Sinodo: papa: rinnovare la capacità di sognare e sperare per ‘contagiare i giovani’
Alla messa per l’apertura del Sinodo, Francesco sottolinea la presenza, per la prima volta, di due vescovi della Cina continentale. L’ascolto sincero “ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Rinnovare la capacità di sognare e sperare con la quale “contagiare i giovani”. E’ con questo obiettivo che papa Francesco ha celebrato la messa per l’apertura del Sinodo dei giovani. Il primo, ha evidenziato, nel quale “sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina Continentale. Diamo loro – ha aggiunto - il nostro caloroso benvenuto: la comunione dell’intero episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza”.
Una presenza che la televisione non ha inquadrato tra i 266 padri schierati accanto all’altare, in una piazza san Pietro nella quale erano presenti oltre 30mila fedeli. E una bandiera cinese.La Reuters ha però diffuso una loro foto (v. foto 2).
“Che lo Spirito – ha detto loro Francesco - ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito”.
“Unti nella speranza – ha detto ancora - cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 49). La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del ‘si è sempre fatto così’, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano. La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi”.
Si tratta, nelle parole di Francesco, “di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa”.
“Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il Popolo di Dio. Ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama (cfr Discorso nella veglia di preghiera in preparazione al Sinodo sulla famiglia, 4 ottobre 2014). Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente (cfr J.M. Bergoglio, Meditaciones para religiosos, 45-46)”.
Il Papa ha concluso ricordando che proprio ai giovani era diretto l’ultimo documento del Concilio. “Così ci parlarono i Padri conciliari: «La Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente ‘revisione di vita’, essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire, il vostro avvenire. La Chiesa è desiderosa che la società che voi vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete voi. […] Essa ha fiducia […] che voi saprete affermare la vostra fede nella vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza di un Dio giusto e buono.
È a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio. Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!» (Paolo VI, Messaggio ai giovani al termine del Concilio Vaticano II, 8 dicembre 1965).
Padri sinodali, la Chiesa vi guarda con fiducia e amore”.