Società civile: ‘Incoraggiante’ la Commissione contro le conversioni forzate
Il comitato parlamentare nasce su iniziativa dei presidenti di Senato e Assemblea nazionale. Negli anni sono naufragati diversi tentativi di approvare una legge. Centinaia di ragazze delle minoranze cristiana e indù vengono rapite, stuprate, convertire e costrette a sposare l’aguzzino. Peter Jacob: “La conversione all’islam è un pretesto”.
Lahore (AsiaNews) – Le organizzazioni della società civile pakistana accolgono con favore la creazione della Commissione parlamentare per la protezione dalle conversioni forzate. Il comitato nasce dall’iniziativa dei presidenti di Senato e Assemblea nazionale ed è stato approvato il 21 novembre. Secondo Peter Jacob, direttore esecutivo del Centre for Social Justice (Csj), “l’iniziativa è uno sviluppo incoraggiante. Siamo pronti a fornire assistenza alla nuova commissione. Vogliamo sostenere la libertà di religione e di fede in ogni maniera possibile”.
Da anni le associazioni che difendono i diritti umani in Pakistan chiedono una legge che punisca i rapimenti delle ragazze, soprattutto delle minoranze religiose cristiana e indù. Le giovani appartenenti ai gruppi minoritari subiscono infatti frequenti molestie e abusi. In diversi casi la persecuzione termina nel rapimento vero e proprio per soddisfare i desideri di uomini musulmani molto più anziani delle ragazze. Queste ultime vengono umiliate, di frequente stuprate, infine costrette a convertirsi all’islam e a sposare i rapitori o chi ne ha commissionato il sequestro.
Il direttore esecutivo del Csj spera che “il comitato faccia emergere raccomandazioni significative e precise, compreso il progresso alla legislazione pendente per frenare le conversioni religiose imposte, forzate e non etiche, che coincidono allo stesso modo con odiosi matrimoni forzati contro il volere delle donne delle minoranze. Durante l’adolescenza, le ragazze minorenni affrontano minacce e violenza, rapimento e stupro con il pretesto della conversione all’islam”.
Secondo Jacob, i nomi di coloro che portano avanti il commercio di donne sono noti alle autorità. “Queste cosiddette personalità religiose – prosegue – compilano certificati di conversione senza basi legali. Per questo la legge deve fare il suo corso”. Il Centre for Social Justice, in collaborazione con la Commissione popolare per i diritti delle minoranze, ha stilato 159 casi avvenuti tra il 2013 e il 2019; altre 16 ragazze si sono rivolte all’Alta corte del Sindh in cerca di sostegno contro i matrimoni forzati. L’Alta corte di Lahore ha ordinato il trasferimento della custodia di una ragazza cristiana di nome Charlotte, costretta a sposarsi e convertita contro la sua volontà nell’aprile 2019.
Nel 2017 l’Assemblea nazionale ha approvato il Criminal Law (amendment) Act IV che rendeva il matrimonio forzato con una donna non musulmana un reato punibile dai 5 ai 7 anni di carcere, oltre al pagamento di una multa. Tuttavia la legge è decaduta senza l’approvazione del Senato. La nuova Commissione parlamentare avrà a sua disposizione i risultati dell’inchiesta avviata dopo la rivelazione del traffico di spose dal Pakistan alla Cina. Peter Jacob sottolinea: “Le conversioni forzate restano un abuso della religione e della legge, e necessitano di essere contrastate”.