone che lo conoscono di più dicono però che il suo silenzio “non significa che egli non sia preoccupato per le uccisioni”. In quanto Javanese, egli “non parla troppo. Ma fa le cose sul serio e non ha bisogno di ‘operazioni di marketing’, sfruttando la situazione con dichiarazioni pubbliche”.
Storia di violenze
Il distretto di Poso (Sulawesi centrale) è stato al centro di brutali conflitti fra cristiani e musulmani radicali fra il 1999 e il 2001. Le “rivolte di Poso”, come vengono definite, sono divenute ancora più violente dopo che gruppi di jihadisti indonesiani, che combattevano nelle Filippine, si sono unite ai gruppi musulmani nel Sulawesi. Questi hanno formato il gruppo che ha scelto il nome di Mit. In tal modo, Poso è divenuta anche la culla di molti gruppi radicali.
Gli scontri etnico-religiosi si sono conclusi ufficialmente con la firma degli Accordi di Malino nel 2001 e nel 2002, ma la regione è rimasta un luogo di attività terroriste fino ad oggi.
Per una scheda sulla situazione storica, geografica e etnica di Sulawesi, v. qui.
01/12/2020 12:27
30/11/2020 11:51